Metti mi piace

12 mag 2019

Lenny Kravitz a Milano: il rock'n'roll è vivo e sta benissimo

Era il 1995 quando Lenny Kravitz cantava "Rock and Roll is dead". A distanza di 24 anni però, siamo ancora qui a celebrare una delle ultime rockstar che rappresentano in pieno l’immagine del rock.
Il bilancio, per il polistrumentista americano in Italia, è di cinque date in meno di un anno che, dopo le tre tappe nell'estate 2018 in location suggestive come l'arena di Verona, Lucca e Barolo ieri, sabato 11 maggio, si è fermato al Mediolanum di Assago alle porte di Milano. 
Le contaminazioni a cui ci ha abituati Kravitz da anni tra rock/soul/funk si fanno sentire già dalla prima canzone in scaletta. "We Can Get It All Together", tratta dall'ultimo album e introdotta dalla band che vedrà più avanti la presenza anche di una sezioni fiati, è un incedere sincopato che Kravitz sfrutta al meglio per gigioneggiare, apparendo nella parte alta del palco prendendosi l'ovazione di Milano. Con la sua camminata ondulata, l'immancabile occhiale a specchio, la giacca di pelle marrone con solo una vistosa collana sotto, ma soprattutto i dreadlock ricresciuti come negli anni '90, l'artista avverte il pubblico: quello che sta per iniziare sarà un concerto senza tanti fronzoli. Poche chiacchiere e tanta sostanza con i suoi successi da classifica in sequenza: "Fly Away", "Dig In" e la cover "American Woman" ci riportano di colpo negli anni in cui bastava chitarra, voce, basso e batteria sparati a tutto volume per conquistare i fan. 
"Benvenuti alla serata nella quale celebreremo la vita, l'amore la musica e l'unità tra i popoli", dice Kravitz per introdurre "Fields of Joy", accompagnata da un lungo applauso. Non mancano le incursioni nell'electro-funk con "Who Really Are the Monsters?", con l'omaggio non troppo nascosto a Prince. Il pubblico risponde alle incitazioni a ballare ed è quasi impossibile trovare qualcuno seduto sugli spalti che non segua il ritmo del battito di mani di Lenny. La sezioni fiati è la vera sorpresa della serata, non essendo sempre presente sul palco ma solo all'occorrenza come in "Freedom Train", dal forte sapore funk anni '70.
Nella parte centrale il ritmo cala, lasciando spazio a ballad come "I Belong to You", "It Ain't Over 'Til It's Over" e "Can't Get You Off My Mind", seguita da "Low", singolo uscito per "Raise Vibration" nel quale sono presenti delle parti vocali di Michael Jackson, salutato alla fine dell'esecuzione. 
Neanche il tempo di rifiatare che già si riparte con un'altra sequenza tirata con "Bank Robber Man", "Where Are We Running?" ma soprattutto "Are You Gonna Go My Way", manifesto del rock anni 90 ruvido, diretto e preciso suonato con una chitarra a due punte che fa letteralmente esplodere il Forum.
I bis si aprono con una struggente "Here to Love" suonata con voce e piano e un coro gospel sul finale il cui testo recita parole di amore e tolleranza: "Non siamo qui per giudicare, siamo qui per amare, non c'è spazio per l'odio, siamo solo una razza".
Ma è a questo punto che Lenny decide di alzare il livello e dare il massimo con "Let Love Rule", una delle canzoni simbolo della sua carriera, nonché esordio discografico del 1989, dimostrando la sua potenza di rockstar e frontman. Nella prima parte si limita all'esecuzione quasi in sordina ma nella seconda scende dal palco compiendo letteralmente un giro completo a piedi del palazzetto salutando tutto il pubblico che si avvicina per vederlo. Lo ritroviamo cosi dalla parte opposta prima in piedi sulle casse audio del mixer a cantare e incitare il pubblico poi nella tribuna riservata ai disabili abbracciandoli uno ad uno: infine - scortato, ma senza scomporsi - ritorna sul palco per concludere una canzone che alla fine durerà 24 minuti totali diventando una sorta di mantra ripetendo all'infinito il ritornello "Let love rule: l'amore guiderà le nostre scelte".

Il pubblico, completamente conquistato, applaude e incita un artista immenso che conclude con la ballad "Again" un set epico, da tenere nel proprio cuore e raccontare a chi ancora nel 2019 crede che il rock non solo come genere ma come attitudine non sia morto.
(Gianmatteo Bruno)
Setlist:
We Can Get It All Together 
Fly Away 
Dig In 
Bring It On 
American Woman (cover) 
Get Up, Stand Up (cover) 
Fields of Joy 
Freedom Train 
Who Really Are the Monsters? 
Stillness of Heart 
It Ain't Over 'Til It's Over 
Can't Get You Off My Mind 
Low 
I Belong to You 
Mr. Cab Driver 
Bank Robber Man 
Where Are We Runnin'? 
Are You Gonna Go My Way 
Love Revolution 
  
Bis:
Here to Love 
Let Love Rule  
Again 

Nessun commento: