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7 gen 2010

Qualità della vita, la classifica

L'AUSTRALIA SI AGGIUDICA LA SECONDA PIAZZA, TERZA LA SVIZZERA

Qualità della vita: prima ancora una volta la Francia, l'Italia perde terreno

La classifica di Living International: il nostro Paese scivola dal settimo al decimo posto

La torre Eiffel, simbolo di Parigi e dell'intera Francia (Afp)
La torre Eiffel, simbolo di Parigi e dell'intera Francia (Afp)
WASHINGTON (USA) – Francia prima, Italia decima. I cugini d’oltralpe ci staccano nella classifica della qualità della vita di Living International, la rivista dell’elite globale. Ma poi si scopre che, al di là dei numeri, è questione di gusti. Se una coppia ricca e anziana vuole trovare un paradiso in terra, scrive Living International, può capitarle di peggio che stabilirsi in Italia dove, tutto sommato, la vita è ancora «la dolce vita».

PREGI E DIFETTI - E’ vero che l’Italia è danneggiata dalla disoccupazione e degli scioperi, dalla corruzione e dalla burocrazia, dagli alti prezzi e dalle disfunzioni dei trasporti, aggiunge la rivista. Ma ha laghi e mari «del colore dello zaffiro», montagne e spiagge stupende, il 60% dei tesori artistici dell’umanità, e una cucina quasi imbattibile. E riserba due sorprese: un’assistenza sanitaria che è la seconda al mondo secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, e un Mezzogiorno carico di storia dove la vita costa meno. Sono elogi che sanno di premio di consolazione, perché nella classifica della qualità della vita l’Italia è preceduta anche da qualche paese dove noi italiani non ci troveremmo molto bene.

LA CLASSIFICA - Dopo la Francia vengono infatti, nell’ordine, l’Australia, la Svizzera, la Germania, la Nuova Zelanda, il Lussemburgo, gli Stati Uniti, il Belgio e il Canada. L’Italia è seguita dall’Olanda, la Norvegia, l’Austria, il Liechtenstein, Malta, Danimarca e Spagna. Ma sono elogi che destano l’invidia, a esempio, degli Stati uniti, prima classificati terzi, che con la Francia hanno un rapporto di odio – amore (la considerano una nazione «socialista», ossia quasi comunista). Li abbiamo retrocessi al settimo posto, spiega Jackie Flynn, l’editrice della rivista, perché l’American dream, il sogno americano, si è allontanato. Il tenore di vita negli Usa è forse il più elevato al mondo, prosegue, ma dopo la crisi del 2008 la gente ha problemi di sussistenza e sicurezza. A patire di più del trionfo francese è l’Inghilterra, che dal 1980, da quando International living incominciò a pubblicare l’indice della qualità della vita, è venuta perdendo posizione su posizione. La tradizionale rivale della Francia figura al venticinquesimo posto, persino dopo ex stati comunisti come la Lituania e la Repubblica ceca: è troppo cara, conduce un’esistenza troppo tesa, non sa che cosa sia la «gioia di vivere» dei francesi, sostiene la rivista. I francesi lavorano di meno, godono di maggiori libertà, sfruttano meglio il tempo libero, il paese è bello e vario come l’Italia, e così via. Su quali parametri si basano questi giudizi? Il costo della vita; la cultura e lo svago; la situazione economica; il clima e l’ambiente; la libertà personale; il sistema sanitario; l’ordine della società; e la sicurezza interna. Non proprio un decalogo, ma quasi.

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