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Diego Della Valle (Fotogramma) |
MILANO - Sembrava fosse stata firmata, se non proprio una pace, almeno una sospensione delle ostilità, un armistizio. Invece no: lo scontro tra il presidente delle Assicurazioni Generali
Cesare Geronzi e l'industriale
Diego Della Valle, che della compagnia del Leone Alato è uno degli amministratori, è ripreso più forte che mai. Sullo sfondo non solo la
governance della società triestina ma anche i rapporti tra i soci della Rcs (la società editrice del
Corriere della Sera), di cui fanno parte sia le Generali che lo stesso Della Valle. A riaprire le ostilità è stato proprio il patron della Tod's che domenica sera ha diffuso una nota di risposta alle dichiarazioni, in apparenza concilianti, rilasciate sabato da Geronzi a margine del Forex, la riunione del club dei cambisti: «Tra i soci (delle Generali,
ndr) c'è grandissima armonia, non serve chiarimento», «le critiche degli analisti? sono giovani..», «sono molto soddisfatto del Cda di mercoledi», aveva detto Geronzi. Della Valle non ha gradito e ha fatto uscire una dura nota di presa di distanza, definendo l'ex banchiere «inopportuno», con una visione «personalistica» della conduzione aziendale e suggerendogli in pratica di prendere atto di aver fatto il proprio tempo e di non essere più adeguato al mercato finanziario del terzo millennio.
«VISIONE PERSONALISTICA» - «Leggo sulla stampa - esordisce Della Valle - dichiarazioni rilasciate da Cesare Geronzi fatte in modo inopportuno e senza nessun senso logico che rimettono sotto i riflettori mediatici ancora una volta le Generali e tirano in ballo anche me. Pertanto sono costretto a rispondere». Partendo dalle critiche agli analisti: «È molto preoccupante - scrive Della Valle - sentire parlare del serio e professionale mondo degli analisti con sarcasmo, definendoli "giovani che hanno il diritto di pensare ciò che pensano". Ricordo a Geronzi, e come me sono sicuro vorrebbero farlo anche altri consiglieri, che le Generali hanno oltre 300.000 azionisti che sono invece sensibili e rispettosi dell'opinione degli analisti quando devono decidere cosa fare dei propri investimenti, compreso quello in Generali». «Nonostante Geronzi continui a dare alla questione una visione personalistica, per quanto mi riguarda i rapporti tra me e lui non sono la "questione centrale", anzi non lo è affatto; è centrale invece il rispetto che si deve avere della governance di Generali, del suo Cda e dei suoi amministratori, nell'ambito delle deleghe che ognuno di loro ha, cosa che invece Geronzi ha disatteso clamorosamente, prendendo posizione su argomenti che non gli competono e ancora una volta creando confusione sull'informazione».
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Cesare Geronzi (ImagoEconomica) |
«ARMONIA? NON È VERO» - Venendo all'attualità e alla «presunta armonia» all'interno del Cda, Della Valle non usa termini felpati: «Non è affatto vero - scandisce - come non è vero il suo voler far pensare che lui ricopre un ruolo centrale nella governance di Generali; del resto - prosegue l'imprenditore marchigiano - se l'avessimo voluto con questo ruolo non avremmo deciso a suo tempo all' unanimità di non dargli deleghe operative». «Io credo - è l'affondo finale - che i fatti verificatisi oggi (il riferimento è alle dichiarazioni di sabato,
ndr), in aggiunta alla ridicola e pericolosa intervista rilasciata al
Financial Times, con tutte le implicazioni poco simpatiche che ha portato, non permettano di procrastinare oltre le decisioni che vanno prese in termini di strategia di comunicazione, e non solo di quello, decisioni concrete che mettano fine a questo operato. Geronzi deve prendere atto che il mondo e le condizioni sono veramente cambiati e che oggi non c'è più spazio per chi bada di più al suo mondo e alle relazioni personali che ne derivano invece che ai veri interessi dell'azienda che si rappresenta, della sua conduzione e degli ottimi risultati che servono ad accrescerne il valore. Il compito di questo consiglio di amministrazione - conclude Della Valle - è quello di far rispettare questi principi nel modo migliore, e come gli è stato dimostrato nell'ultimo Cda, è quello che moltissimi di noi membri del consiglio faranno con determinazione».
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