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1 mar 2011

Prelievo del Dna a dieci persone per trovare chi ha ucciso Yara

LA SIM NEL GIUBBOTTO DELLA VITTIMA. POLEMICHE SULLE RICERCHE

Abitano nella zona e hanno precedenti per aggressioni a sfondo sessuale

Fiori e messaggi sul banco di Yara (Lapresse)
Fiori e messaggi sul banco di Yara (Lapresse)
BERGAMO - Da dove ricominciare con le indagini sull'omicidio di Yara Gambirasio, in attesa che dall'autopsia giungano informazioni in grado di indirizzare la bussola della verità? L'ipotesi che circola negli ambienti investigativi nelle ultime ore è la seguente: acquisire il Dna da una decina di persone che abitano nella zona e hanno precedenti per aggressioni a sfondo sessuale per poi poter confrontare l'impronta genetica con tracce da ritrovare sul cadavere della ragazzina. L'iniziativa pare dettata dalla logica innanzitutto ma è supportata anche dai primi riscontri oggettivi che paiono affiorare dopo oltre tre mesi di buio. Se Yara è rimasta vittima di un maniaco e se questo maniaco è qualcuno che aveva adocchiato lei e conosceva i dintorni di Brembate, allora la prima pista da esplorare è quella dell'archivio: ripescare casi di violenza sessuale e accendere un faro su chi li commise.

Questa intuizione, però, ha bisogno di un presupposto e cioè che sul corpo di Yara sia rintracciabile il Dna dell'aggressore. L'impresa non appare facile: lunedì il pool di esperti dell'istituto di medicina legale di Milano, coordinati dalla dottoressa Cristina Cattaneo ha lavorato fino a tarda ora sul tavolo operatorio ma al momento non sono trapelate indiscrezioni; si sa semplicemente — ma questa non è una novità— che il cadavere era in condizioni pessime (il volto, ad esempio, era quasi del tutto scarnificato) e che sarà difficile persino stabilire con certezza la presenza di coltellate sui tessuti. Ma intanto la macchina delle indagini non si ferma agli esami medico legali.

Lunedì mattina polizia e carabinieri sono tornati nel campo in fondo a via dei Bedeschi a Chignolo d'Isola dove è stata trovata Yara, per eseguire una serie di prove: cronometro alla mano è stato calcolato il tempo che un'auto impiega per coprire il percorso dalla palestra di Brembate a Chignolo; test ripetuto più volte perché le vie d'accesso al terreno che è stato per tre mesi la tomba di Yara sono ben cinque. Alla prova del cronometro ne verrà accostata un'altra: i tabulati con i numeri di telefono agganciati alla cella di Brembate la sera del 26 novembre (quando la studentessa sparì) verranno messi a confronto con gli identici elenchi della cella di Mapello e di Chignolo; tra i numeri presenti in entrambi i luoghi ci dovrebbe essere anche quello dell'assassino.

Uccisa con almeno sei coltellate

A proposito di telefoni, c'è un dettaglio che fa riflettere: la sim card del cellulare di Yara è stata trovata in una tasca del giaccone della ragazzina. Come interpretare questo dato? Forse l'aggressore ha costretto la vittima a togliere quell'elemento dal telefonino per non lasciare impronte digitali (ipotesi realistica) oppure ha voluto lasciare sul luogo del delitto un qualche segnale (ipotesi suggestiva).

Gli inquirenti stanno anche rivolgendo la loro attenzione alla discoteca «Sabbie Mobili Evolution», situata a un centinaio di metri dal luogo del ritrovamento: si ritiene che l'assassino conoscesse quella zona, forse proprio per averla frequentata.

«Ammazzata da più persone»

Infine, in queste ore si affaccia qualche polemica sui controllieffettuati nelle scorse settimane dai volontari nella zona di Chignolo: ci si chiede come mai, nonostante sia stato accertato che il terreno era stato passato in rassegna almeno due volte, una delle quali anche con l'aiuto di alcuni cani, nessuno abbia notato il cadavere di Yara. Una critica che ha generato nervosismo nell'ambiente della Protezione civile di Bergamo che da lunedì sera ha decretato il silenzio stampa. È anche trapelato che sono stati ascoltati tutti i volontari che a dicembre perlustrarono la radura di via dei Bedeschi; lontano da ogni polemica sull'efficienza delle ricerche, gli inquirenti hanno solo voluto accertare l'ipotesi che Yara possa essere stata portata lì in un periodo successivo alla morte. Uno scrupolo, più che altro, in quanto le risultanze medico legali non lasciano molti dubbi sul fatto che la ragazzina sia stata portata a Chignolo nelle ore immediatamente successive alla scomparsa da Brembate.

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