Tre milioni e mezzo di articoli, 78 milioni di visitatori al mese, edizioni in venticinque lingue. Tour nel quartier generale dell'enciclopedia virtuale
SAN FRANCISCO - Sembra quasi un sogno. Salire al terzo piano di questo palazzo al 149 della New Montgomery Street e bussare a una porta con l´insegna Wikimedia. Scoprire così che esiste incredibilmente una sede "fisica", vetro e cemento, per la più vasta enciclopedia virtuale, la raccolta online dello scibile umano che ebbe inizio esattamente dieci anni fa. «No, non è qui che la scriviamo - sorride il direttore della comunicazione Jay Walsh mentre mi fa strada negli uffici della Fondazione - quello lo fanno ad ogni istante centomila collaboratori, volontari e gratuiti, sparsi per il mondo». Ma questa sede ha una funzione che è scritta nella geografia. «Qui nel cuore di San Francisco - dice Walsh - siamo circondati da quella cultura alternativa che ha costruito una versione libertaria, non mercantile, di Internet. A pochi passi da qui c´è Creative Commons, l´artefice di licenze aperte, contenuti liberi, soluzioni che consentono di sfuggire alla coercizione del copyright privato. A fianco abbiamo la Electronic Frontier Foundation che combatte per la libertà d´accesso a Internet. C´è la Mozilla Foundation e altri pionieri del software aperto. A venti minuti di metropolitana c´è l´università di Berkeley:ci alimentiamo respirando valori di libertà e cooperazione». Certo, a pochi chilometri di distanza ci sono anche i colossi della Silicon Valley - Google, Facebook, Yahoo - che hanno imboccato la strada opposta: il matrimonio
tra Internet e il profitto, la nuova faccia del turbocapitalismo.
Quei giganti nei loro campus hanno migliaia di dipendenti, contro le poche decine che lavorano in questo ufficio di Wikimedia nel centro di San Francisco. "Eppure con 380 milioni di lettori ci avviciniamo ai numeri di Facebook", gongola il fondatore di Wikipedia Jimmy Wales. È il coronamento di un'avventura straordinaria e improbabile, iniziata nel Wikipedia Day: il 15 gennaio 2001, data di nascita dell'enciclopedia universale "fatta da tutti, aggiornata in tempo reale, gratuita". Con 25 edizioni in lingue diverse, tre milioni e mezzo di articoli (e aumentano mentre sto scrivendo). Un'opera titanica che è ormai il testo di riferimento a cui attingono gli studenti per le tesi di laurea, i giornalisti, i politici, gli scrittori, chiunque debba verificare una data, una vicenda storica, una biografia, una scoperta scientifica. In questi dieci anni Wikipedia ha soppiantato, contro ogni previsione, l'Enciclopedia Britannica e altre antenate ben più blasonate. Al ritmo di 78 milioni di visitatori ogni mese, non teme confronti: è il quinto sito più usato nel mondo. Sembra inverosimile che il suo artefice Wales si dichiari tuttora un "libertario" nel senso di Ayn Rand: la filosofa-scrittrice che ispirò la rivoluzione neoliberista di Ronald Reagan. Quell'idea estrema di libertà, Wales l'ha piegata in una direzione ben diversa. Nessuno dei centomila autori che producono Wikipedia ci guadagna qualcosa. È volontariato allo stato puro, entusiasta e disinteressato. Su uno scaffale all'ingresso del suo ufficio Walsh mi fa vedere il celebre "manuale mancante", The Missing Manual. Con quel titolo da Codice da Vinci, in realtà è un bel tomo di carta pesante. Contiene tutte le spiegazioni utili a diventare degli "autori Wikipedia". Cominciando dalle cinque tavole della legge, i Pilastri.
Tra questi spicca il valore della neutralità, "che non vuol dire la pretesa della verità assoluta", ma la ricerca di un equilibrio tra diversi punti di vista. C'è l'esclusione di ogni forma proprietaria: ognuno può copiare liberamente l'enciclopedia che è un bene comune e non appartiene a chi la scrive. "Chiunque può creare contenuti", e anche editarli, correggerli, aggiornarli. Purché i contributi si appoggino a fonti verificabili: nessun materiale inedito, per evitare controversie. Ci sono eccezioni alla libertà di scrittura, regolate da circa 1.800 "amministratori" (sempre volontari e non retribuiti): loro possono intervenire per impedire che nell'enciclopedia s'infiltrino vandali, agenti di propaganda politica, censori di regimi autoritari. Alla superiorità morale che i suoi fan attribuiscono a Wikipedia, nel confronto con i capitalisti di Internet, ha contribuito il rifiuto categorico di piegarsi ai diktat della Repubblica Popolare cinese, a costo di subire continui blackout. Altri invece in nome del profitto hanno scelto la via del collaborazionismo; sono rimasti comunque scottati: vedi Google, umiliato dalla censura e dallo spionaggio, infine costretto a ritirarsi dal mercato cinese.
Un Pilastro sacro di Wikipedia si chiama "civiltà", nel senso di un atteggiamento civile, educato e rispettoso verso le opinioni altrui. Sembra la descrizione di un Giardino dell'Eden, un mondo ideale che precede le guerre di religione, i fanatismi, l'odio degli avversari. Eppure funziona. Un miracolo riconosciuto anche dai suoi detrattori iniziali, anche dagli accademici più scettici, è che in questo decennio Wikipedia ha registrato un costante miglioramento di qualità. Gli errori, involontari o maliziosi, sono costantemente corretti dall'esercito di collaboratori che fungono da "polizia anti-falsità". È un mondo rovesciato, l'altra parte dello specchio di Alice nel Paese delle Meraviglie. È l'opposto di quella giungla di blog dove spesso imperversa il gossip incontrollato, la faziosità, l'aggressione, la contumelia, e s'impone chi urla più forte. Una prova di civiltà la si osserva perfino nella voce di Wikipedia sulla biografia del suo fondatore: contiene fior di critiche a Wales, compresa la polemica sul suo protagonismo da parte di altri co-fondatori. "Certo, non pretendiamo all'obiettività assoluta - dice Walsh - anche perché i contenuti sono influenzati da un punto di vista, diciamo così, demografico: il collaboratore tipico è un venticinquenne laureato che lavora nella ricerca, spesso nelle università. Questa maggioranza giovanile porta con sé una certa visione del mondo". Ma la formula dell'opera collettiva scritta da un esercito di "dilettanti colti" è stata plebiscitata. Lo dimostra il successo della sottoscrizione lanciata da Wales nel decimo anniversario: 16 milioni raccolti in poche settimane attraverso una miriade di piccole donazioni, un record inaspettato. Non ha nuociuto neppure la confusione che si è creata nel pubblico tra Wikipedia e WikiLeaks.
"Non c'è nessun rapporto tra noi e loro - precisa Walsh - e tra i nostri collaboratori le opinioni divergono, ci sono i fan di WikiLeaks e ci sono i critici, ma l'enciclopedia non ha sofferto per l'improvvisa esplosione di notorietà del fenomeno Julian Assange". Al trionfo di Wikipedia contribuisce l'elemento rapidità. "Mentre stiamo parlando - dice Walsh - tutto ciò che succede nel mondo là fuori viene istantaneamente riportato nelle voci di Wikipedia". Nessuna enciclopedia tradizionale può competere con questi aggiornamenti: "Gli autori professionisti non hanno il tempo e forse neppure l'entusiasmo per riscrivere continuamente, i dilettanti eccellenti sì". Alla lunga l'accademia si è convertita. Dopo anni in cui i docenti universitari hanno considerato Wikipedia una scorciatoia quasi fraudolenta, il trucco più comodo per scopiazzare contenuti senza andare alle fonti, oggi è sbocciato un idillio. Uno dei nuovi progetti della Fondazione Wikimedia vede la collaborazione di Yale e altre prestigiose università americane. "Docenti e studenti lavorano qui con noi - dice Walsh - per migliorare la qualità di tutte le voci enciclopediche che hanno a che fare con le politiche governative: dalla sanità al fisco, dall'ambiente all'energia". Questo progetto-pilota corrisponde all'ottimismo progressista del popolo Wikipedia: dietro c'è l'idea che lavorando sulla qualità della conoscenza, possiamo migliorare la società in cui viviamo. "Immaginate - recita lo slogan affisso all'ingresso dell'ufficio di San Francisco - un mondo in cui ogni essere umano può condividere liberamente e gratuitamente la somma di ogni sapere collettivo". I confini di quel mondo vanno allargati, mi spiegano qui nel micro-quartier generale di San Francisco. "L'altro progetto-pilota a cui lavoriamo è l'India: facilitare l'accesso a Wikipedia nella più grande democrazia, con un miliardo di utenti potenziali". All'obiezione che là fuori nel mondo sembra prevalere l'uso commerciale di Internet, Walsh mi risponde sereno: "Non siamo per un modello unico. C'è posto anche per chi vuole fare soldi. Nella polis moderna, noi svolgiamo il ruolo di un parco pubblico: aperto a tutti, senza biglietto d'ingresso".
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