Niente tappe di trasferimento
Al contrario del Tour de France, che le protegge un po’ con affetto paterno un po’ per cronica pigrizia, il Giro d’Italia non ama più le cosiddette “tappe di trasferimento”, quelle in cui lunghe fughe di volenterosi comprimari fanno da preludio all’inevitabile volata sullo sfondo dei paesaggi transalpini. Pur col massimo rispetto per i comprimari, da almeno dieci anni la corsa rosa cerca di inserire in ogni frazione un elemento (salita o salitella) che possa stimolare, stuzzicare chi ha fantasia e forza per provare a cambiare il destino della giornata e il suo e a far sognare gli spettatori. E anche se per questo è più difficile individuare le “tappe chiave”, qui di seguito proviamo a raccontarvi quelle che davvero potrebbero cambiare la storia dell’edizione 2019.
1ª tappa, 11 maggio Bologna – San Luca (cronometro ind.) 8 km
Si parte con quello che una volta si definiva cronoprologo ed era utile solo a distanziare di pochi secondi i favoriti per assegnare le prime maglie. Quella del Giro 2019 è – invece – una tappa esplosiva con sei chilometri piatti per uscire dal cuore di Bologna e due di salita durissima per arrivare al Santuario di San Luca, dove di solito si conclude il Giro dell’Emilia. Vince chi sa mescolare, in 13 minuti circa di gara, le qualità del grande cronoman a quelle del sublime scalatore. Vince uno che può vincere il Giro d’Italia.
Nessun commento:
Posta un commento