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27 mag 2013

Uomini contro macchine in borsa: ecco come nel trading i robot amplificano i crolli dei mercati. Creando rischi sistemici. Come nel flash crash del 2010

Uomini contro macchine, o addirittura macchine contro macchine. C'è
stato il colossale flash crash del 6 maggio 2010, quando assieme agli
altri indici statunitensi il Dow Jones crollò di circa mille punti
(oltre il 9%) in pochi minuti tra gli sguardi pietrificati degli
operatori, per poi rimbalzare verticalmente recuperando le perdite in
poche manciate di minuti. Ma c'è anche il recente Twitter flash crash
di tre anni dopo, per la precisione del 23 aprile 2013: un tweet
pirata partito dall'account dell'Associated Press con la finta notizia
di due esplosioni alla Casa Bianca e del ferimento di Obama fa perdere
istantaneamente al Dow Jones l'1%, anche in questo caso recuperando
subito con un movimento a "V".

Sono solo i due casi più eclatanti del potere dei robot
Vale a dire di quei sistemi di high frequency trading che hanno
profondamente mutato la struttura del mercato negli ultimi anni.
Introducendo rischi nuovi e inediti, come hanno sottolineato una ricca
serie di studi anglosassoni citati nell'eccellente Discussion Paper"Il
trading ad alta frequenza. Caratteristiche, effetti, questioni di
policy" pubblicato di recente dalla Consob. Non si tratta solo rischi
per la qualità del mercato, ma anche di rischi sistemici.

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caos persi 440 miloni di dollari

I rischi sistemici
Secondo lo studio della Consob, i sistemi di HFT possono verificare
fenomeni di profonda e rapida destabilizzazione di uno o più mercati.
Per innescarli basta un problema a un singolo trader algoritmico: ad
esempio un danno operativo (come un guasto dell'hardware) che a sua
volta, influenzando le strategie degli altri high frequency traders,
può avere ripercussioni sull'intero mercato fino a interessare anche
altri mercati, data l'intensa operatività cross market di tali
operatori. Un esempio: il 1° agosto 2012 Knight Capital, uno dei più
grossi operatori HFT sul mercato statunitense, ha perso 440 milioni di
dollari (pari a circa quattro volte il proprio utile netto dell'anno
precedente) in soli 45 minuti di negoziazione per un errore
nell'algoritmo di trading utilizzato.

Crolli sempre più veloci e intensi
Ma la diffusione del trading ad alta frequenza può portare ad
amplificare le pressioni ribassiste fino a generare situazioni di
estremo caos negli scambi. Come nel citato flash crash del 6 maggio
2010, quando i "robot" hanno amplificato la caduta degli indici pur
non essendone stati la causa scatenante. A dare il via alle danze è
infatti stato un grosso ordine di vendita. In base alla ricostruzione
degli eventi fatta dalla Sec (Securities and Exchange Commission, la
Consob americana), gli ordini in vendita delle macchine hanno
successivamente innescato altri ordini in vendita di altri "robot"
creando un fenomeno di "patata bollente" (hot potato trading) per cui
le controparti degli scambi erano entrambe HFT che continuavano a
vendere. Amplificando le spirali ribassiste.

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