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9 mar 2010

Regionali in Lazio: il TAR esclude il PDL


Lazio, il Tar ha deciso
A Roma resta fuori la lista Pdl
Respinta la richiesta in cui veniva contestata l'esclusione. Pd: ripristinato il rispetto della legge uguale per tutti

ROMA - Dal Tar un nuovo brusco stop al Pdl e a Renata Polverini, candidata del centrodestra alle prossime elezioni regionali nel Lazio. I giudici del tribunale regionale hanno respinto la richiesta con cui il Pdl contestava la decisione della Corte d'Appello di escludere la lista di Roma e provincia. I giudici hanno rinviato al 6 maggio l’udienza per discutere il merito del ricorso, spiegando che l’eventuale rinvio alla Corte Costituzionale sulla legittimità del decreto cosiddetto "salva-liste" sarà deciso in quella sede. Il ricorso non è stato dunque respinto ma, allo stesso tempo, le toghe hanno deciso di non riammettere in via cautelativa la lista. Nell'ordinanza con la quale hanno respinto la richiesta di sospensiva da parte del Pdl, i giudici hanno considerato che «non c'è certezza né prova che il delegato del Pdl all'atto della presentazione della lista avesse con sé tutta la documentazione». Inoltre il decreto "salva-liste" non «può trovare applicazione perché la Regione Lazio ha dettato proprie disposizioni in tema elettorale esercitando le competenze date dalla Costituzione». «A seguito dell'esercizio della potestà legislativa regionale la potestà statale non può trovare applicazione nel presente giudizio», concludono i giudici.
LISTA, NUOVO ITER - La lista del Pdl per la provincia di Roma potrebbe comunque essere ammessa grazie al nuovo iter avviato in giornata presso l’ufficio elettorale del Tribunale, che ha 24 ore per pronunciarsi sull'accettazione degli elenchi. «Al di là dei passi legali che il Pdl compirà presso il Consiglio di Stato per vedere tutelato il suo diritto a partecipare alle elezioni regionali del Lazio, registriamo che due organi hanno seguito strade diverse» sottolinea Denis Verdini coordinatore nazionale del Pdl dicendosi sicuro che la lista Pdl sarà ammessa: «Mentre il Tar con una decisione che è solo cautelare ha deciso di considerare inefficace il decreto legge interpretativo entrato in vigore sabato, l'ufficio centrale circoscrizionale presso il tribunale ha invece seguito la via ordinaria di applicare una legge dello Stato, permettendo ai nostri delegati di presentare lunedì mattina la lista provinciale di Roma. Siamo dunque convinti che martedì mattina la nostra lista sarà ammessa alla competizione elettorale».

LE REAZIONI - «C'è una legge dello Stato che è in vigore e che il Tar non può dichiarare incostituzionale. Faremo ricorso al Consiglio di Stato contro questa decisione del Tar» ha annunciato l'avvocato Ignazio Abrignani, responsabile elettorale Pdl. Duro il commento del il sindaco di Roma Gianni Alemanno: «Il conflitto tra diverse competenze e procedure sta giungendo a livelli veramente paradossali. Ma tutto ciò non cancella il problema di fondo: il rischio che le elezioni a Roma risultino profondamente alterate dall'assenza della lista del partito di maggioranza relativa». I legali del Pd, dal canto loro, si dicono «assolutamente soddisfatti»: «La decisione del Tar accoglie in pieno le ragioni da noi prospettate - spiegano Vincenzo Cerulli Irelli, Federico Vecchio, Francesco Rosi e Gianluigi Pellegrino -. È stato ripristinato il rispetto della legge uguale per tutti nella competizione elettorale, e smascherato l'incauto tentativo di sanare con un dl ciò che non poteva essere sanato. L'unica speranza che il Pdl ha è quella di andare al Consiglio di Stato». E se martedì l'ufficio elettorale accetterà l'ammissione della lista, il Pd farà nuovamente ricorso al Tar. «Se la lista fosse accettata andremo al Tar - spiega Vecchio -, che in questa sentenza ha già spiegato che il decreto del governo nel Lazio non è applicabile». «Per commentare la sentenza del Tar aspetto di conoscerne le motivazioni» è stato invece il laconico commento di Renata Polverini. E la sfidante del centrosinistra Emma Bonino: «Prendo atto di questa decisione, sarà utile vedere le motivazioni. I giudici vadano avanti, chi deve decidere decida». Il portavoce dell'Idv Leoluca Orlando: «La decisione del Tar del Lazio dimostra il carattere innovativo e non interpretativo di un decreto eversivo e incostituzionale». E Antonio Di Pietro: «Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi» (ascolta l'audio).

BERLUSCONI DIFENDE IL DL - Nessun commento dal Quirinale alla sentenza del Tar. I pronunciamenti giudiziari si rispettano, dicono i collaboratori del presidente Napolitano, e bisogna aspettare che si concluda l'iter previsto. Anche il premier Berlusconi non rilascia dichiarazioni: chiuso ad Arcore, aspetta martedì per intervenire nella questione, con il pronunciamento della commissione elettorale del Tribunale di Roma, che ha accolto il plico con la lista del Pdl. Ma il Cavaliere, si ragiona in ambienti del Pdl, difende a spada tratta, con chi ha avuto modo di sentirlo, il decreto "salva-liste" varato venerdì e firmato dal capo dello Stato. Secondo il premier il governo «è nel giusto», quindi qualsiasi giudizio sull'inapplicabilità del dl è da respingere. La decisione del Tar, è il ragionamento che fanno i fedelissimi del Cavaliere, mette però a tacere chi parlava di golpe da parte del governo. Il pallino, sottolineano, è in mano ai giudici, certo, dipende da quali magistrati capitano. Nel frattempo il ricorso al Consiglio di Stato è pronto, visto che, a giudizio di molti nel partito, il Tar nelle motivazioni della sentenza sarebbe entrato nel merito della questione oltre le proprie competenze. Parallelamente, l'attesa del Pdl è per il pronunciamento di martedì: la commissione elettorale ha accettato le liste, dicono nel partito, che non possono non essere ammesse.

MARONI - «Se il Tar decide che la lista è fuori, quella lista resta fuori nonostante il nostro decreto» aveva detto prima della sentenza del Tar il ministro dell'Interno Roberto Maroni. Auspicando soprattutto la rapida conclusione del caso liste nelle aule dei tribunali «per evitare di dover rinviare le elezioni». «L’Italia - ha detto Maroni al termine di un incontro con i vertici di Assolombarda - è un Paese in cui ricorsi e controricorsi non si negano a nessuno. Speriamo solo, è l’auspicio che faccio, che tutta questa situazione di incertezza - ha aggiunto il ministro - finisca nel più breve tempo possibile per evitare di rinviare le elezioni».

FUORI LA LISTA FIORE - Il Tar del Lazio ha respinto anche la richiesta con cui Gianguido Saletnich e Valentino Camponeschi avevano contestato l'esclusione della lista "Roberto Fiore presidente" dalla consultazione. Il listino collegato alla candidatura a presidente della regione del leader di Forza Nuova era stato respinto definitivamente dalla Corte d'Appello di Roma il 2 marzo, sul presupposto che il delegato alla presentazione della lista non sarebbe stato munito di delega autenticata da un notaio e che non ci sarebbe stata nella lista la rappresentanza di entrambi i sessi in pari misura.

LA MOBILITAZIONE - Si è allargato, nel frattempo, il fronte delle Regioni decise a impugnare di fronte alla Corte Costituzionale il decreto "salva-liste". Dopo il Lazio, che domenica ha fatto da apripista, si sono fatte avanti lunedì Piemonte e Toscana. Entrambe governate dal centrosinistra e chiamate al voto il 28 e 29 marzo. Sembra esser tornato, intanto, il sereno, dopo la tensione dei giorni scorsi, tra il Pd e l'Idv, che sabato manifesteranno a piazza del Popolo insieme a tutti i partiti dell'opposizione, tranne l'Udc. Le parole d'ordine della manifestazione, che comincerà alle 14 in piazza del Popolo, saranno democrazia, legalità e lavoro: la protesta contro il dl salva-liste si coniugherà con la denuncia dell'inadeguatezza del governo di fronte alla crisi economica. Il Pd non vuole fare «una manifestazione contro il presidente della Repubblica» ha però precisato Massimo D'Alema. L'esponente dei democratici ha sottolineato che anche l'Udc «che pure sostiene la Polverini nel Lazio ed è schierato con il centrodestra, è critico verso il decreto». «Abbiamo rivolto a Di Pietro - ha aggiunto - un caldo invito a ragionare», anche perché il Quirinale «è un punto delicato di garanzia. Ci mancherebbe altro che ci mettessimo noi a destabilizzare». Secondo D'Alema inoltre l'attacco al presidente della Repubblica «indebolisce la critica a chi la merita, cioè il presidente del consiglio Berlusconi. La responsabilità politica di quell'atto è del governo». «L'importante - ha concluso - è che si dia voce al sentire del paese e che ci sia una battaglia congiunta in parlamento».

TENSIONE BONINO-POLVERINI - In mattinata non è passata inosservata l'assenza di Renata Polverini alla Tribuna elettorale di Raitre organizzata per le 9.30. «Non è potuta venire per un impegno, e si scusa, ma sarà presente al confronto fissato il 22 marzo», dice la conduttrice della trasmissione. Nello studio, quindi, ci sono solo Emma Bonino del centrosinistra e Marzia Marzoli della Rete dei cittadini. Secco il commento della leader radicale: Polverini «è stata creata daBallarò», dove è andata «diciotto volte in tre anni: credo giustamente pensi che gli spazi alle nove e mezza della mattina non siano abbastanza utili. Invece penso che parlare a chi ci ascolta anche alle nove e mezza della mattina sia un dato importante perchè la democrazia riguarda tutti, solo i prepotenti non hanno bisogno di regole. I cittadini onesti - conclude - hanno bisogno di regole e bisogna che le istituzioni le rispettino». Per Bonino, quindi, «l'assenza di questa mattina è un atto di scortesia verso gli ascoltatori ed è irrispettosa nei confronti delle candidate. D'altronde è chiaro che loro non hanno bisogno di essere qui, hanno occupato Tg1, Tg2, Rai, Mediaset e perfino la radio, come dimostrano i dati».

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