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27 feb 2011

Le invenzioni di Ruby su invitati e «clienti» e la cautela dei pm

L CASO PER LA PROCURA LA MAROCCHINA INATTENDIBILE SU ALCUNE CIRCOSTANZE

Non credibile sulla Carfagna e Berlusconi jr

MILANO - Perché Silvio Berlusconi, parlando venerdì alle parlamentari del Pdl, ha acceso il gossip giudiziario sul fatto che Ruby «avrebbe detto di aver visto le ministre Carfagna e Gelmini ballare nude a casa mia?». Perché il presidente del Consiglio è da venerdì l'unico, con i suoi legali, a possedere la versione integrale dei 5 verbali della 17enne marocchina Karina «Ruby» el Mahroug nell'estate 2010. Da tempo la Procura, come già qui segnalato settimane fa e come peraltro evidente sin dal non inserimento degli interrogatori tra le carte inviate al Parlamento il 14 gennaio, ha scelto di fare il processo al premier sul «caso Ruby» come se Ruby ormai non ci fosse. Di questa parte lesa del reato di prostituzione minorile, e con un complesso passato familiare oltre che una delicata situazione psicologica, i pm hanno estratto solo quei segmenti che potessero trovare un riscontro esterno. Misurata su questo metro, Ruby (che in alcune intercettazioni dice di aver fatto sesso con il premier, negato invece nei verbali dove parla solo di sue avances) è stata una buona teste rispetto ad alcune circostanze: il rito del bunga bunga, le ospiti più assidue, il ruolo del tesoriere del premier nel pagare le ragazze, le buste di contanti dal premier, le auto e gli affitti regalati alle inquiline dell'Olgettina.
Ma dal 3 agosto 2010 i pm hanno smesso di interrogare la teste, scegliendo di non seguirla più sullo scivoloso campo di gioco di mezze verità, falsità e verosimiglianze inverificabili. Per questo, quando il 9 febbraio è giunto il momento di depositare alla difesa gli atti utilizzati per la richiesta di giudizio immediato e dunque anche i verbali di Ruby, la Procura ha voluto tutelare i nomi che la ragazza aveva collocato in contesti hard ma che si erano rivelati presenze false o non verificabili. I legali di Berlusconi, però, come loro diritto hanno chiesto di avere i verbali integrali. E proprio l'altro ieri l'avvocato Giorgio Perroni ha ottenuto la copia senza più omissis. È lì dentro che Berlusconi ha letto, e subito volantinato nell'incontro di venerdì con le parlamentari pdl per accreditare la tesi di inquirenti che lo perseguitano andando dietro a «una pazza», le scene attribuite da Ruby ai ministri Carfagna e Gelmini, nonché nomi dello spettacolo tra i quali il premier ha nominato la presentatrice di Sanremo, Belen Rodriguez.

Quello che però Berlusconi non dice, nel momento in cui è curiosamente proprio lui ad accendere stavolta il ventilatore dei nomi, è che gli omissis della Procura nascevano proprio dall'aver già verificato che non corrispondevano alla realtà. Per il ministro Carfagna, ad esempio, non si è ovviamente potuta tracciare la localizzazione tramite le celle telefoniche, perché è parlamentare e ci sarebbe voluta l'autorizzazione della Camera all'uso dei suoi tabulati: ma è bastato incrociare alcune notizie pubbliche con le date delle presunte presenze per escludere con certezza le affermazioni di Ruby, del resto già smentita su altri nomi a effetto.

Allo stesso modo la Procura, nell'invito a comparire al premier del 14 gennaio, aveva già tutelato con un chirurgico omissis di due righe anche il figlio del premier, Piersilvio Berlusconi. Gli inquirenti, infatti, avevano valorizzato le intercettazioni del 20 agosto 2010 tra Ruby e una sua amica prostituta di lingua spagnola, D.I., perché dimostrava che la minorenne marocchina era a caccia di un cliente a Portofino che proponeva «un prezzo che non mi andava bene. Lui mi ha detto: vieni con me? Gli ho detto: sì, ma quanto mi dai a me e alla mia amica? Non ti chiedo tanto, mille. Lui fa: no, mille sono troppi, preferisco che vieni solo tu e non la tua amica. Gli ho detto: no, se non viene la mia amica non vengo neanche io».

Ma adesso, nella versione integrale, si vede che subito dopo Ruby aggiungeva all'amica: «Gli uomini fanno così, io li conosco bene, per questo gli ho detto che se non viene la mia amica non vengo neanche io, però qua (a Portofino, ndr) ne ho tante di persone che hanno veramente soldi perché sono ricchi, cioè, c'è anche il figlio di Silvio, Piersilvio, con cui vado sempre... Vieni domani e lavoriamo bene». L'omissis degli inquirenti aveva un senso: avevano già verificato che Piersilvio Berlusconi in realtà non ha mai avuto a che fare con Ruby, e nemmeno con le sedici feste del padre ad Arcore finite sotto esame nell'inchiesta.

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