IL DELITTO DI AVETRANA
Carmine Misseri e Cosimo Cosma sono accusati
di concorso in soppressione di cadavere
Sarah Scazzi e Sabrina Misseri (Photomasi) |
INTERROGATE LE MOGLI - La misura della custodia cautelare in carcere è stata adottata per esigenze probatorie e ha una durata di 30 giorni. Al fratello e al nipote di Misseri il gip Rosati ha imposto nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere anche il divieto di parlare con i propri legali sino all'interrogatorio di garanzia. Nella caserma dei carabinieri di Manduria sono arrivate in mattinata le mogli dei due arrestati. Gli inquirenti le stanno interrogando con l'obiettivo di passare ancora una volta al setaccio i movimenti e le telefonate dei loro mariti il giorno in cui la 15enne scomparve e fu uccisa.
LE TELEFONATE - Per gli inquirenti, la prova del tentativo di Michele Misseri di coprire i due parenti che lo avrebbero aiutato nel sopprimere il cadavere di Sarah sarebbe nelle telefonate dell'uomo al fratello Carmine e al nipote, detto «Mimino » contenute nei verbali degli interrogatori. Le due telefonate sono proprio del 26 agosto 2010, giorno dell'uccisione della quindicenne. Alle 15.08, poco dopo l'omicidio di Sarah, Michele Misseri telefonò al fratello Carmine, ma su che cosa si siano detti quel giorno i due hanno riferito cose molto diverse. «Mi ha detto che Sarah non si trovava», ha raccontato Carmine in una deposizione, riferendosi a quella telefonata. Michele invece ha sempre detto di non ricordare quella frase e di aver riferito al fratello che, se lo avesse cercato la moglie, avrebbe dovuto rispondere che era andato in campagna perché «erano scappati i cavalli», motivando questo col fatto che aveva litigato con la consorte. Ma Michele non aveva litigato con la moglie e nessun cavallo era fuggito dalla proprietà di famiglia. La telefonata di Michele Misseri al nipote è delle 18.28 del 26 agosto, peraltro chiamando sull'utenza della moglie di «Mimino». «Per caso da sopra la Riforma (una zona di Avetrana, ndr) è passata qualche macchina sospetta che c'era Sarah dentro?» avrebbe chiesto Michele al nipote, secondo il racconto dell'agricoltore. «No, di qua non è passato nessuno» sarebbe stata la risposta. Ma se il nipote, ragionano gli inquirenti, davvero non fosse stato al corrente della scomparsa di Sarah, perché parlare di una presunta auto sospetta con a bordo la quindicenne? In quel momento, Sarah era morta da più di quattro ore e il cadavere era stato già nascosto nel pozzo di contrada Mosca.
L'INTERCETTAZIONE - Il fratello e il nipote di Michele Misseri poi preparavano «a tavolino» le risposte da fornire agli inquirenti e agli investigatori durante gli interrogatori su come avevano passato il pomeriggio del 26 agosto. Questo emerge da una intercettazione ambientale nella quale i due, parlando tra di loro, si scrivevano e si suggerivano le risposte che poi avrebbero dato agli inquirenti. È questa una delle esigenze cautelari che ha spinto il gip Martino Rosati a vergare le ordinanze di custodia cautelare in carcere, per 30 giorni, nei confronti di Carmine Misseri e del nipote Cosimo Cosma. A rivelarlo è stato il procuratore capo della Procura della Repubblica di Taranto Franco Sebastio durante la conferenza stampa presso la caserma dei carabinieri Ugo De Carolis di Taranto.
IL TESTIMONE - Nell'inchiesta spunta anche un testimone. Avrebbe visto Cosimo Cosma, il nipote di Michele Misseri arrestato, in atteggiamento sospetto in compagnia dello zio vicino al garage di via Deledda ad Avetrana, probabile luogo del delitto, nei giorni immediatamente successivi alla scomparsa di Sarah. Questa circostanza, emersa durante indagini difensive, potrebbe uno degli elementi ad aver portato all'arresto di Cosma. In pratica, il testimone li avrebbe visti confabulare più volte e poi allontanarsi o abbassare la voce nel momento in cui si accorgevano di essere stati notati.
Nessun commento:
Posta un commento