Nella capitale raid fino all'alba, aerei sulla residenza-caserma del Raìs. Scalo libico colpito dagli stealth Usa
Il lancio di un missile Tomahawk dal cacciatorpediniere Barry della Marina militare Usa che incrocia nel Mediterraneo orientale |
ESPLOSIONI LUNGO LA COSTA - Ai raid, cominciati sabato a Bengasi per far rispettare alle truppe del leader libico la no fly zone sul Paese decisa dalle Nazioni Unite, partecipano al momento Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti. Italia e Canada, gli altri due membri della coalizione internazionale, non hanno ancora preso parte attivamente agli attacchi. Ma il nostro Paese sta fornendo un importante supporto logistico attraverso la messa a disposizione della coalizione di sette basi militari. Poco prima dell'alba, un bombardamento ha preso di mira Tripoli e il dispositivo antiaereo nella capitale libica è entrato in azione. Il fuoco della contraerea è stato seguito da esplosioni e crepitio di armi automatiche. Il cielo della capitale è stato illuminato da traccianti e si sono udite frasi come «Allah è grande». Un aereo della coalizione ha sorvolato la zona a sud della città, dove si trova la residenza-caserma del Raìs a Bab al Azizia, stando a quanto riferisce un inviato dell'Afp che si trova in un hotel ad un chilometro dal bunker del Colonnello. Sempre all'alba le forze di Gheddafi avrebbero bombardato nuovamente Bengasi, secondo quanto riportato da Al Jazeera. Citando fonti anonime, il canale satellitare ha parlato di fuoco dai tank e lancio di razzi. Anche la città libica insorta di Misurata è ancora circondata dalle forze fedeli al leader libico e nel centro sono entrati in azione i cecchini sui tetti. Lo dicono testimoni residenti della terza città libica, circa 200 km a est di Tripoli.
BASI ITALIANE - La notte è trascorsa tranquilla nella base aerea del 37/o stormo dell'Aeronautica militare di Trapani Birgi. «Non è stato ordinato alcun attacco verso la Libia, nè e possibile prevedere che ciò accada», spiegano alla base. All'interno rimane comunque tutto pronto qualora questa ipotesi possa divenire reale. Rimangono infatti rischierati qui i caccia Tornado Ecr di Piacenza, specializzati nella distruzione delle difese missilistiche e radar, insieme ai Tornado Ids di Ghedi (Brescia), con capacità di attacco. Anche gli Eurofighter di stanza a Grosseto sono stati schierati a Trapani, dove già si trovano caccia F-16, aerei radar Awacs della Nato e aerei per il rifornimento in volo. Dalla base sarda di Decimomannu, nel corso della giornata, si potrebbero alzare in volo i caccia spagnoli giunti sabato in Sardegna.
«LA RISOLUZIONE 1973 È NULLA» - Attraverso un comunicato, il ministro degli Esteri libico ha fatto sapere che il regime chiede una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, spiegando di considerare nulla la risoluzione 1973 che impone la no fly zone sulla Libia, e ha annunciato che Tripoli non coopererà più nella lotta all'immigrazione clandestina. Ai raid delle forze alleate il Colonnello ha reagito fino a questo momento solo a parole con minacce gravissime: «il Mediterraneo - ha detto sabato sera attraverso un inusuale messaggio audio - è diventato un campo di battaglia». Il presidente del Parlamento Mohamed Zwei ha dichiarato che molti civili sono stati uccisi durante gli attacchi contro Tripoli e Misurata; ha inoltre ribadito che i ribelli sono appoggiati da Al Qaeda. Secondo la tv del regime, migliaia di libici si sono offerti come scudi umani attorno al bunker del Colonnello, mentre i morti per i raid occidentali, stando sempre alle fonti del regime, sarebbero almeno 48.
«CINA RAMMARICATA» - Sul fronte della diplomazia internazionale, il comitato dell'Unione africana sulla Libia ha chiesto lo «stop immediato a tutte le ostilità» in Libia. Membri del comitato avrebbero dovuto recarsi domenica a Tripoli ma non hanno ricevuto l'autorizzazione. E dopo la Russia, anche la Cina ha espresso il suo «rammarico» per gli attacchi della coalizione internazionale contro le truppe del Colonnello. Pechino, insieme a Mosca, entrambi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite con diritto di veto, si erano astenute al momento dell'approvazione della risoluzione 1973 che ha dato base legale all'intervento in Libia. Critiche a Barack Obama da Hugo Chavez. Il presidente venezuelano ha criticato il presidente americano che ha vinto il Nobel per la Pace «ma che sta portando avanti un'altra guerra come in Iraq e Afghanistan».
LA CONDANNA DEI TALEBANI - Dai talebani afghani arriva una condanna, senza minacce, delle «interferenze dell'Onu e dell'Occidente negli affari interni della Libia» perché esse «avranno conseguenze che sono contro gli interessi dei Paesi islamici». In un comunicato, il portavoce dei talebani rivolge anche un appello alla popolazione libica a prendere il controllo della crisi e a non permettere che altri gestiscano il suo futuro.
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