<<Meno rughe per tutti!>>, strillava uno dei manifesti finti che
ridevano delle promesse del Cavaliere. E poi <<Più dentiere per tutti>>,
<<Meno tosse per tutti>>, <<Più Totti per tutti>>... Un diluvio.
Figuratevi quindi cosa sarebbe successo se fosse andato lui, in tv, a
promettere come ha fatto Renzi, <<Una casa per tutti>>. Apriti cielo!
Quello slogan, per gli amici ma più ancora i nemici, è la prova:
Matteo si muove nel solco di Silvio. Sull'età, a dire il vero, tra il
giovane Silvio degli esordi e il giovane Matteo di oggi non c'è gara.
Ricordate cosa scrisse anni fa, allegramente perfido, Mattia Feltri
sul <<Foglio>> di Giuliano Ferrara? <<Che bello il Cav. con il lifting.
Non gli si darebbe più di quarant'anni. Con le attenuanti generiche,
anche trentacinque>>. Ecco, Renzi non ha bisogno, come rise Le Monde,
<<di mantenere un aspetto giovanile, a volte con uno zelo quasi
comico>>. A Palazzo Chigi lui c'è arrivato prima di spegnere 40
candeline e con una ventina di anni di anticipo rispetto al Cavaliere
che al momento della discesa in campo andava per la sessantina. È vero
però che i punti di contatto fra i due, esaltati dalle stralunate
imitazioni di Maurizio Crozza, sono diversi.
Per cominciare, hanno un'ottima opinione di se stessi. Silvio,
chiamato a descriversi, rispose: <<Il mio ruolo? Attaccante,
centrocampista, difensore e anche regista in panchina. Sono fruibile
per qualsiasi ruolo... Sapete, sono un po' montato>>. Matteo, quando
strappò a Lapo Pistelli la candidatura a sindaco di Firenze, il
trampolino di lancio della sua ascesa, mandò un amico (o almeno così
dicono i suoi avversari) ad appiccicare fuori dalla porta del comitato
elettorale dello sconfitto un cartello irridente: <<Chiuso per
manifesta superiorità>>.
Certo, entrambi sorridono del vizietto sdrammatizzando con
l'autoironia. A tutti e due, in tempi diversi, l'Italia chiede
miracoli? Il primo ne rise così: <<All'Ospedale San Raffale una madre
mi pregò di convincere il figlio bloccato provvisoriamente su una
sedia a rotelle a riprendere a camminare. Mi presentai dal ragazzo e
gli dissi: "Giacomo, fatti forza. Alzati e cammina..." Lui, dopo
alcuni giorni, si alzò>>. Il secondo, ogni tanto ammicca: <<Un amico mi
ha detto: Dio esiste ma non sei tu>>. Stessa tecnica: meglio prendersi
in giro, sul tema della vanità, prima che lo facciano gli altri...
Silvio Berlusconi sui banchi del governo (Ansa/Lami)
C'è da capirli: mica facile tenere la testa sul collo tra i cori di
certi laudatores dediti al turibolo e all'incenso. Tra gli adoranti
del Cavaliere c'è chi si spinse, come Claudio Scajola, a dire:
<<Berlusconi è il sole al cui calore tutti si vogliono scaldare. Ha
capacità di attrazione molto forti. È geniale. Di persone come lui ne
nascono due in un secolo>>. <<Chi è il secondo?>>, gli chiese mariuolo
Claudio Sabelli Fioretti. E lui: <<John Kennedy>>. Per Renzi, Carlo
Rossella si è avventurato più in là: <<Un magnifico incrocio tra Pico
della Mirandola e Niccolò Machiavelli>>.
Non lavorano forse entrambi per la storia? <<Conto di rivedere tutti i
codici giuridici e, in primo luogo, quello delle imposte. Nel mio
piccolo sarò Giustiniano o Napoleone>>, dichiarava il Cavaliere. <<Io
non voglio cambiare governo, voglio cambiare l'Italia>>, ha giurato il
sindaco di Firenze.
Va da sé che, con tanti violini, trombe e grancasse intorno, capita
perfino a loro due, nonostante le proverbiali sobrietà, modestia e
riservatezza, di avere qualche brividino di importanzite. Come la
volta che Matteo lanciò nell'aere un tweet in cui parlava di sé in
terza persona come faceva Diego Armando Maradona: <<Dicono Renzi non è
di sinistra perché legati all'idea che è di sinistra solo quello che
perde>>. Niente in confronto, tuttavia, con l'ego a soufflé dell'allora
giovine (politicamente) Berlusconi: <<Non voglio parlare di me in terza
persona ma molto spesso mi viene comodo. Questo però non significa
nessuna aumentata considerazione di me stesso. Anche perché più alta
di così non potrebbe essere>>.
Niente, però, li accomuna, quanto la fissa del record. Ricordate Sua
Emittenza? Primo in tutto. Nel calcio: <<Sono il presidente più
vincente di tutti e la storia del football si ricorderà di me>>.
Nell'imprenditoria: <<Io ho una caratura non paragonabile a nessun
europeo. Solo Bill Gates, in America, mi fa ombra...>>. In politica:
<<Sono il recordman come presidente del Consiglio, visto che ho
superato il grande politico Alcide De Gasperi che ha governato 2.497
giorni mentre io credo di aver toccato i 2.500 giorni>>. Matteo Renzi
non è da meno: il presidente di provincia più giovane d'Italia, il
sindaco di Firenze più giovane di sempre, il premier più giovane di
tutti i tempi, l'inventore del governo con più donne che mai si sia
visto...
E via con le riforme a raffica: o la va o la spacca. <<Nel caso che al
termine di questi cinque anni di governo almeno quattro su cinque di
questi traguardi non fossero stati raggiunti>>, diceva il contratto
firmato dal Cavaliere sotto gli occhi benedicenti di Bruno Vespa,
cerimonioso ospite oggi di Renzi, <<Silvio Berlusconi si impegna
formalmente a non ripresentare la propria candidatura alle successive
elezioni politiche>>. Parole non dissimili da quelle pronunciate dal
neopremier: <<Se non riusciremo ad arrivare al superamento del
bicameralismo perfetto, non dico che terminerà questa esperienza di
governo: dico che io lascerò la politica>>.
Spiegò una volta Silvio Magnago che <<il segreto di una politica di
successo consiste in tre cose. Primo: avere buone idee. Secondo:
crederci fermamente. Terzo: metterci un pizzico di demagogia perché
anche la merce buona bisogna poi saperla vendere>>. E su questo lo
stesso Renzi, che pure ha mostrato di soffrire un po' i paragoni, deve
convenire: nel saper <<vendere la merce>> (buona o cattiva che sia) è
difficile non vedere un parallelo. L'uno e l'altro, che siano
intervistati da un giornale, ospiti in tv o chiamati a intervenire in
Aula, non parlano ai giornalisti o ai colleghi: parlano direttamente
ai loro elettori. Al popolo. Antonio Ricci, che conosce bene entrambi,
l'ha detto: <<Matteo è un venditore straordinario, al livello di Silvio
giovane>>.
I parallelismi gli danno fastidio? Si consoli: il titolone <<Renzi si
sgonfia subito>> fu preceduto nel 1994 dal giudizio di Roberto Maroni
dopo l'esordio del Cavaliere: <<Ho capito di che pasta è fatto. Fin che
si parla si parla, ma poi... Magari arriverà pure alla presidenza del
Consiglio ma poi quanto ci resta? Alla prima rogna si sgonfia e torna
ad Arcore con la coda fra le gambe>>. È rimasto vent'anni.
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