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23 feb 2011

Berlusconi, dietro ai sorrisi dell'uomo d'acciaio


Dato più volte per finito (politicamente), nonostante il susseguirsi incessante di scandali il Premier si è sempre rialzato. Anche perché, dietro ai suoi sorrisi e alle sue battute si nasconde un uomo (e un politico) d'acciaio. Berlusconi sarà, dopo Mussolini, il politico italiano di cui si parlerà di più nei decenni a venire... LEGGI IL RITRATTO DI GIANNI PARDO E DI' LA TUA NEL FORUM

Berlusconi spl 300

Indro Montanelli diceva ad un mio amico che Silvio Berlusconi "in qualsiasi maniera appaia di volta in volta è tuttavia, nel fondo del fondo del sottofondo, una persona assolutamente implacabile". "Chiunque entri nella sua orbita sa (dovrebbe sapere, se no è scemo e non ha capito niente) che con lui non ci sono madonne". Questo ritratto può sorprendere chi è abituato a vedere in Berlusconi un bonaccione. La sua allegria è infatti un trade mark come l'atteggiamento mesto e pensoso di Pierluigi Bersani. Ma Silvio sorride perché è un combattente nato. Sapendosi fortissimo, cerca di apparire inoffensivo. Inoltre, da eccellente venditore, non dimentica che un viso ilare è molto più accattivante delle rughe, della mutria e del dito alzato. E anche per questo vince su una sinistra che vorrebbe essere seria ed è invece uggiosa, tetra e moralista.

BERLUSCONI E' DAVVERO IMBATTIBILE? DI' LA TUA NEL FORUM

Dietro la facciata Berlusconi è un uomo d'acciaio. Niente lo abbatte. Soprattutto niente gli annebbia la vista. Seguendo la propria intuizione, è capace di tirare diritto lì dove tutti gli consigliano la prudenza o la ritirata. Nel 2006 pareggiò assolutamente da solo una partita che gli si dava per persa senza rimedio. Questa qualità degna di un pirata, di un condottiero, o di un eroe omerico, si chiama carattere.

L'uomo intelligente è riflessivo, sottile, capace di vedere l'altro lato della medaglia: ma proprio per questo spesso ha tentennamenti. Come ha detto Amleto: "Così la coscienza ci rende tutti codardi, e così il colore naturale della risolutezza è reso malsano dalla pallida cera del pensiero, e imprese di grande altezza e momento per questa ragione deviano dal loro corso e perdono il nome di azione". E infatti Cesare non è un grande uomo d'azione quando conquista le Gallie - per quello bastava il genio militare - ma quando passa il Rubicone. Quando confida talmente in sé da giocarsi la vita ai dadi e rimanere Cesare nei secoli.

L'uomo di carattere è lungi dall'avere la complessità intellettuale del filosofo: ha soltanto una grande capacità di sintesi e un coraggioso pragmatismo che lo porta alla vittoria. Berlusconi non si arrampica sulle nuvole della politologia. Sa anzi che deve diffidare di politici che non lo riconoscono superiore e sarebbero lieti di vederlo cadere. Si fida soprattutto della sua capacità di sentire in sintonia con il popolo. Da industriale pieno di senso pratico è abituato ad avere a che fare col denaro e con gli interessi della gente. Per questo, se i sondaggi lo confermano in una sua idea, il resto non conta. Politici, giornali, cardinali, intellettuali e alte cariche dello Stato possono dire quello che vogliono. E infatti i radical chic non si capacitano di come qualcuno che condannano con le parole più grevi non li prenda sul serio e continui a vincere. Non capiscono neppure che il popolo è troppo lontano dal suo successo per essere invidioso come loro.

Prima del 14 dicembre i giornali lo davano per bollito e morto. Si contendevano le spoglie del suo potere e strologavano dottamente sul modo di amministrare questa fine di regno. Lui invece badava ai fatti. Non aveva bisogno di "comprare" i voti per la fiducia, come dicono gli imbecilli; bastava semplicemente far notare ai peones che non era loro interesse perdere il seggio e (per alcuni) la pensione. Anche andando a nuove elezioni il Pdl, avrebbe beneficiato dell'enorme premio di maggioranza e dunque con la sfiducia loro avrebbero solo segato il ramo su cui erano seduti. Ne valeva la pena, solo per dare una soddisfazione a Fini?

Il carattere, in politica, è come la forza muscolare nel pugilato. L'Italia dei media diceva in coro una cosa, dall'altra un uomo di carattere aveva abbastanza coraggio e fiducia in sé per non darle retta. Ecco la differenza con un uomo come Giuliano Amato. Nel momento peggiore della parabola di Bettino Craxi, Amato, che era stato il suo braccio destro, si defilò. Unico in Italia, sostenne di non essersi accorto della corruzione del Psi e a momenti negava di conoscere il suo Capo. Berlusconi, a chi gli pose quella domanda compromettente, rispose asciutto: "Per me Craxi è un amico". Amato sarà forse ricordato da qualche specialista come un oscuro, opaco tecnico della politica; Berlusconi sarà, dopo Mussolini, il politico italiano di cui si parlerà di più nei decenni a venire.

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