Un post sul blog di un giornalista ha costretto alle dimissioni un impiegato di una scuola americana
MILANO – Se state scrivendo un messaggio a commento di una notizia o in risposta a un qualsiasi post online e sentite di poter scrivere quel che vi pare – insulti e parolacce comprese – perché «tanto vi nascondete dietro l’anonimato», fareste bene a pensarci un attimo prima di cliccare il tasto «invia». Una sola parola sbagliata potrebbe infatti costarvi molto cara.
IL CASO – Lo sa bene il lettore delle pagine elettroniche del quotidiano St. Louis Post-Dispatch che proprio a causa di un commento «sbagliato» postato su un blog del giornale si è ritrovato, dal detto al fatto, senza lavoro. Il messaggio incriminato era composto da una singola parola, «pussy»: il protagonista della vicenda stava dicendo la sua su Talk of the Day, il blog tenuto dal giornalista Kurt Greenbaum,che venerdì scorso invitava i suoi lettori a rispondere alla domanda «Qual è la cosa più strana che avete mangiato? Vi è piaciuta?». Il moderatore ha provveduto a cancellare il post, considerando volgare il termine incriminato, ma l’anonimo lettore, non convinto, ha pensato bene di replicare, postando nuovamente il messaggio. A questo punto Greenbaum si è sentito in dovere di approfondire la questione, e tramite l’indirizzo IP da cui proveniva il commento è riuscito a risalire all’istituto scolastico dal quale lo stesso era stato inviato, e presso il quale l’utente era impiegato. Così ha chiamato il direttore della scuola, per informarlo dell’accaduto. I tecnici dell’istituto sono riusciti a identificare il computer del misfatto e quindi il suo utilizzatore, che dopo un faccia a faccia con il direttore (probabilmente) non ha potuto fare altro che rassegnare le dimissioni.
ECCESSO DI ZELO? – La notizia dell’accaduto ha fatto arrabbiare la maggior parte dei lettori del giornale, che non hanno esitato a criticare il comportamento del giornalista sulle pagine del St. Louis Post. Greenbaum, dal canto suo, non si è detto dispiaciuto né pentito di aver contattato la scuola, limitandosi invece a mettere in risalto l’intento educativo del suo gesto, sottolineando inoltre che «l’utente non è stato licenziato, si è dimesso». Ora, tra chi si aspetta che il giornalista dia a sua volta le dimissioni e chi spezza una lancia a favore dei moderatori, c’è anche chi si limita a lanciare il monito: «Fate attenzione a quello che dite su Internet, l’anonimato in rete non esiste».
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