Gli elenchi pubblicati su un sito web: "Sono facce da cancellare". La legge aggirata grazie ai server negli Usa. Ma gli autori possono essere rintracciati. Ci sono manager, giornalisti, scrittori e personaggi del mondo dello spettacolo
di MARCO PASQUA ROMA - Elenchi di ebrei italiani "influenti", dall'economia ai media, ma anche nel mondo dello spettacolo. Decine di nomi e cognomi di imprenditori, artisti e giornalisti, citati in virtù delle loro (vere o presunte) origini ebraiche. Questa blacklist dell'odio antisemita compare a più riprese - con un'escalation di aggiornamenti in questi ultimi giorni - sulle pagine italiane del forum neonazista americano Stormfront, fondato nel 1995 da Don Black, ex leader del Ku Klux Klan.Da Gad Lerner a un magistrato milanese del processo Mills, gli attacchi dei neonazisti non risparmiano nessuno. Ci sono Roberto Saviano (nato, come ha spiegato lo stesso scrittore in un'intervista, da madre di origine ebraica) e Carlo De Benedetti, presidente del Gruppo L'espresso. Il sito è ospitato su un server americano, ma gli utenti che firmano molti post e si nascondono dietro a nickname di ispirazione nazionalsocialista, sono spesso italiani individuabili dalla polizia postale. Come è avvenuto nel 2008, quando un blog pubblicò una blacklist di docenti universitari ebrei: la pagina venne oscurata, e il responsabile italiano denunciato per violazione della legge sulla privacy, della legge Mancino e per diffamazione.
Gli elenchi figurano in una discussione online dal titolo "Il giudaismo internazionale". Scopo del forum animato dagli adepti virtuali del Klan del Ventunesimo secolo, è quello di mettere in evidenza il potere che gli ebrei "hanno acquisito in campo economico, descrivendo la situazione nelle varie nazioni del mondo". Dietro a questo lavoro, spesso basato su grossolane ricerche sul web (ci si ispira anche alla lista di cognomi ebraici pubblicata dal sito Holywar, altro punto di riferimento degli antisemiti), c'è l'ossessione di scovare la cosiddetta "lobby ebraica".
L'analisi parte dall'estero, e si concentra sui vertici di istituzioni come il Fondo Monetario Internazionale e la Federal Reserve o le grandi case cinematografiche di Hollywood ma passa anche in rassegna le personalità ebraiche entrate a far parte dello staff di Barack Obama, e non risparmia i creatori di Google e il fondatore di Facebook. Molto articolata la sezione relativa agli ebrei che, in Italia, occupano posizioni sociali di rilievo. Si cita la famiglia di Alain Elkann, ma anche Antoine Bernheim, ex presidente di Assicurazioni Generali e Susanna Tamaro (cresciuta in una famiglia di origini ebraiche).
Una delle liste più nutrite è quella dei giornalisti, di carta stampata e televisione. Oltre a Gad Lerner, uno dei bersagli preferiti (viene definito "faccia da cancellare") insieme alla deputata del Pdl Fiamma Nirenstein, vi compaiono, tra gli altri, Paolo Mieli, Clemente J. Mimun, e molti giornalisti dei tg pubblici ma anche del Tg5 (fino ad una segretaria di redazione del Tg3). Una ventina sono i nomi del mondo dello spettacolo, come Joele Dix e Luca Barbareschi. I neonazisti puntano anche il dito contro gli istituti di statistica "in mano agli ebrei": tra gli esempi riportati quello di Renato Mannheimer, a capo dell'Ispo.
Un post è dedicato ai vertici di Borsa Italiana (i membri del Cda ebrei sono indicati in neretto), mentre in un altro figura la foto di un magistrato milanese. Un appello pro-Israele è il pretesto per raccogliere nomi: viene, infatti, trascritta una parte dei 500 firmatari, in prevalenza giornalisti e politici. Le firme vengono definite "interessanti e rivelatrici" delle loro origini.
La finalità di queste vere e proprie liste di proscrizione è spiegata da un utente che si firma "Stielhandgranate 24" (nome della granata da lancio del Reichswehr): "Il dovere di ogni nazionalsocialista è quello di scovare l'ebreo camuffato, partendo dal vicinato, verificarne la reale fattura giudaica incrociando dati con reali osservazioni e diffondere la notizia in maniera capillare in modo che il giudeo possa risultare in qualche modo evidenziato a vita, con l'intento di ledere la sua posizione monopolizzatrice".
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