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20 nov 2011

La lezione di Saviano a Occupy Wall Street «Crisi nata da ingordigia e precarietà» Zuccotti Park, per lo scrittore più giornalisti che indignati



MILANO - Roberto Saviano è arrivato a Occupy Wall Street con il suo giubbotto rosso e la barba incolta d'ordinanza. E quando ha cominciato ad enunciare i pezzi forti del suo repertorio sulla mafia economica, anche per lui si è compiuta la magia di Zuccotti Park e del microfono umano. «L'unica economia che non conosce crisi è quella criminale», ha detto lo scrittore. E ogni frase veniva ripetuta di bocca in bocca dagli «indignati» presenti perché, come è noto, a Zuccotti Park i megafoni sono proibiti (per motivi di sicurezza, dice la polizia). Su twitter c'è chi ironizza sul fatto che ci fossero più giornalisti italiani che occupanti newyorkesi. Ma il messaggio è passato ugualmente: «La crisi è stata gen er ata da decenni di ges tione sceller ata, dal non aver cre duto nello sviluppo ma solo nella pos si bil ità di arric chirsi, dall'aver con sid er ato ogni regola una zavorra per la crescita e ogni redis tribuzione di ric chezza una dis per sione di risorse. Così facendo hanno cre ato sem pre più pre ca ri età e su questa pre ca ri età è cresci uta la paura di perdere il lavoro, la paura di real iz zare prog etti, di non vedere un futuro».

LA SITUAZIONE ITALIANA - «Credo e spero che la mafia sia e sarà una delle priorità del nuovo governo italiano», ha aggiunto Saviano, riservandosi di esprimere un'opinione definitiva sul nuovo esecutivo tra qualche giorno: «Dobbiamo dargli tempo, non troppo però».

L'ENDORSEMENT USA - Da qualche settimana negli Usa, lo scrittore casertano si è già fatto un'idea sulla situazione politica americana. In particolare se la prende con repubblicani e Tea Party, che a suo avviso «stanno spingendo l'America verso il disastro». Il messaggio dello scrittore italiano, ha parlato per poco più di 20 minuti leggendo un discorso in inglese, si è concluso con un messaggio di speranza e di incoraggiamento: «È arrivato il momento di fare ciò che si deve, possiamo fare il mondo un posto migliore».

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