elettorale per la Moratti. Il presidente Catania: "Sorpreso e indignato dalla decisione"
Nello stesso giorno arrivano due annunci: l'aumento del biglietto dei mezzi pubblici dopo dieci anni e la revoca del consiglio di amministrazione di Atm, l'azienda dei trasporti milanesi, per i "privilegi inaccettabili" concessi a vertici e dirigenti, segno di una "mancanza di sobrietà", ma anche per l'uso "a fini elettorali" dell'azienda stessa che portano a una "impossibilità di ogni rapporto fiduciario".
La giungla dei privilegi di Atm Lega, spremute d'arancia contro il sindaco
Il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ha deciso di procedere come un panzer sulle società controllate del Comune: dopo averlo fatto con l'azienda che prepara i pasti nelle mense scolastiche, ieri ha mandato la revoca dell'incarico a Elio Catania, il manager che dal 2007 era a capo della società. "Stupore e indignazione, questo è il sentimento che mi ispira quanto avvenuto, per come è avvenuto e per quanto dichiarato dal sindaco", è la reazione che Catania affida a un comunicato di fuoco.
Una poltrona, la sua, da tempo al centro di polemiche: nel 2009 la Corte dei conti gli aveva chiesto di scegliere tra i due incarichi (amministratore delegato e presidente) e Catania aveva risolto facendosi nominare invece group ceo, un "super-ad" delle 11 controllate di Atm, sommando 486mila euro annui di stipendi ai corposi gettoni per le cariche in Telecom e Intesa San Paolo. Con lui erano arrivati in Atm diversi dirigenti con benefit inaccettabili per i sindacati: dal leasing della Jaguar scaricato sui conti dell'azienda (come il posto nel garage vicino casa dell'autista), all'affitto pagato per due anni e ai buoni benzina. In più, nell'ultimo scorcio di campagna elettorale delle Comunali, Atm aveva "collaborato" a diverse iniziative elettorali della Moratti.
"Alcune scelte effettuate dagli amministratori di Atm sono chiaramente classificabili come sprechi e privilegi che noi non possiamo accettare": così ieri Pisapia ha motivato la revoca del cda, fatta utilizzando la prerogativa del sindaco mandare a casa i vertici delle partecipate entro 180 giorni dal suo insediamento. Niente spoils system, assicura Pisapia davanti alle (ovvie) accuse di voler sostituire suoi uomini ai morattiani ("La sinistra ha una fame di posti smisurata", attacca il leghista Matteo Salvini). "Sono scelte strategiche, e si deciderà caso per caso", assicura invece il sindaco. Quello che Catania non accetta è "l'accusa di sprechi: l'azienda è sana, in utile, non indebitata". E contrattacca: "Non sono mai stato ricevuto dal sindaco, come ha potuto valutare il mio lavoro?". Al suo fianco scende in campo la sua sponsor, Letizia Moratti. "Scelte immotivate e illegittime, appoggerò eventuali ricorsi di Atm", assicura l'ex sindaco.
Serve, a Pisapia e alla sua giunta, questo segnale nei confronti dei cittadini e anche di parte della sinistra: perché risponde e attenua in parte le tante critiche per l'aumento del biglietto del tram e per l'introduzione dell'addizionale Irpef. "Misure necessarie per chiudere il bilancio in rosso lasciato dalla Moratti", dicono Pisapia e l'assessore Bruno Tabacci (Bilancio): pagheranno l'Irpef (dopo il via libera del Consiglio comunale) i milanesi con un reddito da 33.500 euro in su. Da settembre, poi, il biglietto Atm aumenterà da 1 euro a 1,50, mentre non verranno toccati abbonamenti annuali e mensili e ci saranno agevolazioni per giovani, over 65, disoccupati e cassintegrati.
La giungla dei privilegi di Atm Lega, spremute d'arancia contro il sindaco
Il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ha deciso di procedere come un panzer sulle società controllate del Comune: dopo averlo fatto con l'azienda che prepara i pasti nelle mense scolastiche, ieri ha mandato la revoca dell'incarico a Elio Catania, il manager che dal 2007 era a capo della società. "Stupore e indignazione, questo è il sentimento che mi ispira quanto avvenuto, per come è avvenuto e per quanto dichiarato dal sindaco", è la reazione che Catania affida a un comunicato di fuoco.
Una poltrona, la sua, da tempo al centro di polemiche: nel 2009 la Corte dei conti gli aveva chiesto di scegliere tra i due incarichi (amministratore delegato e presidente) e Catania aveva risolto facendosi nominare invece group ceo, un "super-ad" delle 11 controllate di Atm, sommando 486mila euro annui di stipendi ai corposi gettoni per le cariche in Telecom e Intesa San Paolo. Con lui erano arrivati in Atm diversi dirigenti con benefit inaccettabili per i sindacati: dal leasing della Jaguar scaricato sui conti dell'azienda (come il posto nel garage vicino casa dell'autista), all'affitto pagato per due anni e ai buoni benzina. In più, nell'ultimo scorcio di campagna elettorale delle Comunali, Atm aveva "collaborato" a diverse iniziative elettorali della Moratti.
"Alcune scelte effettuate dagli amministratori di Atm sono chiaramente classificabili come sprechi e privilegi che noi non possiamo accettare": così ieri Pisapia ha motivato la revoca del cda, fatta utilizzando la prerogativa del sindaco mandare a casa i vertici delle partecipate entro 180 giorni dal suo insediamento. Niente spoils system, assicura Pisapia davanti alle (ovvie) accuse di voler sostituire suoi uomini ai morattiani ("La sinistra ha una fame di posti smisurata", attacca il leghista Matteo Salvini). "Sono scelte strategiche, e si deciderà caso per caso", assicura invece il sindaco. Quello che Catania non accetta è "l'accusa di sprechi: l'azienda è sana, in utile, non indebitata". E contrattacca: "Non sono mai stato ricevuto dal sindaco, come ha potuto valutare il mio lavoro?". Al suo fianco scende in campo la sua sponsor, Letizia Moratti. "Scelte immotivate e illegittime, appoggerò eventuali ricorsi di Atm", assicura l'ex sindaco.
Serve, a Pisapia e alla sua giunta, questo segnale nei confronti dei cittadini e anche di parte della sinistra: perché risponde e attenua in parte le tante critiche per l'aumento del biglietto del tram e per l'introduzione dell'addizionale Irpef. "Misure necessarie per chiudere il bilancio in rosso lasciato dalla Moratti", dicono Pisapia e l'assessore Bruno Tabacci (Bilancio): pagheranno l'Irpef (dopo il via libera del Consiglio comunale) i milanesi con un reddito da 33.500 euro in su. Da settembre, poi, il biglietto Atm aumenterà da 1 euro a 1,50, mentre non verranno toccati abbonamenti annuali e mensili e ci saranno agevolazioni per giovani, over 65, disoccupati e cassintegrati.
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