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16 lug 2014

«La via più corta? No, la più bella». Algoritmo italiano riscrive le mappe

I tesori nascosti I tre ricercatori: ogni giorno perdiamo dei tesori, e pensare che il percorso si allungherebbe solo del 12%



MILANO - È ormai un gesto automatico, la premessa di ogni viaggio. Si sa dove si vuole andare, si dà in pasto l'indirizzo del luogo di arrivo a un navigatore satellitare - o più semplicemente a un cellulare - e gli si affida il compito di indicarci la strada. Quella più breve, certo. Perché ciò che non si può pretendere da quelle mappe è di indicarci non la strada più rapida, ma quella più bella.
Non ancora, almeno. Perché è questo che un gruppo di ricercatori italiani è riuscito a mettere a punto: una formula matematica in grado di segnalarci il viaggio più suggestivo, non solo quello più funzionale. «I sistemi di mappatura tradizionali sono costruiti per massimizzare l'efficienza», spiega Rossano Schifanella, ricercatore all'Università di Torino, che insieme a Daniele Quercia e Luca Maria Aiello, entrambi scientist agli Yahoo! Labs di Barcellona, ha messo a punto il nuovo algoritmo. «Noi abbiamo messo al centro le emozioni che il contesto urbano dà a chi lo vive».


Per capire come suggerire le rotte più sorprendenti, la squadra di ricercatori ha dovuto risolvere un problema non da poco: definire la «bellezza» dei luoghi, dar misura a ciò che misurabile non è. «E infatti abbiamo dovuto usare un'approssimazione», continua Schifanella. La prima volta, quell'approssimazione ha preso le forme di un sito, www.urbangems.org , nel quale hanno inserito centinaia di immagini del centro di Londra. Ogni utente aveva la possibilità di indicare quale, tra due immagini, fosse più «bella». In questo modo, a ogni luogo veniva assegnato un punteggio, emerso dalla condivisione democratica del gusto degli utenti. A quel punto, il più era fatto: i tre ricercatori italiani hanno dovuto «solo» mettere a punto un algoritmo che calcolasse la rotta dal voto estetico più alto.
La cosa sorprendente, spiega Schifanella, è che la bellezza costa meno fatica di quanto si tema. «Abbiamo scoperto che in media, la strada più bella è solo il 12% più lunga di quella più breve. È come se avessimo una bellezza "nascosta" in bella vista, a un passo dai nostri percorsi abituali, ma ogni giorno non ce ne accorgessimo».

I tre hanno testato il loro algoritmo su alcune città - Londra e Boston: ma Schifanella spiega che la formula funziona anche nella sua Torino - e si stanno preparando a trasformare un progetto di ricerca in un vero e proprio prodotto. «E sarebbe una cosa bellissima», commenta l'architetto e urbanista Paolo Desideri. «Questa scoperta ci fa capire, ancora una volta, che la città contemporanea non è fatta solo della sua componente fisica, quella che i latini chiamavano urbs , ma anche degli aspetti sociali, della civitas . È una cosa splendida, specie per le città europee: contengono universi, tutti accessibili con piccoli spostamenti».
«Non so se sia un caso che a pensarci sia stato un gruppo di ricercatori italiani», si schermisce Schifanella, «però il modo di vivere la città che abbiamo in Europa è di sicuro diverso da quello, per esempio, degli Stati Uniti».
Per dare giudizi di bellezza sui vari luoghi di migliaia di città, quelle dove l'algoritmo potrebbe ora funzionare, i tre italiani hanno pensato di usare il numero di foto relative a un luogo postate sul web, in siti come Flickr, e i tag associati alle immagini. Può sembrare un conteggio arido, ma non è così, spiega Schifanella. «Condividendo una foto in Rete si mette in comune la percezione che si ha di un luogo. Ed è quella percezione messa in comune, quella bellezza, che il nostro algoritmo permetterà di andare a cercare».

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