Il governo blocca l'istruzione «fino a nuovo ordine». Il presidente Ben Ali: «Ingerenze straniere»
Una delle manifestazioni delle ultime settimane a Tunisi (Ansa) |
Le fonti governative intanto parlano di almeno 14 morti negli scontri avvenuti negli ultimi giorni nelle città di Thala e Kasserine, nella zona centro-occidentale della Tunisia, a seguito delle proteste contro la disoccupazione e per chiedere nuove misure di sviluppo.
DENUNCIA DEL PRESIDENTE - «Bande di persone a volto coperto e spinte dall'estero hanno attaccato la scorsa notte sedi istituzionali in diverse cittá del paese». È quanto ha affermato il presidente tunisino, Zin el-Abidin Ben Ali, nel corso di un discorso trasmesso dalla tv di stato di Tunisi sulle violenze di ieri dopo le proteste per il caro-vita. «Si tratta di bande pagate e comandate da entitá straniere - ha affermato - con l'obiettivo di colpire il paese. Esprimo le mie condoglianze a tutte le famiglie delle persone decedute ieri». Quanto alla politica del suo governo, ha spiegato di «aver fatto tutto il possibile per creare nuovi posti di lavoro» e di voler «continuare a portare avanti la politica nel settore dell'istruzione nonostante il prezzo pagato in questi giorni dal paese e le difficoltá nel creare nuovi posti di lavoro. La disoccupazione non è un problema nuovo per la Tunisia e non colpisce solo noi». Il presidente tunisino ha promesso un calo della disoccupazione nel 2012. «Abbiamo deciso di raddoppiare i nostri sforzi per dare maggiori opportunitá di lavoro e ci impegniamo a trovare un posto di lavoro a coloro che hanno conseguito una laurea da almeno due anni». Ben Ali ha inoltre annunciato la convocazione di una conferenza alla quale parteciperanno i rappresentanti dei partiti e della societá civile per trovare una soluzione alla crisi economica che investe il paese e ringraziato il leader libico Mouammar Gheddafi per essere intervenuto in aiuto del suo governo.
NUMERI DISCORDANTI - Ma l'opposizione denuncia già 20 vittime e lancia un appello al presidente Zine Abidine Ben Ali affinché dia l'ordine alla polizia di non sparare più sui manifestanti. Il sito web dell'emittente radiofonica Kalima arriva a stilare un bilancio ancora più pesante, parlando di 50 vittime ripartite tra le città di Thala (16 morti), Kasserine (22), Meknassi (2), Feriana (1) e Reguab (8). La radio riferisce inoltre testimonianze sul posto che parlano di un «massacro civile» e cita fonti secondo cui la polizia avrebbero aperto il fuoco anche contro il corteo funebre di un manifestante ucciso impedendo la cerimonia di inumazione e costringendo i presenti ad abbandonare il feretro sulla strada per il cimitero.
LA CONDANNA DELLA UE - «Ferma condanna» degli episodi di violenza che stanno sconvolgendo in questi giorni la Tunisia e il rilascio immediato dei dissidenti detenuti: questa la posizione dell'Unione Europea sulla situazione in Tunisia espressa lunedì dall'Alto Rappresentante per la politica estera e la sicurezza dell'Unione, Catherine Ashton
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