Non vorrei essere nei panni di Larry Page, non in questi giorni almeno. Da quando Mark Zuckerberg ha deciso di inglobare Instagram scucendo oltre un 1 miliardo di dollari, alcune fra le più influenti testate del web si sono unite in un coro compatto: Larry, lascia perdere la rivalità con Apple, gli smartphone e i tablet, svuota le tasche e compra Pinterest.
Certo, Pinterest non è in vendita, ma nemmeno Instagram lo era, e se ogni cosa ha un prezzo Google è uno dei pochi attori sul palcoscenico della Silicon Valley che ha le tasche sufficientemente gonfie per fare una mossa simile. A dire il vero, qualcosa di simile lo ha già fatto, nel 2006 haacquisito YouTube per 1,65 miliardi di dollari. All'epoca in molti avevano schernito Google per questa mossa, giudicandola senza mezzi termini un'idiozia, ma oggi YouTube è un dolmen di acciaio inossidabile e quegli stessi scettici si sono ormai rimangiati tutto, posate comprese.
Ma perché Google dovrebbe comprare Pinterest? Per via della supposta ossessione che ha per Facebook, per non perdere terreno nella guerra contro Zuckerberg? La realtà è che tra tutti i motivi per cui a Mountain View potrebbero decidere di comprare Pinterest, la rivalità con Facebook è quello meno importante. Pinterest non è un equivalente di Instagram, non è un altro YouTube, e tantomeno un dinosauro dell'hi-tech rimpinzato di brevetti come Motorola. Pinterest è qualcosa di più.
Innanzitutto è una piattaforma che ha bruciato ogni record di crescita, accumulando più di 10 milioni di utenti attivi nel giro di sei mesi. Inoltre, si è piazzato sul podio dei siti che convogliano più traffico in Rete (terzo, dopo Facebook e Twitter). Un podio su cui Google+ non è mai riuscito a salire, per intenderci. Naturalmente, però, non è solo una questione di numeri.
Pinterest è un creatura nuova nel panorama dei social media. Ha un'architettura social ma non è un social-network vero e proprio (il baricentro della sua attività non sono le persone e le loro interazioni, bensì i contenuti postati), inoltre, può essere utilizzato per cercare e scoprire nuovi contenuti senza essere un motore di ricerca vero e proprio. Volendo dargli un'etichetta, Pinterest è una chimera che fonde social network,discovery engine e social curation. In parole povere: uno strumento con cui l'utente si tiene in contatto con persone che hanno gusti simili, un "motore di scoperta" grazie a cui scopre nuovi contenuti senza bisogno di doverli cercare e allo stesso tempo un piattaforma di catalogazione dei contenuti in Rete.
Comprando Pinterest, dunque, Google avrebbe accesso a uno strumento già rodato per muovere un passo in un territorio ancora poco esplorato. Sarebbe una mossa azzardata, certo, ma sempre più convincente che continuare a rincorrere Facebook imbellettando Google+ fino allo sfinimento. Se Google vuole continuare ad essere leader incontrastato nel settore dei motori di ricerca, deve fare di tutto per essere costantemente un passo avanti rispetto alla concorrenza, e l'integrazione di Pinterest potrebbe aiutare.
A questo ragionamento se ne aggiunge un altro. Se Facebook ha acquisito Instagram non è stato solo per avere nel proprio recinto l'app più in voga del momento, ma anche per via di una strategia difensiva. Instagram ha i numeri per diventare lo standard per quanto riguarda il photo-sharing, e Facebook non poteva permettersi che centinaia di milioni di utenti smettessero di condividere foto sulla Timeline. Non a caso, l'acquisizione è arrivata subito dopo l'enorme successo che l'app ha riscontrato dopo il suolancio in versione Android. Allo stesso modo, Google potrebbe decidere di acquisire Pinterest prima che questa diventi uno standard (cosa che sta già accadendo, a giudicare dalla quantità di cloni che Pinterest sta seminando).
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