LA RICERCA DI UN ANTROPOLOGO INGLESE FINANZIATA DAL MINISTERO: È POLEMICA
Resterà «prigioniero volontario» nei tre terminal dell’aeroporto di Manchester
MILANO - Diciamoci la verità: girovagare per l’aeroporto, complice magari il ritardo di un volo, è una di quelle esperienze che in genere si eviterebbero volentieri. Invece, un antropologo inglese ha deciso di trasformarla in una ricerca, finanziata con i soldi dei contribuenti, per studiare il comportamento dei viaggiatori in partenza e dei cosiddetti «pendolari dell’aria», che usano lo scalo per lavoro, magari fissando incontri d’affari nei bar o negli hotel. E così, fino alla fine dell’anno, il 42enne Damian O’Doherty, che lavora alla “Manchester Business School”, resterà «prigioniero volontario» nei tre terminal dell’aeroporto di Manchester, dove passerà più di 18 ore al giorno osservando quello che succede attorno a lui, mentre la notte la trascorrerà regolarmente nella sua casa di Withington, insieme con la famiglia.
Già ribattezzato «Terminal Man» come il personaggio reso celebre da Tom Hanks nell’omonimo film del 2004, lo studioso vuole indagare gli effetti dell’aeroporto sulla vita delle persone, con l’intento di trasformare gli scali in posti migliori dove passarci del tempo (per scelta o per necessità) o dove poter lavorare. Come detto, il progetto della “Manchester University” verrà finanziato con denaro pubblico, ovvero con i soldi dell’European Social Research Council, ente britannico sovvenzionato dal Ministero per l’Economia e l’Innovazione di Lord Mandelson, e si mormora che dovrebbe costare all’incirca 46mila euro. «Questo è davvero un totale spreco di soldi – ha tuonato sul “Daily Mail” Matthew Elliott, amministratore delegato della “Taxpayers’ Alliance”, associazione fondata nel 2004 con l’obiettivo di ottenere una fiscalità meno gravosa – e dimostra quanto poco interessi al governo l’opinione dei contribuenti. Se il ministero voleva studiare l’interazione delle persone con gli aeroporti, poteva semplicemente affittare il film di Tom Hanks. Sicuramente, sarebbe stato meglio questo che buttar via migliaia di sterline per fare una ricerca di un anno». Ma il dottor O’Doherty è convinto della bontà della sua iniziativa. «C’è molta gente che vive negli aeroporti, che si sposta in continuazione da un posto all’altro e che ha incontri di lavoro – ha spiegato al tabloid - . Io li chiamo “kinetic elite” (ovvero, elite in movimento) perché non stanno mai fermi un attimo e possono parlare sul loro cellulare mentre contemporaneamente concludono un affare al pc o twittano con amici e parenti. Ho fatto ricerche in aeroporto per cinque anni e, alla fine, ho pensato che fosse arrivato il momento di sperimentare la vita in uno scalo direttamente su me stesso».
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