Per il critico ipotesi di un "alto commissariato". Sponsor politico dell'operazione sarebbe la Lega. Voci anche di una nomina a sottosegretario. Ma l'interessato smentisce
ROMA - Vittorio Sgarbi si fa sponsorizzare dalla Lega e dichiara guerra a Giancarlo Galan. La lotta tra il critico e il ministro, iniziata quando Sgarbi è stato escluso dal concorso per la soprintendenza di Venezia, è ormai diventata uno dei capitoli dell'eterno conflitto tra Galan e Gianluca Zaia, due veneti che si sono scambiati i ruoli di governatore del Veneto e ministro delle Politiche agricole. Oggi Galan guida i Beni culturali e si è già meritato da Sgarbi non pochi improperi. L'ultima raffica è di ieri pomeriggio: "Galan? È un pigro che preferisce la pesca al lavoro. Lo definirei un "banal grande"".
La baruffa goldoniana è in realtà una tessera dello scontro tra Berlusconi e la Lega. Ma potrebbe sfociare, se le voci di ieri pomeriggio diventassero realtà, nelle dimissioni lampo del ministro dei Beni culturali, insediatosi poco più di un mese fa nel posto lasciato da Sandro Bondi. Nei giorni scorsi infatti Sgarbi ha incontrato i vertici leghisti: "Ho visto Zaia e Maroni - afferma il critico - e ho trovato con loro molte consonanze, a partire dal no alla scelta di bombardare la Libia. Sulla mia candidatura a soprintendente di Venezia sono sempre stato sostenuto da Zaia". L'incontro spiega perché ieri pomeriggio, anche prima che Berlusconi salisse al Quirinale, circolasse con insistenza la voce della nomina di Sgarbi a sottosegretario. Un'ipotesi che Galan vede, ovviamente, come il fumo negli occhi: cacciato dalla porta della soprintendenza veneziana, Sgarbi si installerebbe direttamente al ministero dei Beni culturali. Le pesanti dichiarazioni del critico nei confronti del ministro sembrerebbero però sconsigliare questa scelta. Che non sembra gradita nemmeno allo stesso Sgarbi: "Tengo molto - fa sapere il critico - alla trasmissione televisiva che partirà il 18 maggio prossimo. È dieci anni che attendo un contratto in Rai".
Ma c'è un secondo scenario, meno legato ai tempi stretti del rimpasto di governo, che potrebbe invece interessare lo stesso Sgarbi provocando le dimissioni di Galan. È l'ipotesi, paventata ieri ai piani alti del ministero, che il critico possa essere nominato da Berlusconi "Alto commissario alla cultura", una sorta di ministro-ombra. L'idea di una nomina a commissario era circolata già nelle ore immediatamente successive alla bocciatura di Sgarbi alla soprintendenza veneziana. Ma si trattava di un'ipotesi ben più modesta dell'attuale: l'incarico di commissario della cultura italiana all'estero doveva avere principalmente l'effetto di stemperare l'irritazione del critico. L'istituzione di un "Alto commissariato alla cultura" in Italia equivale invece alla creazione di un vero e proprio dicastero-ombra. In questa ipotesi, si faceva sapere ieri al ministero, Galan si dimetterebbe immediatamente.
Resta da capire per quale motivo la Lega voglia avere un suo uomo - o comunque una figura di suo gradimento - ai Beni culturali. Una spiegazione potrebbe essere nella conclamata inimicizia del Carroccio verso Galan, reo di aver combattuto, da ministro dell'Agricoltura, i truffatori delle quote latte strenuamente difesi da Bossi e da Zaia che aveva diretto l'Agricoltura prima di Galan. Ma c'è un secondo e più concreto motivo: il ministero dei Beni culturali ha titolarità sui piani paesaggistici delle Regioni e delle Provincie. Un capitolo importante nella pianificazione urbanistica ed è probabile che gli amministratori leghisti del Nord vogliano avere qualcuno di cui fidarsi a Roma. Così la nomina di Sgarbi, o addirittura le dimissioni di Galan, potrebbero diventare uno dei "contentini" offerti a Bossi per far digerire ai leghisti lo strappo sulla Libia.
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