L'organismo sindacale uscente attacca il direttore del telegiornale della rete ammiraglia di viale Mazzini. E passa in rassegna la sua conduzione: dalle escort al Rubygate. La replica: "E' una cosa paradossale, singolare, assurda. Sono malati di un'ideologia che è finita da un pezzo"
ROMA - Un 'libro bianco' sulla direzione del Tg1 di Augusto Minzolini. E' quello realizzato dal comitato di redazione uscente del Tg1 (Alessandra Mancuso, Alessandro Gaeta e Claudio Pistola) che passa in rassegna il telegiornale della rete ammiraglia di viale Mazzini. Sono pagine e pagine cariche di critiche alla conduzione di Minzolini, dense di quelle che il cdr definisce omissioni, sottovalutazioni e vere e proprie "raffinate tecniche di disinformazione". Ed ancora:; "Faziosita', silenziatore sulle posizioni critiche nei confronti del governo, campagne contro, nessun diritto di replica, politica ridotta a pastone". Immediata la replica del direttore: "'E' una cosa paradossale, singolare, assurda. Sono malati di un'ideologia che è finita da un pezzo".Scorrere le molte pagine è come fare una full immersion sul giornalismo targato Minzolini. Che, al momento dell'insediamento, nel giugno 2009, dice: "Il mio Tg si occuperà della vita reale della gente". Da allora ad oggi è stato un continuo di polemiche, calo di ascolti, tensioni con la redazione, editoriali sempre in sintonia con il governo, notizie abilmente sottaciute. Altre, altrettanto abilmente pompate.
Qualche esempio, tratto dal dossier dei giornalisti Rai. Delle escort nelle residenze del premier non si parla. Perché, spiega Minzolini, "è solo gossip, non ci sono notizie". Della Gelmini e della sua riforma aspramente contestata neanche. Meno che mai di Brunetta che se la prende con
la sinistra "che deve andare a morire ammazzata". A ottobre 2009 il cdr protesta e chiede che il Tg non sia "schierato". Per tutta risposta Minzolini va in video e, come aveva invocato Berlusconi pochi giorni prima, chiede il ritorno "all'immunità parlamentare". A dicembre un milione di persone in piazza per il No B dayvalgono un servizio di un minuto e trenta. Avanti così. Berlusconi viene colpito in piazza Duomo da uno squilibrato e Minzolini va in video a dire "basta al clima d'odio". Gennaio 2010 comincia con un editoriale in cui si paragona Craxi a Reagan e Wojtyla: "Fu un capro espiatorio". Scoppia lo scandalo appalti a L'Aquila. Nuova scesa in campo del direttore a difesa del capo della Protezione Civile Guido Bertolaso: "No alla gogna mediatica".
La trasformazione dell'assoluzione per prescrizione in una ben più rassicurante semplice assoluzione del premier implicato nel caso Mills è ormai storia. Tanto che telefonate e mail di protesta inondano la redazione. Al Tg1, denuncia il cdr, cominciano le "epurazioni" dei giornalisti "sgraditi" al direttore. Da Tiziana Ferrario a Paolo di Giannantonio. Pochi giorni dopo se ne andrà anche Maria Luisa Busi. Il 10 giugno 2010 nuova apparizione video di Minzolini che, in piane crisi, esalta i risultati economici ottenuti dal governo. Scoppia il caso della casa del ministro Scajola. E al Tg1 si parla di "corsi di galateo per cani". Non mancano i continui attacchi a Repubblica, "il giornale politico per eccellenza". Perfetta, invece, la sintonia con Panorama, Giornale, Libero.
Il 14 gennaio 2011 Berlusconi viene indagato per concussione e favoreggiamento di prostituzione minorile. Giornali e siti sono pieni di verbali e intercettazioni. Per Minzolini, però, la notizia vale solo la terza posizione in scaletta, a dieci minuti dall'inizio del Tg serale. Ecco cosa si legge nel dossier: "Nel servizio solo gli estremi della notizia e nulla sulla sostanza: le notti passate da Ruby ad Arcore, il bunga bunga. Poi ecco la replica affidata all'avvocato del premier. Infine il procuratore capo Bruti Liberati, che ricorda 'che c'è sempre il principio di non colpevolezza'". Nei giorni seguenti "sparisce" la notizia degli appartamenti in via Olgettina, niente sull'interrogatorio della Minetti, niente sui tabulati telefonici.
Il 16 e il 19 ampio spazio a due videomessaggi di Berlusconi, mentre si continua a glissare sull'inchiesta Rubygate. Cose private, si dirà. Di nessuna importanza politica. Sarà, ma colpisce però la prontezza che il Tg1 dimostra sulla vicenda della casa di Montecarlo tirando in ballo il presidente della Camera Gianfranco Fini. Servizi e servizi su una questione da cui Fini uscirà senza coinvolgimento.
Nel frattempo Berlusconi irrompe al telefono durante la trasmissione di Gad Lerner sullo scandalo Ruby. Il Tg1 ne parla, ma "non spiega cosa l'abbia provocata e non fa sentire i momenti salienti della scenata del premier".
Imperversano, però, i servizi "di intrattenimento". Qualche esempio? Uomini italiani sempre più casalinghi, un gorilla star del web, un giocatore di basket che resta appeso nel canestro, le volpi in città...
Nel dossier spiccano veementi campagne di stampa contro gli sprechi della Regione Sicilia governata dal terzopolista Raffaele Lombardo. Ma dove ci si dimentica della parentopoli che ha colpito il sindaco di Roma Gianni Alemanno. Il Tg1 si dedica agli sprechi siciliani il 3, il 4, il 5, il 6, il 9, il 10 gennaio 2011. Mentre dello scandalo che investe l'amministrazione capitolina e dello scioglimento della giunta si fa fatica a trovare traccia. Se si esclude una dichiarazione di Alemanno che parla della chiusura "di una fase di governo che ha ottenuto grandi risultati".
A fine gennaio 2011 il cdr prende carta e penna e fa i conti. "Si è chiusa per il nostro telegiornale una settimana che dovrebbe indurci a una riflessione sulla qualità e sull'autorevolezza del Tg1: la media dei telespettatori sintonizzati sull'edizione delle 20 da lunedì 24 a domenica 30 è stata del 24,3 per cento. Venerdì abbiamo toccato il 22,83 per cento, uno dei risultati più negativi nella storia del Tg1. Anche ieri la media del Tg1 delle 20 è stato del 23.30. La questione riguarda tutti e il nostro futuro: ne vogliamo parlare?".
Il dossier dal Cdr uscente sarà presentato alla direzione relazioni industriali e alla direzione risorse umane dell'azienda di viale Mazzini in occasione della riunione della commissione paritetica Rai-Usigrai in programma il 6 aprile
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