GUERRA. Il Raìs rianima il suo popolo dopo una serie di «tradimenti»
I governativi ricacciano gli insorti a est. Il governo minimizza la defezione del ministro degli Esteri
I ribelli sparano contro le forze lealiste nella zona vicino a Brega
Il colonnello Gheddafi resiste mentre il comando Nato intensifica i raid aerei sulla Libia. All'indomani della defezione del ministro degli Esteri Mussa Kussa, il leader rianima il suo popolo sfidando le potenze occidentali che stringono la morsa su Tripoli.
«Se continuano, il mondo entrerà in una vera e propria crociata. Hanno avviato qualcosa di pericoloso che non può essere controllata», è la dichiarazione rilanciata dalla tv libica. «I leader che hanno deciso di iniziare questa guerra tra cristiani e musulmani nel Mediterraneo e che hanno ucciso un gran numero di civili in Libia, sono impazziti per via del potere e vogliono imporre la legge della forza sulla forza della legge».
Il regime minimizza l'impatto della fuga a Londra del ministro degli Esteri, Mussa Kussa, al quale - precisa il Foreign Office - non è stata offerta alcuna immunità. Mentre la rete televisiva Al Arabiya informa che un altro pezzo da novanta, il capo dell'intelligence Abu-Zayd Durda, ha trovato scampo in Tunisia. Da Bengasi gli insorti rilanciano la richiesta di armi a Londra, Parigi e Washington. Ma incassano il secco «no» di Nato e Turchia.
Intanto sul campo i governativi ricacciano gli insorti verso est malgrado una decina di attacchi dell'aviazione franco-inglese. Dopo aver riconquistato Ras Lanuf, la 32a brigata di Khamis Gheddafi è giunta alle porte del centro petrolifero di Brega. Le sue unità veloci e ben coordinate hanno messo in fuga i ribelli: che ai primi spari scappano. Colonne di fumo si alzano dalla periferia nord-est della città. Ad ovest l'artiglieria pesante continua a colpire Misurata, la terza città libica. Mentre i caccia Tornado bombardano le linee dei governativi: distrutti due blindati e tre carri armati.
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