Un «record riconosciuto di risultati straordinari» e «la chiara
indicazione che questo continuerà per il resto della loro carriera».
Sono solo due tra i requisiti indicati dal World Economic Forum per la
selezione 2014 degli Young Global Leaders, i leader del futuro con
meno di 40 anni d'età e una carriera fuori dalla norma tra università,
società civile, arte, no profit e media. Quest'anno il forum di Davos
ha premiato 214 talenti sulle più 2mila candidature esaminate, con una
lista finale sbilanciata sul rosa: le donne "honoured" sono 109, più
della metà del totale. Solo due gli italiani, entrambi in carica come
managing director per società straniere: Giulio Boccaletti (The Nature
Conservancy) e Francesca Carlesi (Deutsche Bank).
Asia in testa: 49 leader
Il progetto, nell'obiettivo dichiarato di fare network tra i leader
under 40 del settore pubblico e privato, esamina i nominativi emersi
tra 66 paesi e sette macro-aree. I requiti che «fanno il giovane
leader», a quanto spiega l'associazione, sono il vincolo d'età dei 40
anni, un impegno «dimostrato» nel servire la società, risultati
d'eccellenza e un «buon posizionamento» nel contesto di estrazione.
Nel 2014 spicca, come era prevedibile, la cosiddetta East Asia: la
regione comprensiva di far east e Oceania (quindi Cina, Giappone e
Australia, per dirne tre) supera le concorrenti dirette con 49 premi.
Seguono Nord America (48), Europa (46), Africa del nord/Medio Oriente
e Africa sub sahariana (18), sud Asia (di fatto corrispondente solo a
India, Packistan a Afghanistan) e America Latina (entrambi a 17).
Chi è Giulio Boccaletti, il bolognese tra gli Young Global Leaders:
«Tre carriere prima dei 40 anni. Se fossi stato in Italia? Non so...»
Due gli italiani. Nel 2012 premiato Renzi
L'Italia fa breccia nella "class" designata dal comitato presieduto
dalla regina Ranja di Giordania con due talenti: Giulio Boccaletti, ex
ricercatore dell'Mit di Boston ora in forza al colosso del green The
Nature Conservancy e Francesca Carlesi, managing director di Deutsche
Bank. I leader più influenti d'Europa, ironia della sorte, arrivano
dall'altra sponda della Manica: ben 16 gli «honoured» dal Regno Unito,
contro i sei della Germania, i tre della Spagna e i due della Francia.
Era andata meglio nel 2013, quando il Forum di Davos aveva incluso tra
gli Young Leader quattro "italians": Fabrizio Campelli di Deutsche
Bank, Silvia Console Battilana della Stanford University, l'allora
vice-ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Michel Martone,
Martina Viarengo del Graduate Institute di Ginevra ed London School of
Economics. Mentre, nel 2012, tra i (due) connazionali in lista
compariva un "major of Florence" sulla buona strada per altre cariche:
Matteo Renzi.
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