L'AVVOCATO DI PALAZZO CHIGI: NON POSSONO ESSERE I GIUDICI A STABILIRE I TEMPI DEL GOVERNO
Alla Consulta l'udienza sulla legge che sospende i processi a carico del premier e dei ministri. La parola ai difensori
Ugo De Siervo, presidente della Corte |
IN DIFESA DELLO «SCUDO» - L'avvocato Ghedini, in particolare, ha spiegato che restano intatte le possibilità di valutazione da parte dei giudici e che le tempistiche processuali in Italia sono già oggi opinabili, con rinvii di udienze che sono fisiologici in pressoché tutti i procedimenti. Anche Michele Dipace, avvocato dello Stato intervenuto per conto di Palazzo Chigi, ha difeso la legge spiegando che la stessa non crea una «immunità» e, soprattutto, quando l'impedimento è «coessenziale all'espletamento di un dovere istituzionale concomitante» di premier e ministri «il giudice non può fare apprezzamenti di merito e ha il dovere di rinviare la causa programmando un calendario diverso». E questo perché se il giudice sindacasse il fatto che una riunione dell'esecutivo sia convocata proprio nel giorno dell'udienza di un processo, gli si darebbe il potere di «valutare le ragioni politiche sottese così invadendo la sfera dell'attività governativa».
VERSO LA MEDIAZIONE - Non si sa ancora con certezza quale sarà la linea prevalente. I dietro-le-quinte parlano di un plenum spaccato in due, con una maggioranza di giudici orientata a bocciare lo «scudo» utilizzato dal premier per rimandare i processi in cui è imputato. Tuttavia non piace a nessuno dei quindici la prospettiva di una sentenza pronunciata a maggioranza che darebbe della Corte spaccata in due un'immagine poco edificante. Di qui l'ipotesi di una bocciatura parziale che permetterebbe di attenuare gli effetti del provvedimento salvaguardando le prerogative dei magistrati.
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