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7 gen 2011

I sospetti del premier su Tremonti

Il «controcanto» agita
Berlusconi. E Bossi:
«I comunisti al cachemire?
Con quelli io devo trattare»

UGO MAGRI

ROMA
Un «caso Tremonti», agli occhi di Berlusconi, esiste eccome. Poi, si capisce, i «pompieri» che circondano il premier mettono mano agli idranti. Il più lesto è Paolo Bonaiuti: «L'Epifania», motteggia il Portavoce, «tutte queste chiacchiere si porterà via...». La realtà però è un po' diversa. Giulio «che parla come un trotzkista», che «attacca banche e neo-liberismo, salvo attuare poi la più spietata politica della lesina», sta diventando il nuovo incubo del mondo berlusconiano. Agli occhi dei suoi fan, Silvio non ha fatto in tempo a liberarsi di Fini, e già si ritrova alle prese con un nuovo Bruto, pronto a pugnalarlo. Ieri Berlusconi era impegnato con figli e nipoti, non era giorno di strategie politiche. 

Però, come al solito, l'hanno inseguito al telefono in tanti: chi per biasimare l'ultima uscita del super-ministro, che da Parigi gela gli ottimismi del Cavaliere sulla ripresa, chi invece per suggerire prudenza. Ai primi non sembra vero di poter sventolare, quale conferma che Tremonti è diventato ormai un eroe dell'anti-berlusconismo, certi commenti di FareFuturo. Meglio il Professore, è la tesi, del «ghe pensi mi» tanto caro al presidente del Consiglio. Il «controcanto tremontiano» manda in sollucchero i finiani, alcuni dei quali (Briguglio) ipotizzano nientemeno che nei confronti del suo ministro Berlusconi possa ricorrere al «metodo Boffo» per sbarazzarsene, attacchi combinati di giornali e tivù marca Biscione. 

Si aggiunga che certe malelingue fanno a gara nel riferire al premier pettegolezzi da portierato, cui tutti i grandi (che lo sia o meno, Berlusconi non fa eccezione) risultano vulnerabili: «Giulio parla male di te, sapessi a Capodanno quante ne ha dette alle tue spalle...». Più rari i saggi consigli, tipo «Tremonti non va preso di punta», oppure «è una risorsa del Pdl da non regalare alla Lega» (tesi di Osvaldo Napoli), o ancora «guarda che lui non dice nulla in contraddizione con te, che la crisi non sia finita lo dimostra lo spread tra i nostri titoli e i Bund tedeschi». In questi casi però chi semina zizzania viene ascoltato più volentieri. 

L'incidente col Prof dunque è dietro l'angolo, e specie tra i deputati cresce la voglia di tirargli qualche scherzetto come fu prima di Natale con la Prestigiacomo, la quale si trovò una legge diversa da come l'avrebbe gradita. Sennonché Tremonti, per quanto detestato dalla «bassa forza» parlamentare, resta l'unico in grado di aprire il rubinetto dei finanziamenti a forze di polizia, Mezzogiorno e Giustizia, come sollecita il presidente dei deputati Pdl, Cicchitto. La tenuta del gruppo alla Camera passa pure di lì, tanto più che le famose «truppe cammellate» di cui Berlusconi annuncia l'arrivo ancora non si vedono all'orizzonte. 

E forse nemmeno esistono... Anche qui, meglio diffidare dei proclami, tanto che li lanci il Cavaliere, quanto che vengano dai suoi rivali. Il segretario Udc Cesa, per esempio, esprime «sconcerto» per il toto-acquisti, e annuncia una concertazione con Fli e Api sulle prossime mosse in Parlamento, da decidere insieme. In realtà non pare che Berlusconi stia acquistando alcunché. Al massimo ci sta provando. Il fido Verdini gli ha compilato una lista di 22 deputati in bilico ma, scuote la testa chi sta in cabina di regia, «se ne prenderemo quattro o cinque sarà già tanto». 

Della Vedova, finiano con la testa sulle spalle, non vede proprio chi potrebbe «tradire». Pastorino? Buonfiglio? Ronchi? Consolo? «Ma figuriamoci...». La prova del nove è Bossi, il quale non si fida per niente, fa dire a Calderoli che se il federalismo non passa entro fine mese si va diritto diritto alle urne. E sui comunisti «al chachemire» evocati dal premier prende seccato le distanze: «Che c'entro io? Con quelli io devo trattare, semmai rivolgetevi al Berlusca». Erano anni che non lo chiamava così, sapendo quanto l'altro ci resti male.

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