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28 apr 2011

Libia, mozione del Pd. Il voto ci sarà

ANCHE LA LEGA, CONTRARIA AI BOMBARDAMENTI, HA CHIESTO CHE SI ESPRIMANO LE AULE

La Camera si esprimerà il 3 maggio sulle nuove regole di ingaggio per i jet italiani. Ma il Pdl: da irresponsabili

Un tornado italiano nella base militare di Ghedi (Ansa)
Un tornado italiano nella base militare di Ghedi (Ansa)
MILANO - Il caso Libia approda ufficialmente alla Camera. E l'Aula sarà chiamata ad esprimersi con un voto. Come chiede l'opposizione e come tutto sommato vuole anche la Lega Nord. Il presupposto sarà la mozione che è stata presentata oggi dal Pd, primo firmatario il capogruppo Dario Franceschini. Un documento che, al di là del contenuto, avrà l'effetto di costringere la maggioranza a contarsi. «Non so cosa farà la Lega che fa la voce grossa in Padania e cala le braghe a Roma - ha commentato Franceschini -. Sono più propenso a pensare che calerà le braghe, ma se ci fosse un voto differenziato sarebbe crisi nei fatti. Il voto, in ogni caso, farà chiarezza perchè non si può andare avanti con il doppio gioco e le ambiguità». E' una prospettiva, quella della conta, su cui lo stesso Silvio Berlusconi ha ostentato ottimismo («Il voto non ci fa paura» ha detto nella notte replicando alla presa di posizione del Carroccio), ma che con la maggioranza che da tempo si regge ormai sui voti dei Responsabili qualche incognita la riserva.

L'APPELLO DEL PDL - Non è forse un caso che da Osvaldo Napoli, vicepresidente dei deputati del Pdl, sia partita una nota ufficiale per rimarcare che «quanti oggi chiedono il voto del Parlamento, non solo dalle opposizioni, sono gli stessi che considerano da sempre il presidente Napolitano un arbitro imparziale e un riferimento istituzionale insostituibile. Il presidente Napolitano ha detto, anche sulla vicenda libica, parole di assoluta chiarezza: il Parlamento si è già pronunciato e non serve un nuovo voto». Di rilievo quella sottolineatura «non solo dalle opposizioni» e di rilievo anche quanto segue nel comunicato: «L'imminenza del voto amministrativo sta facendo perdere il lume della ragione a più d'uno: pensare di spuntare un consigliere comunale in più costringendo il Parlamento a votare sulla Libia è l'aspetto più miserevole della politica. Confido che le opposizioni, e non solo loro (di nuovo un rimando alla Lega, che non viene citata esplicitamente ndr), rinsaviscano per il bene dell'Italia. Anche così potrebbero dar prova di saggezza e ricevere il premio degli elettori».

TENSIONI NELLA MAGGIORANZA - Tuttavia la tensione all'interno della maggioranza resta alta, come dimostrano anche le scaramucce verbali affidate alla Padania e al Giornale, il quotidiano della famiglia Berlusconi, che oggi ha dato esplicitamente la colpa a Tremonti dell'irrigidimento della Lega, ipotizzando che la vera questione non sia quella dell'immigrazione, bensì una ripicca per le vicende di Draghi alla Bce e dell'opa francese su Parmalat, avallate dal Cavaliere e sgradite al ministro dell'Economia. E una nuova tegola rischia di cadere con la sentenza della Corte di Giustizia Ue che ha bocciato la normativa italiana che prevede la reclusione per i clandestini che non rimpatriano, uno dei temi che stanno particolarmente a cuore al Carroccio.

BERLUSCONI DA NAPOLITANO - La conferenza dei capigruppo ha deciso che il voto sarà il 3 maggio: non solo su quella del Pd ma anche su altri testi, quello già presentato dell'Idv e quello annunciato del Terzo Polo, tutti finalizzati a far chiarezza sulla questione e a verificare l'esistenza di una maggioranza. Il presidente Gianfranco Fini, a quanto si apprende, nel corso della capigruppo, ha sottolineato che valuterà in modo scrupoloso se il voto sulle mozioni non vada a confliggere con il voto già espresso sulla risoluzione dell'Onu. Intanto si apprende che Silvio Berlusconi dovrebbe essere ricevuto oggi pomeriggio - intorno alle 18 - al Quirinale. Al centro del colloquio con il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, dovrebbero esserci i temi caldi della Libia e - secondo quanto riferito da fonti parlamentari - della situazione di governo. La scorsa settimana il premier aveva annunciato l'intenzione di informare il capo dello Stato della volontà di procedere alla nomina dei sottosegretari mancanti.

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