I più giovani vivono all'estero. E amano soldi e bunga bunga. Ma i più potenti sono rimasti a Mosca. All'ombra di Putin.
di Stefano Grazioli
da Kiev
Strana razza, gli oligarchi russi. Nell'immaginario collettivo occidentale sono kitsch e rumorosi, viaggiano con rotoloni di dollari in tasca, organizzano feste di dubbio gusto nei posti noti delle vacanze extralusso - dalle Alpi svizzere alle spiagge della Sardegna - spesso portandosi appresso signorine da bunga bunga.
La morte di Boris Berezovski, avvenuta in circostanze ancora da chiarire sabato 23 marzo a Londra, ha riportato l'attenzione su questa classe di magnati guardati con sentimenti misti in Occidente (per la poca affinità alla nobiltà europea, ma pur sempre con i portafogli sempre gonfi da far sorridere le banche londinesi e svizzere) e largamente disprezzati a casa propria.
OLIGARCHI LONTANO DAL CREMLINO. Perché in realtà i ricconi dell'ex Urss non sono tutti della stessa pasta.
I vari Roman Abramovich e Berezovski, entrambi rifugiatisi nella capitale britannica che negli ultimi 20 anni è diventata il porto d'arrivo per miliardari veri e presunti, rappresentano solo una variante dell'oligarchia che per varie ragioni si è trasferita, del tutto o in parte, lontano dall'ombra del Cremlino. E che prova a muovere le proprie trame lontano dai paparazzi.
PUTIN CONTRO I RICCHI DI RUSSIA. Nulla da stupirsi, quindi, se in Russia non si versano lacrime per la scomparsa di Berezovski, peraltro uscito perdente nel 2012 da un processo-spettacolo che l'ha messo di fronte proprio al vecchio amico e socio Abramovich.
E non c'è da nemmeno da sorprendersi se Vladimir Putin, nonostante le obbligate proteste ufficiali, si sia fregato le mani alla sola idea che chi avesse esportato illegalmente capitali a Cipro debba ora essere chiamato dall'Europa a lasciarsi mettere le mani nelle tasche.
I PIÙ FURBI HANNO EVITATO CIPRO. Il baccano contro il prelievo forzoso d'altra parte è stato fatto soprattutto dagli oligarchi di piccolo e medio taglio, che è forse un'esagerazione definire tali: si tratta soprattutto dei rappresentanti di quella classe medio-alta creatasi nel periodo putiniano e che non è ancora abituata alle buone maniere occidentali.
Dietro le quinte sono rimasti gli esemplari della seconda specie, quella più schiva alla ribalta dei media, ma decisamente più potenti. Che si sono limitati a spostare soldi e asset verso altri lidi.
I miliardari hanno già spostato le ricchezza dall'isola di Afrodite
Tra quelli che hanno scelto mete diverse da Nicosia, c'è per esempio Alisher Usmanov (numero uno per ricchezza del Paese con un patrimonio di 17,6 miliardi di dollari nel 2013) che ha già trasferito a gennaio buona parte dei suoi asset dalla Russia e da Cipro in una nuova holding, la Usm, conglomerato con interessi in qualsiasi settore: dai minerali alle infrastrutture tecnologiche.
Oppure come Dmitry Rybolovlev (14esimo uomo più ricco in Russia con 9,1 miliardi di dollari), ex padrone del colosso chimico Uralkali e maggior azionista della Bank of Cyprus.
TENTATIVI FALLITI IN POLITICA.Rybolovlev nel 2011 ha ceduto la maggioranza di Uralkali a Suleiman Kerimov (posizione numero 20 nella classifica dei supermiliardari, 7,1 miliardi di dollari in cassaforte) che ha forti interessi sull'isola di Afrodite tramite la Aniket Investments Limited.
Kerimov è compagno d'affari di Mikhail Prokhorov, miliardario poco più che 40enne (decimo in Russia con un patrimonio personale di 10 miliardi di dollari, secondo Forbes) e scapolone d'oro, che nel 2012 tentò la corsa presidenziale contro Putin.
I due, insieme, possiedono la Polyus Gold, la più grande società in Russia che tratta in oro.
LA PASSIONE PER DONNE E MOTORI. Tuttavia, Kerimov si è fatto un nome sulla stampa occidentale non certo per i proprio investimenti. È infatti diventato famoso nel 2006, quando si è schiantato in Ferrari a Nizza, facendo parlare per la prima volta di sé e della presunta modella che aveva al suo fianco.
E d'altronde nel 2007 Prokhorov era diventato una celebrità in Francia per un'accusa di sfruttamento della prostituzione fattagli dalla polizia locale: aveva fatto arrivare a Courchevel qualche amica di troppo per riscaldare il Capodanno. Gli toccò fare tre giorni di prigione per chiarire che in fondo si trattava solo di amiche e non di un traffico da criminalità organizzata.
I PIÙ ANZIANI SONO RIMASTI A MOSCA. Sta in questi episodi la differenza tra le due razze di oligarchi prodotti dal disfacimento del regime: la prima categoria giovane e rampante, normalmente sotto i 50 anni; l'altra, over 60, figlia di una vecchia scuola silenziosa, per lo più rimasta in patria.
A quest'ultima appartengono, per fare qualche nome, Vagit Alekperov (magnate della Lukoil, secondo gruppo petrolifero russo) ed Evgeny Yevtushenkov (al quale fa capo il 60% di Sistema, la più grossa holding nazionale, con interessi a tutto campo, dalle assicurazioni all'informatica).
Gli anziani potenti di Russia solo in casi estremi fanno capolino nella cronache, anche economiche, dei media occidentali e hanno costituito con il potere un legame proficuo. Per tutti.
Certo, ogni tanto anche qualcuno dei vecchi espatria, come l'ex sindaco di Mosca Yuri Lushkov che ormai se ne sta nella tranquilla Vienna, dove nel 2007 è stato addirittura premiato per meriti non meglio identificati al servizio della capitale austriaca.
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