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21 feb 2014

Bce, lo stipendio di Draghi sale dell'1%. Al governatore vanno 378 mila euro

MILANO - Lieve incremento di stipendio per il governatore della Bce,
Mario Draghi, nel corso del 2013. Dal bilancio pubblicato oggi
dall'Eurotower emerge infatti che al suo numero uno è stato
corrisposto uno stipendio base di 378.240 euro, in crescita dell'1,1%
- meno dell'inflazione stimata per la zona con la moneta unica -
rispetto ai 374.124 euro del 2012. Si tratta di una cifra di massimo
rispetto, ma ben lontana dai compensi multimilionari dei grandi
banchieri d'affari, soprattutto nel mondo anglosassone. Basta pensare
che Lloyd C. Blankfein, il ceo di Goldman Sachs e detentore dello
scettro di "banchiere più pagato" di Wall Street, ha ricevuto 2
milioni di dollari di salario e un bonus di altri 21 milioni, in
crescita dai 19 dell'anno precedente. E' notizia di oggi, ad esempio,
che Bank of America ha alzato i compensi per il 2013 dell'ad Brian
Moynihan del 17% a 14 milioni di dollari tra stipendio e bonus.

Per l'italiano in sella alla Bce, comunque, la gratificazione è più
che doppia rispetto allo stipendio che dovrebbe ricevere Janet Yellen,
da poco alla guida della Federal Reserve americana, accreditata da
Bloomberg di uno stipendio di poco superiore a 200mila dollari (contro
i 518mila dollari circa di Draghi). In linea con quella della Yellen
c'è la remunerazione del governatore

nipponico Haruhiko Kuroda, con 235mila dollari, mentre il canadese
Mark Carney, che guida la britannica BoE, è accreditato di quasi un
milione e mezzo, considerando in questo caso anche i bonus legati
all'abitazione e altri benefit. Draghi, anziché beneficiare di
un'indennità specifica, usufruisce di una residenza ufficiale di
proprietà della Bce. Anche la remunerazione di Ignazio Visco,
governatore di Bankitalia che si è visto tagliare lo stipendio dal
2013, è comunque superiore a quella di Draghi con 495mila euro.

Al di là della remunerazione dei suoi vertici, il bilancio della Bce
mostra una crescita dell'utile netto a 1,44 miliardi (dai 995 milioni
del 2012), giustificato soprattutto con i minori accantonamenti al
fondo rischi: 400 milioni dal miliardo e 166 milioni dell'esercizio
precedente. "Il fondo", spiega la Bce, "è destinato alla copertura dei
rischi di cambio, di tasso di interesse, di credito e di prezzo
dell'oro, che sono monitorati su base continuativa". Nel corso
dell'esercizio, si è raggiunto il limite massimo consentito di 7,53
miliardi di trasferimenti al fondo. Il risultato netto è stato quasi
interamente (1,43 miliardi) distribuito alle banche centrali
nazionali.

Alla voce degli interessi attivi si legge un risultato di poco
superiore ai 2 miliardi. Vi rientrano 962 milioni relativi al
portafoglio di titoli di Stato che la Banca centrale ha acquistato
nell'ambito del Programma per il mercato dei titoli finanziari,
approntato per difendere l'euro e i Paesi periferici (il cosiddetto
Securities Markets Programme terminato il 6 settembre 2012). Di
questi, 437 milioni derivano dai titoli della Grecia. Quanto
all'Italia, i bond emessi da Roma sono di gran lunga i più presenti
nel portafoglio dell'Eurotower: su 185,7 miliardi complessivi di
valore nominale (che diventano 178,8 miliardi di valore contabile),
l'Italia pesa per 89,7 miliardi nominali alla fine del 2013. Segue la
Spagna con 38,8 miliardi, poi la Grecia con 27,7 miliardi, quindi il
Portogallo e l'Irlanda con 20 e 10 miliardi circa.

Tra le altre voci, spicca come curiosità la crescita dei costi legati
alle "immobilizzazioni in corso", che salgono di 317 milioni scontando
i lavori eseguiti l'anno scorso per la realizzazione della nuova sede
Bce. Nel complesso, il bilancio della Bce si riduce a 174 miliardi dai
207 del 2012. L'anno scorso, poi, la Banca centrale europea ha assunto
persone in vista dei nuovi compiti di regolamentazione e supervisione
che le sono stati affidati: i dipendenti sono ora 1.790 contro i 1.638
di fine 2012.

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