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24 ott 2019
10 libri che si leggono in treno tra Roma e Milano Nel tempo di un viaggio sulla linea dell'alta velocità si possono leggere dalle 180 alle 280 pagine
Questo articolo è per chi, in questo momento, sta andando in una grande stazione oppure ci si trova già e si aggira tra gli scaffali della libreria al suo interno per scegliere qualcosa con cui passare il viaggio leggendo. Ovviamente non esistono, in generale, libri “da treno”, così come non esistono libri “da spiaggia”: si può leggere quello che si vuole quando e dove si vuole. Tuttavia se avete voglia di leggere e finire di leggere un libro nell’arco di un viaggio in treno, potete fare la vostra scelta basandovi, tra le altre cose sul numero di pagine. Se il treno che dovete prendere andrà da Roma a Milano (o viceversa), abbiamo qualche consiglio per voi.
Quante pagine si leggono tra Roma e Milano?
La redazione del Post ha fatto una stima di quanto deve essere lungo, in media, un libro per essere finito nel tempo di un viaggio in treno che ogni giorno fanno in molti: quello sulla linea ad alta velocità tra Milano Centrale e Roma Termini. Dura tre ore sul Frecciarossa 1000 e su Italo No-Stop, che non fanno fermate intermedie, e tre ore e 20 minuti sui treni che invece si fermano a Reggio Emilia, Bologna e Firenze. Per stimare a quante pagine corrispondano questi tempi di viaggio, ogni redattore ha misurato in quanti minuti riusciva a leggere 10 pagine di un libro qualsiasi – abbiamo scelto un giallo rimasto in classifica per tantissimo tempo per farlo, Sara al tramonto di Maurizio De Giovanni – e mettendo insieme quelli più vicini ai 7 minuti e quelli che invece ce ne mettevano quasi 11, è risultato che il redattore del Post medio può leggere un libro di 190 pagine sul Frecciarossa 1000 Roma-Milano, o uno di 210 sul Frecciarossa che fa le fermate, contando una piccola pausa per andare in bagno.
Dieci libri piaciuti alla redazione del Post
Inizialmente avremmo voluto segnalare quali libri, tra quelli attualmente nella classifica dei più venduti, andassero bene per tenervi compagnia nel viaggio in treno tra Roma e Milano: il problema è quasi tutti i libri attualmente in alto in classifica sono piuttosto lunghi, dalle 300 pagine in su. Fanno eccezione il chiacchierato e primo in classifica Le corna stanno bene su tutto di Giulia De Lellis e il settimo in classifica Fiorire d’inverno di Nadia Toffa, che sono lunghi 160 e 142 pagine.
Per trovare un romanzo della lunghezza adatta, bisogna arrivare al sesto posto nella classifica della sola narrativa italiana: Il treno dei bambini di Viola Ardone, che col suo titolo casualmente a tema è lungo 200 pagine. È ispirato a una storia vera, quella dei bambini napoletani, indigenti, che tra il 1946 e i primi anni Cinquanta venivano mandati per qualche mese in alcune famiglie del centro e nord Italia per un’iniziativa del Partito Comunista e dell’Unione donne italiane.
Dato che la classifica non è stata molto d’aiuto abbiamo messo insieme una lista di dieci libri usciti più o meno di recente (e quindi facilmente reperibili nelle librerie delle stazioni) e della lunghezza giusta, che sono piaciuti ai redattori del Post. Alcuni sono fin troppo corti, ma se guarderete fuori dal finestrino ogni tanto vi accompagneranno comunque per tutto il viaggio. Per scegliere tra questi e altri libri, sulla base della lunghezza, potete a vostra volta misurare quanto tempo ci mettete a leggere dieci pagine qualsiasi (da circa 250 parole): se ci mettete 7-8 minuti potete leggere anche un libro da 280 pagine in tre ore e 20; se invece siete più verso gli 11 conviene puntare su un libro da 180 pagine al massimo per non rischiare di arrivare alla fine del viaggio a poche pagine dalla fine. Se poi pensate che siano tutti troppo lunghi, qui ce ne sono di davvero brevissimi.
Naufraghi senza volto di Cristina Cattaneo
pagine: 198
Cristina Cattaneo è professoressa ordinaria di medicina legale e direttrice del Labanof, il Laboratorio di antropologia e odontologia forense dell’Università Statale di Milano. Da più di 25 anni si occupa di cercare di scoprire l’identità di persone morte per la strada e in disastri di massa o dei resti umani trovati negli scavi archeologici. Negli ultimi anni ha avuto a che fare con i corpi dei migranti morti nel Mediterraneo: questo libro racconta come l’Italia, grazie a Cattaneo, al Labanof e ad altre istituzioni a loro vicine, sia diventata il primo paese a cercare di dare un nome ai corpi di queste persone, cercando di rispettare i diritti umani in un modo a cui solitamente non si pensa.
Calypso di David Sedaris
pagine: 228
Questo libro è adatto a una lettura in treno (o altri contesti pubblici) se non vi vergognate a ridacchiare da soli. Come gli altri libri di Sedaris, si tratta di una raccolta di brevi racconti autobiografici che hanno per protagonisti l’autore e i membri della sua famiglia. Non è semplicissimo spiegare perché siano interessanti a chi non sa nulla di Sedaris: il fatto è che lui è una persona molto eccentrica, di quelle che probabilmente vi chiederebbero cose molto personali pur non conoscendovi, e che risultano divertenti anche quando parlano di tumori, malattie mentali e altre cose tendenzialmente tristi. Per il resto dovete fidarvi della redattrice del Post che sta cercando di convincere tutti gli altri redattori a leggerlo.
Kentuki di Samanta Schweblin
pagine: 230
Immaginate che prossimamente vengano messi in commercio e si diffondano in moltissime case di tutto il mondo dei pupazzi meccanici – una specie di Furby – contenenti ognuno una telecamera e che, al momento della prima accensione, ciascuno si colleghi a un unico utente anonimo da qualche parte nel mondo, qualcuno – donna o uomo, vecchio o bambino – che fino a quando il pupazzo non verrà spento potrà osservare la vita del proprietario. I kentuki immaginati da Samanta Schweblin, una scrittrice argentina, sono questa cosa qui. Il romanzo racconta una serie di storie di proprietari e utenti dei kentuki, sparsi per il mondo: a tratti trasmette inquietudine, come potrete immaginare, ma anche sentimenti rassicuranti.
L’estate del ’78 di Roberto Alajmo
pagine: 173
Le storie vere di famiglie altrui sono interessanti quando fanno pensare alle proprie di famiglie e a come altre persone hanno affrontato problemi simili ai propri. In questo libro lo scrittore siciliano Roberto Alajmo parte dal ricordo dell’ultimo incontro con sua madre, morta suicida nel 1978, ma passando da un ricordo all’altro racconta molto di più, riflettendo su quand’è che siamo davvero felici e sulle cose che ereditiamo dai nostri genitori e lasciamo ai nostri figli, tra le altre cose.
Persone normali di Sally Rooney
pagine: 240
È uno dei libri più discussi e fotografati sui social network quest’anno, e di cui si è parlato molto sui giornali internazionali per il grosso successo che ha avuto e per l’età della sua autrice, che ha 28 anni. Racconta una di quelle storie d’amore in cui le due persone coinvolte, in questo caso piuttosto giovani, dagli anni delle scuole superiori a quelli dell’università, stanno insieme, si lasciano e si rimettono insieme più volte perché non riescono a dirsi bene quello che provano. Come succede nell’altro romanzo di Rooney, Parlarne tra amici, la storia è ambientata in Irlanda e i due protagonisti sono giovani molto intelligenti e brillanti.
Vita su un pianeta nervoso di Matt Haig
pagine: 408
Sì, più di 400 pagine, ma è un libro con pagine un po’ più piccole del consueto, grossi margini e molte pagine con molti spazi bianchi. Inoltre è scritto in modo molto colloquiale e per questo si legge in fretta. È una specie di libro di auto-aiuto, come si dice, che si propone di dare buoni consigli su come affrontare le preoccupazioni e le ansie alimentate dall’accumulo di informazioni a cui siamo sottoposti attraverso internet. Non dice cose particolarmente sorprendenti o inedite, ma lo fa in modo piuttosto efficace e per questo potrebbe interessare anche chi non ha mai pensato di leggere un libro del genere o addirittura si è trovato a snobbare chi lo fa. Qui potete leggerne un estratto in cui si parla di «come rimanere sani di mente su internet».
Heimat di Nora Krug
pagine: 288
È un fumetto. Racconta la storia di due famiglie tedesche, quelle da parte paterna e da parte materna dell’autrice, che ha 42 anni, ma soprattutto le sue riflessioni su cosa voglia dire sentirsi tedeschi portando avanti la memoria di quello che successe negli anni del nazismo. Nessuno dei parenti di Nora Krug fu processato per crimini di guerra ma nonostante questo il nazismo e la guerra ebbero un’influenza anche sulla sua famiglia, per il resto molto comune. Il libro racconta bene come negli anni i tedeschi abbiano gestito e affrontato la memoria di quegli anni e riflette sulle responsabilità personali delle persone comuni, appunto. Buona parte del fascino del fumetto sta anche nel suo lato grafico: date un’occhiata a Google Immagini per farvi un’idea.
Gli 80 di Camporammaglia di Valerio Valentini
pagine: 138
Parla del terremoto del 2009 dal punto di vista, laterale, di una delle numerose, piccole comunità che abitano i paesi appenninici intorno a L’Aquila, di cui forse si è sentito parlare meno rispetto al capoluogo. Una comunità che in un certo senso sembra provenire da un altro tempo, un luogo che continua a esistere solo grazie a un certo tipo di ostinata resistenza, in cui i rapporti e le relazioni sono governati da regole che altrove non esistono più. Secondo la redattrice che l’ha letto è un ottimo racconto di cosa sia la periferia e di cosa significhi viverci.
Resoconto di Rachel Cusk
pagine: 188
Questo libro apparentemente ha il giusto numero di pagine per un viaggio Roma-Milano, ma se già sapete che non sarete molto concentrati sceglietene un altro. È un romanzo sperimentale. La protagonista è una scrittrice britannica che va ad Atene dove terrà un seminario di scrittura: le succedono alcune cose, ma il libro è fatto soprattutto di conversazioni e riflessioni. Bisogna un po’ concentrarsi appunto, ma è una lettura molto intima, adatta a chiudersi in sé stessi. Se dovesse piacervi, per il prossimo viaggio in treno potete procurarvi il suo seguito (anche se a dirla tutta si potrebbero leggere anche indipendentemente l’uno dall’altro) Transiti.
Turbolenza di David Szalay
pagine: 127
Un po’ breve forse, da prendersi parecchio tempo per guardare fuori dal finestrino, questo romanzo è fatto come una sequenza di brevi racconti. I protagonisti di ciascuno dei dodici capitoli non hanno nulla in comune se non il fatto di essersi incontrati su un aereo o in un aeroporto, oppure appena tornati da un viaggio. Il bello del libro, oltre alla natura del legame tra i diversi personaggi, è il fatto che ogni capitolo, per quanto molto breve, dice molto sul personaggio di cui parla.
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