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5 apr 2011

Caso Ruby, processo via da Milano


Camera vota il conflitto attribuzioni

FOTO ANSA
22:54 - La Camera si è espressa sul caso Ruby, nel processo che vede imputato il premier Silvio Berlusconi, a favore della richiesta del Pdl di sollevare davanti alla Corte costituzionale un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato. In tal modo si sposterebbe la causa dal Tribunale di Milano al Tribunale dei ministri in quanto uno dei reati, la concussione, è di tipo ministeriale. L'Aula ha votato con 314 sì e 302 no con uno scarto di 12 voti.
Cautela di Ghedini: "Tanto i giudici di Milano faranno quello che vogliono"
Molto cauto Niccolò Ghedini, avvocato del premier Berlusconi, su come il voto di Montecitorio influirà sul processo. A chi gli chiede se a questo punto il procedimento debba essere sospeso, Ghedini, riferendosi ai giudici di Milano risponde: "Faranno come sempre quello che vogliono". 

Scarto di 12 punti
Il voto si è svolto con 314 sì con uno scarto di 12 rispetto ai no. Ad appoggiare la maggioranza anche tre deputati del gruppo misto: i libdem Daniela Melchiorre e Italo Tanoni e Aurelio Misiti. La stessa maggioranza di 314 voti che ha respinto il voto di sfiducia al premier il 14 dicembre 2010; che ha respinto la mozione di sfiducia al ministro dei Beni Culturali, Sandro Bondi; che ha votato la fiducia al federalismo municipale. 

Il premier punta a 330 consensi
Sette, tra deputati e ministri, gli assenti del Pdl/Lega, in missione o in malattia. Tra questi il premier, Silvio Berlusconi, il ministro dell'Interno Roberto Maroni e i deputati Giuseppe Palumbo, Alessio Bonciani, Giuseppe Angeli e Antonio Gaglione. Con loro la maggioranza arriva a 321 anche se il premier, per stare più tranquillo, punta a 330 consensi. Il plenum della Camera è di 630 deputati, la maggioranza è fissata a quota 316; o 315 considerato che il Presidente non vota. Dopo le elezioni del 14 aprile 2008, a Montecitorio l'esecutivo poteva contare su 346 voti.

Fini: "Soglia minima ma maggioranza c'è"
Questo zoccolo di 314 consensi ottenuti anche oggi dal governo è per Gianfranco Fini "una soglia minima, che può non essere sufficiente a governare i (tanti) problemi del Paese. Ma - conviene il presidente della Camera - al voto si va solo se in Parlamento non c'è una maggioranza" e "in questo caso la maggioranza c'è ancora: forse più numerica che politica, ma c'è ancora". 

Pd: "330 miraggio del premier"
Per l'opposizione "i 330 sono un miraggio del premier che come tutti i miraggi si allontana" commenta il capogruppo Pd, Dario Franceschini. Ma 12 voti di differenza "bastano" per il leader della Lega, Umberto Bossi. 

I timori di Napolitano

La giornata parlamentare riporta d'attualità i timori espressi nei giorni scorsi dal Presidente della Repubblica. Giorgio Napolitano aveva espresso ai partiti convocati al Colle il timore che gli attuali numeri alla Camera non siano sufficienti a garantire la governabilità, un tranquillo svolgimento del lavoro ordinario delle Camere ed una normale divisione di ruoli tra 

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