Negli Usa si sta legiferando sulla privacy digitale sul posto
di lavoro. Tra garantismo e invadenza l'equilibrio è precario
MILANO - Il datore di lavoro può accedere al profilo dei dipendenti sui social network? È questa in soldoni la domanda che si sta ponendo il legislatore americano. Anzi i legislatori, quelli dei singoli stati federali. E non sempre la risposta è condivisa e unanime. Nello stato di Washington è stato appena introdotto un emendamento alla nuova legge sulla tutela dei dati personali sul luogo di lavoro che consente al capo di richiedere la password di Facebook e Twitter dei dipendenti. In California è entrata in vigore una legge a inizio 2013 e in altri 33 stati si sta discutendo in materia.
CRITICHE - Il problema principale sollevato dall'emendamento è che non è chiarito in quali casi un'indagine interna può portare all'accesso coatto all'identità social dell'indagato. Stando al testo presentato la discrezionalità sarebbe tutta nelle mani dell'azienda. Così almeno lamenta la Electronic Frontier Foundation (EFF), organizzazione a tutela dei diritti dei cittadini in era digitale. Dave Maas ha equiparato la violazione dei profili sui social network all'infrazione della proprietà privata: "avranno il diritto di entrare nelle nostre residenze digitali", come ha dichiarato ad Associated Press. Tra l'altro l'invasione della privacy riguarderebbe non solo il dipendente ma anche la sua rete di amici digitali.
CALIFORNIA E ITALIA - In California la legge è invece più garantista nei confronti del lavoratore, e l'accesso ai profili social dei dipendenti, solo in caso di indagini interne, può essere richiesta ma non imposta; inoltre ai lavoratori è riconosciuto il diritto di accedere alla propria identità digitale anche coi mezzi messi a disposizione dell'azienda. In Italia non c'è una legislazione ad hoc che riguardi la tutela dell'account Facebook, Twitter o LinkedIn. Lo Statuto dei lavoratori del 1970 però vieta esplicitamente "l'uso di impianti audiovisivi e altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell'attività dei lavoratori" e quindi l'invadenza dei datori di lavoro dovrebbe essere sufficientemente frenata. In fondo è più una questione di diritto che di tecnologia.
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