LA SENTENZA
La vicenda è quella che riguarda i coca party di Gianpi
Il giudice ha riconosciuto le attenuanti generiche
Inchiesta sul malaffare della sanità in Puglia:indagati i fratelli Tarantini (10 giugno)
BARI - L'imprenditore barese Gianpaolo Tarantini è stato condannato a due anni e due mesi di reclusione per detenzione ai fini di spaccio di cocaina. Lo ha deciso il gup di Bari Alessandra Piliego al termine del processo con rito abbreviato. La pena inflitta è inferiore a quella prevista nella proposta di patteggiamento (a due anni e sei mesi) respinta il 21 aprile scorso il gup di Bari Marco Guida che l'aveva ritenuta troppo mite. A Tarantini il giudice ha riconosciuto le attenuanti generiche e quella della collaborazione.
Tarantini dopo la sentenza
LA VICENDA - Il 21 aprile scorso il gup di Bari, Marco Guida, ritenendo la pena non congrua, aveva rigettato la richiesta di patteggiamento a due anni e sei mesi di reclusione proposta da accusa e difesa. Tarantini era presente in aula durante l'udienza (celebrata a porte chiuse) e ha reso dichiarazioni spontanee. Ha raggiunto il tribunale intorno alle 8.30 e l'ha lasciato, in attesa della lettura del dispositivo, a bordo di un'auto di grossa cilindrata con i vetri oscurati, accompagnato dal suo legale, Nicola Quaranta.
IL FILONE ESCORT - L'imprenditore barese è balzato all'onore delle cronache per le escort, tra cui Patrizia D'Addario, e le ragazze immagine inviate a feste organizzate nelle residenze private del premier Silvio Berlusconi tra il 2008 e il 2009. Per queste ultime vicende Tarantini è indagato da tempo dalla procura di Bari per favoreggiamento della prostituzione. Fu proprio Gianpi - secondo quanto ricostruito dalla procura - a presentare al presidente del Consiglio 30 giovani donne (tra loro c'erano appunto alcune escort) tra settembre 2008 e gennaio 2009. Questo filone d'indagine, nonostante il tempo trascorso, non è ancora giunto a conclusione.
LA DIFESA DI GIANPI - «Siamo contenti e soddisfatti di aver trovato un giudice sereno, competente e preparato che ha dato il giusto valore al comportamento tenuto da Tarantini nella fase delle indagini preliminari». Lo ha detto uno dei due difensori di Gianpaolo Tarantini, Nicola Quaranta, commentando la sentenza di condanna. Tarantini era assistito anche dall'avvocato Giorgio Perroni di Roma, presente in aula. «È stata riconosciuta l'attenuante della collaborazione con riferimento alla normativa sulla sostanza stupefacente che prevede una diminuzione di pena da metà a due terzi - ha detto Quaranta - e sono state riconosciute le attenuanti generiche». Alla domanda dei cronisti sulla richiesta di condanna avanzata oggi dalla procura (a quattro anni), superiore alla proposta di patteggiamento (a due anni e 6 mesi) di accusa e difesa respinta dal gup due mesi fa, e sulla pena inflitta oggi, inferiore a entrambe, il legale ha commentato: «Questa è la valutazione che ha fatto il giudice, queste sono state le nostre richieste oggi nel giudizio abbreviato. Le richieste che avevamo fatto in sede di patteggiamento erano determinate da altre condizioni». «Quanto alla richiesta della procura - ha sottolineato - mi risulta inspiegabile perché abbia voluto punire Tarantini con una richiesta di pena superiore a chi aveva contestato le proprie responsabilità ma fortunatamente il giudice ha apprezzato il comportamento tenuto dall'imputato sia durante le indagini che durante il processo e ha, per questo, riconosciuto una pena equa e proporzionata». Durante l'udienza, riferisce l'avvocato Quaranta, Tarantini ha rilasciato dichiarazioni spontanee: «Ha confermato - ha rimarcato - quello che aveva già detto durante la fase delle indagini preliminari ai pubblici ministeri, ammettendo sia l'acquisto di sostanze stupefacenti per uso personale che le cessioni a titolo gratuito in qualche occasione».
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