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13 dic 2007

L'unica speranza sono i giovani?


Ed ecco un bell'articolo che tocca tutti i più amati temi: politica, stato, giovani, imprese, mercato , consumi e SFIDE; condito con un bel pò di statistiche e dati.
Non potevo non riportarlo, ed è un'ottima lettura, in linea con OneEnergyDream!


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I settori economici in crescita non trainano la società italiana che si chiude sempre più in se stessa e non pensa al futuro. L'unica speranza sono i giovani?.

E' uscito il 41° rapporto del Cinsis, niente di ecclatante, o meglio, sappiamo già in quale situazione ci troviamo: i settori in crescita non riesco a trainare l'economia nazionale. La società resta delusa, aggressiva, fratturata. Spende per casa ed energia un terzo dello stipendio e pensa solo ai propri interessi. E al telefonino
di Jacopo Matano
Siamo scollati, disaggregati, disillusi, aggressivi, pessimisti. Risultato: una 'politiglia di massa' che va piano, rende poco e pensa solo a sé stessa. E' l'illuminante quadro degli italiani dipinto dal '41 rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese' del Censis, un esercizio demo-socio-antropologico culturale che cerca di interpretare i significati che la società emana, ma anche un tentativo di dare una spiegazione al motivo per cui il sistema Italia non funziona come dovrebbe.

ITALIE(TTE) - La realtà percepita si trasforma in realtà reale: la schizofrenia degli affetti tra le mura di casa fa aumentare i casi di violenze e le separazioni, e la cronaca conferma l'aggressività sociale espressa dentro e fuori gli stadi. E' una vera e propria 'degenerazione antropologica', quella descritta dal Censis, che lancia più di un allarme e conferma la trasformazione dell'italietta da bar in un'italietta da ring, dove si sfogano le tensioni, ed in un'italietta da tinello, dove si curano i propri interessi e non si ha la minima fiducia per chi si occupa della cosa pubblica. Più della metà degli abitanti della Penisola sono 'poco' o 'per niente' soddisfatti dell'operato dello Stato, e qui non c'entra il governo, perchè sono le istituzioni tutte a crollare sotto i colpi dei sondaggi. Tutte tranne una: tra gli enti più prossimi ai cittadini, il più vicino è anche il più amato, ed è il comune, che ha un tasso di sfiducia del 32,7%. Una buona notizia per i tifosi della sussidiarietà verticale. Ma poi: otto italiani su dieci pensano che 'nessuno si preoccupi di ciò che accade agli altri', mentre per il 56,4% valgono 'di più' i propri interessi che gli altri. La filosofia del 'volemose bene', però, cancella le amarezze: il 69% degli italiani pensa di poter contare sulle persone vicine in caso di bisogno, mentre intensa è la partecipazione dei cittadini ai problemi della comunità. Il 17,9% si organizza, spesso o molto spesso, con altri per un obiettivo comune, ma c'è un problema: il motivo che spinge ad associarsi è soprattutto il bisogno di sicurezza nei confronti degli immigrati.

TELEFONISTI - Sfiducia per lo Stato nel complesso, minore sfiducia per l'ente locale, necessità di convogliare le forze per difendere le proprie sicurezze. Se aggreghiamo i dati con la tendenza allo sviluppo dei movimenti di interesse locale, emerge come il Paese sia un insieme eterogeneo di soggetti 'not in my backyard'. Che vogliono un cambiamento, ma non nel giardino di casa propria. Qualunquismo? Forse, anche se il Censis mostra che il 31% degli stipendi se ne vanno in fumo nelle spese per la casa e l'energia, un dato che trasmette ragionamenti concreti, conti in tasca e soldi in mano. Realisti, allora? Forse, anche se ogni tanto impazziamo per qualche idolo di consumo. Uno fra tutti: quell'oggetto dotato di antenna e microfono che monopolizza la nostra vita. Il numero dei cellulari continua a crescere, nove italiani su dieci ne hanno uno, il telefonino è utilizzato dal 76,9% degli uomini e dal 75% delle donne, con punte di oltre il 96% fra i giovani di età compresa tra i 14 e i 29 anni. 'Quanto ce piace de chiacchierà'.

'EGO-NOMIA' - Morale della favola, presumibilmente siamo anche stressati. Ma dal rapporto annuale del Censis, oltre alla foto di gruppo degli italiani del 2007, emerge un altro dato meno folkloristico e, forse, più disarmante. La buona notizia è che l'economia è in ripresa. La cattiva notizia è che il mondo imprenditoriale non traina la società. Inerzia premeditata e dolosa o impossibilità di connettersi con gli altri ingranaggi, il risultato è che 'il successo della minoranza industriale non riesce a coinvolgere l'intero sistema sociale', come si legge nella relazione introduttiva al rapporto. 'Siamo dentro una dinamica evolutiva di pochi e non uno sviluppo di popolo'. Su questo resta, e pesa, la frattura Nord-Sud, visto che 'le regioni centrali e settentrionali hanno assorbito la spinta positiva dello sviluppo di minoranza dentro i più sperduti microcosmi territoriali, mentre quasi tutte le regioni meridionali sembrano restar fuori dalla positiva evoluzione, anche internazionale, dell'economia reale italiana'. E visto che 'il 22% della popolazione italiana, ossia circa 13 milioni di persone, vive in zone in cui è presente la criminalità organizzata' (trattasi del 77,2% della popolazione di Campania, Calabria, Puglia e Sicilia)

Certo, se si prescinde dal fattore criminalità e dai 'soliti' cleavage territoriali, l'analisi del Censis sull'effettivo scollamento dell'economia di pochi ed il Paese di molti, ovvero sul non inserimento dei -pur in crescita- nuclei produttivi nel sistema sociale del Paese sembra chiamare in causa le responsabilità collettive dei settori imprenditoriali e della politica. Soggetti 'ego-nomici' che non solo non condividono gli utili, ma neanche lo spirito. Se i giovani ed i professionisti, infatti, fortunatamente sembrano aver 'acettato le sfide', la maggior parte dei ceti non esposti alla competizione 'preferiscono restare indifferenti alle sfide stesse'.

Chissà se nella fotografia del Censis riusciamo a riconoscere i nostri volti. Resta solo una certezza: Babbo Natale. Che prima di sorvolare il BelPaese, anche quest'anno farà il pieno e riempirà il sacco. La spesa per i regali ai bimbi, infatti, è superiore del 50% rispetto alla media europea (150 contro 100 euro l'anno per bambino). Occhio a non viziarli, che poi ci diventano bamboccioni.

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(businessonline)

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