Clinton: "È tempo che il Colonnello se ne vada, non ha più potere". Il Raìs: "Mi sento tradito dall'Occidente". Nominato negoziatore per trattare con i ribelli, mentre gli aerei fedeli al regime bombardano depositi di munizioni vicino a Bengasi e preparano un nuovo attacco a Zawia. I rivoltosi si riuniscono per marciare sulla capitale.
TRIPOLI - Mentre a Ginevra i ministri degli esteri Onu e l'Unione europea si sono riuniti per varare le sanzioni contro Gheddafi, i rivoltosi libici hanno iniziato a muoversi verso la zona occidentale del paese per unirsi alle forze di opposizione presenti nei pressi di Tripoli e lanciare l'assalto alla capitale. Allo stesso tempo le forze armate fedeli al regime hanno lanciato in serata un tentativo di attacco a Zawia, la cittadina a 45 chilometri da Tripoli che ieri era stata visitata da un gruppo di giornalisti internazionali. Il centro della città è in mano a un paio di migliaia di insorti che si sono barricati bloccando le strade e schierando sei carri armati e alcune autoblindo sottratte all'esercito e guidate da soldati passati dalla parte della ribellione. Uno degi giovani intervistati ieri da Repubblica a Zawia aveva raccontato di tre soldati libici morti e aveva anticipato gli eventi di oggi: "Temiamo che vogliano riprovarci, sappiamo che hanno avuto ordine di fare nuovi attacchi". Nuove offensive delle forze fedeli al regime sarebbero avvenute anche a Misurata provocando la morte, secondo testimoni citati dall'agenzia France Press, di almeno due persone.Consiglieri militari in Cirenaica. Secondo Debka, un sito vicino ai servizi segreti israeliani, consiglieri militari Usa e europei sarebbero già in Cirenaica per aiutare i ribelli. Il raìs, intanto, ha incaricato, secondo Al Jazeera, l'ex capo dell'intelligence libica all'estero, Bouzid Durda, di negoziare con
i capi della rivolta. Stando a quanto ha dichiarato in un'intervista a un gruppo di giornalisti anglossassoni, il colonnello sarebbe però certo di essere ancora saldamente in sella. "Tutto il popolo mi ama, sarebbe disposto a morire per proteggermi: a Tripoli non ho visto manifestazioni di protesta", ha spiegato. Gheddafi ha comunque sostenuto di aver dato ordine di non sparare sui dimostranti e che in nessun caso userebbe armi chimiche per porre fine alla rivolta. Il colonnello ha quindi lamentato di essere stato tradito dai paesi occidentali e di non avere nessuna intenzione di andare in esilio: "Chi lascerebbe il proprio paese?", si è chiesto. Gheddafi ha infine invitato l'Onu a organizare una missione in Libia per verificare come stanno davvero le cose.
Unione europea vara sanzioni. L'Unione europea ha adottato nel primo pomeriggio un embargo sulle armi dirette alla Libia, oltre al congelamento dei beni e il blocco dei visti contro il leader libico Muammar Gheddafi e altri 25 funzionari del suo entourage. Bruxelles sta inoltre pensando all'ipotesi di convocare un vertice straordinario "nel fine settimana" con i capi di Stato e di governo dei ventisette sulla crisi libica, dopo una richiesta in tal senso del presidente francese Nicolas Sarkozy. L'iniziativa avrebbe ottenuto l'appoggio dell'Italia e della Spagna, ma per il momento non è stata presa alcuna decisione formale (nel merito l'ultima parola spetta al presidente dell'Ue, Herman Van Rompuy). La responsabile della diplomazia europea, Catherine Ashton, avrebbe già dato il proprio via libera.
Clinton: "È tempo che Gheddafi se ne vada". Gheddafi sta usando "mercenari e teppisti" contro i civili. A ribadirlo è stata Hillary Clinton, al consiglio dei diritti umani dell'Onu in corso a Ginevra. Il segretario di Stato americano ha poi aggiunto: "per la gente in Libia è ormai chiaro: è tempo che Gheddafi vada via. Ora. Senza ulteriori violenze". Clinton ha poi chiesto che siano preparate "delle misure supplementari" per mettere fine alle violenze in Libia, senza che alcuna opzione "sia esclusa dal tavolo". Per la Casa Bianca, infatti, una possibile soluzione è l'esilio di Gheddafi. Un'altra, l'istituzione della no-fly zone. La Casa Bianca ha fatto sapere inoltre che gli Stati Uniti sono in contatto con alcuni gruppi di ribelli in Libia, ma la stessa Clinton, promettendo l'intervento di squadre umanitarie per alleviare la difficile situazione dei profughi al confine con la Tunisia, ha escluso che le navi da guerra americane prontamente spedite al largo delle coste libiche possano essere chiamate a intervenire militarmente. Il portavoce della Casa Bianca Jay Carney ha comunque precisato che è "prematura" la possibilità del riconoscimento di un qualche gruppo di oppositori da parte di Washington. Sempre da Washington si è appreso inoltre del blocco di beni riconducibili al dittatore libico per un valore di circa 30 miliardi di dollari.
Tpi apre inchiesta su eventuali crimini contro umanità. Dall'Aia, intanto, il procuratore della Corte penale internazionale, Luis Moreno-Ocampo, ha annunciato l'apertura di un esame preliminare sulle violenze in Libia, che potrebbe condurre a un'eventuale inchiesta su Muammar Gheddafi per crimini contro l'umanità. L'ufficio del procuratore esamina al momento le accuse di attacchi su larga scala condotti contro la popolazione civile.
Ribelli uniscono le forze per attacco finale. In Libia, stando a quanto riferisce il nuovo governo ad interim di Bengasi, i rivoltosi starebbero iniziando ad unire le loro forze per puntare verso Tripoli. Il principale ostacolo per la marcia sulla Capitale appare Sirte, città natale del leader libico, controllata dai miliziani fedeli al regime che hanno creato posti di blocco all'ingresso del centro abitato. "È diventata una roccaforte per Gheddafi più della capitale", ha spiegato un membro dell'opposizione di Bengasi. "I rivoltosi libici - ha dichiarato inoltre Hafiz Ghoga, portavoce del Consiglio nazionale libico presentato ieri a Bengasi - non vogliono alcun intervento straniero". Ma istruttori militari americani ed europei sarebbero già in azione. Secondo il sito Debka, ritenuto vicino ai servizi segreti israeliani, centinaia di consiglieri militari statunitensi, britannici e francesi sarebbero già in Cirenaica per collaborare con gli insorti contro il regime di Gheddafi.
Bombardati depositi di munizioni vicino a Bendasi. Oggi l'aeronautica militare libica fedele a Gheddafi avrebbe colpito dei depositi di munizioni nell'est del paese, controllato dalle forze ribelli. La zona bombardata è a 154 chilometri a ovest di Bengasi e 16 chilometri dalla costa meditarranea.
Arabia Saudita garantirà stabilità mercati petrolio. L'Arabia Saudita si è impegnata a garantire la stabilità del mercato petrolifero, in vista della persistente crisi politica in Libia. In un comunicato, l'esecutivo - riunitosi perr la prima volta sotto la presidenza del re Abdallah, tornato in paese la settimana scorsa dopo una lunga convalescenza - ha riaffermato la politica di Riyadh di "assicurare la stabilità del mercato petrolifero e di mantenere le forniture". E' di notizia di questa sera, comunque, stando a quanto assicurano gli oppositori del regime, che le esportazioni di greggio libico verso l'Occidente sarebbero riprese.
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