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12 dic 2007

ToTo Carlo


Vediamo la storia di uno degli imprenditori di questa bistrattata italia:
Carlo Toto Padrone di AirOne

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di Primo Di Nicola

Non fosse stato per quel verdetto negativo del tribunale di Busto Arsizio, che il 14 gennaio ha respinto il suo ricorso contro la partecipazione di Alitalia alla gara di vendita di Volare, per Carlo Toto, imprenditore abruzzese, patron di Air One, sarebbe stato proprio un decennale coi fiocchi. Dieci anni di attività frenetica sulle rotte nazionali che da discreto imprenditore di provincia lo hanno consacrato titolare della seconda compagnia aerea del paese con una quota del 25 per cento del mercato nazionale. Una compagnia in espansione, a cui avrebbero fatto comodo anche i marchi VolareWeb (voli nazionali e europei) e Air Europe (charter) dell'azienda in amministrazione straordinaria. Ma i giudici hanno deciso altrimenti confermando l'assegnazione di Volare ad Alitalia.

E Toto? Non si è rassegnato, ha continuato ad appellarsi all'Antitrust e alla Commissione europea per le infrazioni alla libera concorrenza (Alitalia ha ricevuto corposi finanziamenti statali) e, soprattutto, ha celebrato lo stesso la ricorrenza annunciando, di fronte alle macerie della compagnia di bandiera strozzata dagli scioperi, i suoi programmi per il futuro: rinnovo della flotta Air One, apertura alle rotte europee e intercontinentali, ma soprattutto l'avvio di un nuovo business, quello ferroviario, dove promette di ripetere i fasti aerei. Riuscirà a ripetere l'impresa? Chi lo conosce non nutre dubbi. Toto non è uomo che sprechi parole. 62 anni, 4 figli (Alfonso, Valentina e Riccardo hanno già ruoli importanti in azienda), chietino di nascita e carattere tosto, ha un solo credo: il lavoro. E un grande orgoglio: avere creato un'azienda di oltre 1.500 persone "senza alcun costo per il sistema paese". Una compagnia partorita e svezzata negli anni Novanta dopo una lunga e dura gavetta nel settore delle costruzioni.

Il padre Alfonso era titolare di una piccola impresa che tra Chieti e Pescara negli anni Cinquanta lavorava con le commesse stradali in subappalto. Niente di eccezionale, sino a quando Carlo, il più giovane dei fratelli Toto (gli altri si chiamano Mario e Ignazio), ma anche quello dotato di maggiore fiuto, convince la famiglia che gli appalti pubblici sono un vero business solo quando si partecipa direttamente alle gare. Proprio quello che lui comincia a fare negli anni Sessanta, intensificando i rapporti con l'Anas e passando dai rifacimenti dei manti stradali alla costruzione dei primi ponti e gallerie. Inizia così l'ascesa vertiginosa di Toto, accelerata anche dalle ingenti commesse delle Fs. Unica macchia: l''incidente' di Tangentopoli, quando Carlo patteggia 11 mesi di condanna per le mazzette pagate per l'appalto di un mega-parcheggio.

Ci si poteva fermare alle ruspe vivendo sugli allori? Certo che sì. Ma Toto aveva un vecchio pallino che sognava di trasformare in business: l'aeronautica. Una passione che nel 1988 lo spinge a rilevare Aliadriatica, piccola società pescarese specializzata nei servizi di aerotaxi e che lui sbriga con due Jetstream turboelica da 18 posti. Niente di eccezionale per un uomo che allarga i suoi orizzonti tessendo anche rapporti politici a tutto campo (risulta finanziatore di Fi, An e Democrazia europea, oltre che dei diessini Massimo D'Alema e Pierluigi Bersani) e che non fa mistero di voler creare una compagnia aerea in grado di rompere il monopolio Alitalia. Sembrava un'idea temeraria. Solo che Toto vedeva oltre gli orizzonti del mercato tradizionale chiuso a ogni forma di concorrenza: prefigurava già gli scenari delle liberalizzazioni europee con le opportunità che ne sarebbero scaturite.

La sua filosofia era semplice: ampliare l'offerta occupando le rotte sino ad allora trascurate da Alitalia. Inizia così a ottenere le prime concessioni e a fare trasporto di linea da Pescara per Bergamo, Torino e Palermo. Nel giugno '94 Aliadriatica acquista con 4 milioni di dollari a un fallimento il suo primo Boeing 737 da 120 posti. Per rimetterlo a nuovo Toto si affida alle officine della Lufthansa (nel 2000 diventerà partner di Air One) e con quel Boeing inizia a offrire servizi charter su rotte a medio raggio. Il 27 aprile '95, poi, inaugura il collegamento tra Linate e Brindisi, Reggio Calabria, Lamezia Terme. Il 23 novembre trasforma Aliadriatica in Air One, iniziando a solcare la rotta più ambita: la Fiumicino-Linate, quinta in Europa per volume di traffico.

Un successone, considerando che solo nelle prime cinque settimane la nuova compagnia trasporta oltre 30 mila passeggeri, diventati 713 mila nel '96 e addirittura 5 milioni 600 mila nel 2005. Con il suo fatturato di 503 milioni nel 2004, i 1.500 dipendenti e la sua flotta di 30 Boeing 737, diventa la seconda compagnia italiana con il 25 per cento del mercato. Una flotta di cui Toto ha annunciato la riconversione, dismettendo i Boeing e acquistando con una spesa di 1,8 miliardi di dollari 30 nuovi Airbus 320 da 159 posti. L'idea è di buttarsi nei voli intercontinentali: Nord America, Brasile, India e Cina.

Poi c'è il business ferroviario per il quale l'imprenditore ha creato Raill One. Per fare cosa? Quello che attualmente fa il vettore Trenitalia sulla rete gestita da Rfi: utilizzare i binari pagando una tariffa. A quando il viaggio inaugurale? Quando saranno pronti i mezzi, tenendo conto dei lunghi tempi di costruzione dei treni ad alta velocità. La filosofia resta la stessa del '95, quella con la quale sfidò Alitalia: "Dare maggiore libertà ai cittadini, offrendogli possibilità di scelta quando decidono di muoversi", spiega Toto: "Lo abbiamo fatto con gli aerei, ora lo faremo anche con i treni".

L'Espresso 27-1-06
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Perchè tanto interesse su Toto:
facile, è il candidato preferito per acuistare Alitalia, insieme a IntesaSanPaolo e altre "piccole" azienduccie: Nomura, Morgan Stanley e l'advisor Goldman Sachs!!!



Leggete qui:

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semplice il piano di Carlo Toto per salvare Alitalia. Perché riparte da dove la compagnia di bandiera ha fatto dietrofront negli ultimi anni, ossia il lungo raggio. Ma la novità è che a fianco di Air One, finalista con Air France per rilevare Alitalia, ci saranno le banche (Intesa SanPaolo, Nomura, Morgan Stanley e l'advisor Goldman Sachs), pronte a entrare nel capitale di Alitalia, e forse anche il viatico di un'Opa.
Toto scopre dunque le carte su Alitalia e a sorpresa compare l'ipotesi Opa:secondo quanto riferito ieri da fonti sindacali, Ap Holding, il veicolo usato da Toto per la gara Alitalia, punta al 49,9% di Alitalia, tutta la quota in mano al ministero dell'Economia e nell'azionariato potrebbero entrare anche gli istituti di credito con quote di minoranza. L'imprenditore ha comunque spento sul nascere qualsiasi speculazione, dichiarando che «l'Opa la decide chi vende »: Toto ha ripassato la palla al Tesoro, senza escludere a priori la possibilità di un'offerta. Una mossa orientata a far pendere ancor più a favore di Air One la scelta finale del Governo ( oggi è previsto un vertice di Governo a Palazzo Chigi mentre ieri sera l'ad di Alitalia Maurizio Prato si è recato dal premier Romano Prodi) e quella di Alitalia, al cda di domani.

Toto, comunque, non sembra aver bisogno di accattivarsi simpatie perché ieri ha già incassato l'appoggio del mondo industriale e di parte di quello istituzionale: a fianco del progetto Air OneAlitalia è sceso in campo in prima persona Luca Cordero di Montezemolo dando la sua benedizione alla cordata tricolore: «È la soluzione migliore. Mi sembra ci sia una grande banca italiana di dimensioni internazionali come Intesa, importanti banche estere e un imprenditore che ha dimostrato di saper fare il suo mestiere come Toto con Air One». Per il presidente di Confindustria ci sono tutte le condizioni «per fare una buona operazione per l'Italia e l'Alitalia e a cui tutto il sistema Paese deve contribuire ». E per una volta anche Silvio Berlusconi e sindacati si sono trovati dalla stessa parte: secondo l'ex premier Alitalia «deve rimanere italiana», mentre Cgil e Cisl e Uil, nel chiedere un incontro a Prodi prima di decidere chi sarà il partner strategico per la compagnia, hanno invocato una «soluzione italiana». Dal canto suo Toto se ne compiace: «C'è il sentore che la soluzione italiana sia quella che ha senso». Posizione rafforzata ieri dal presidente della Lombardia, Roberto Formigoni, che dopo l'incontro con Jean Cyril Spinetta ha confermato il giudizio negativo sul piano di Air France.

Assodato che c'è un consenso di fondo verso Toto, il nodo è testare sul campo come Air One traghetterà Alitalia fuori dalla crisi per arrivare, come prospettato dal piano industriale presentato, al pareggio nel 2009 e all'utile nel 2010: per farlo Toto punta molto sul lungo raggio e sul recupero di efficienza. Per le compagnie aeree tradizionali, sempre più schiacciate dall'aggressiva concorrenza del low cost, sono i voli intercontinentali che danno margini e mercato: l'asso nella manica di Toto sono i 90 Airbus A320 che Air One porterà in dote e grazie ai quali ammodernerà la flotta di Alitalia con l'obiettivo di arrivare a 222 aeromobili di cui 40 sulla lunga distanza. Le rotte internazionali sono da sempre il pallino di Toto e così Air One spera di vincere l'offerta della ben più granitica e accreditata Air France (23 miliardi di ricavi e utili superiori all'intero giro d'affari di Air One, pari a 612 milioni nel 2006). Toto promette di aprire 11 nuove destinazioni sul medio- lungo raggio e visto che Lazio e Lombardia coprono due terzi della domanda di voli intercontinentali c'è dunque spazio per tenere in vita entrambi gli hub di Fiumicino e Malpensa.
Gli analisti aspettano di vedere in concreto i dettagli del piano di turn around: «Il progetto finora sembra molto soft perché mira a tenere in piedi due hub e prospetta tagli occupazionali molto più contenuti rispetto al piano francese». Le persone coinvolte dal processo di ristrutturazione, per la parte core business, sono complessivamente 2700, di cui 1600 saranno gestite tramite il ricorso ad ammortizzatori sociali mentre nel settore no core le persone interessate sono circa mille di cui 700 con ammortizzatori sociali. Sulla carta Air One vuole investire 4 miliardi dal 2008 al 2012, di cui 1,5 in aumento di capitale. Le risorse serviranno al rinnovo della flotta, mentre sul versante di Az Servizi, dove si concentra metà della forza lavoro, Toto ha in mente di valorizzare manutenzione e handling.
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sole24ore

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