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19 gen 2011

Bankitalia, crescita fiacca fino al 2012 "A rischio la ripresa dell'occupazione"

Alla fine dell'anno prossimo verrà recuperata solo la metà del Pil perso con la recessione. E quindi il lavoro cala, soprattutto per i giovani che devono accontentarsi di contratti precari. Nel prossimo biennio bene le esportazioni, ma male i consumi. Entrate in calo, ma i conti pubblici vanno verso l'assestamento: deficit sotto il 5% già nel 2010. Ma il debito è al 119%

ROMA - La crescita dell'economia italiana resterà fiacca quest'anno e il prossimo, inferiore a quella dell'area euro. Il bollettino economico della Banca d'Italia conferma le stime che vedono un'espansione del Pil attorno all'1% per il biennio (0,9% nel 2011 e 1,1% nel 2012). Anche il 2010 secondo Via Nazionale si è chiuso con un +1%. "E' essenziale - si legge nel bollettino - che vengano rimossi gli ostacoli strutturali che hanno finora impedito all'economia italiana di inserirsi pienamente nella ripresa dell'economia mondiale". La ripresa debole condiziona il mercato del lavoro e pesa sulle prospettive di ripresa dell'occupazione, ricorda Bankitalia: a fronte di una "espansione del prodotto frenata dalla debole domanda interna non si avrebbe una robusta ripresa dell'occupazione". Calano anche le entrate, ma per le stime del disavanzo la Banca d'Italia si mostra leggermente più ottimista del governo: il rapporto tra deficit e Pil nel 2010 "si sarebbe portato al di sotto dell'obiettivo del 5 per cento del prodotto", si legge infatti nel bollettino.

Nel 2012 si recupererà solo metà perdita Pil. Alla fine dell'anno prossimo sarà recuperata soltanto la metà della perdita di Pil accumulata nel biennio di recessione 2008-2009, calcola la Banca d'italia nel bollettino economico, spiegando che "alla fine del 2012 il Pil avrebbe recuperato circa la metà della perdita subita nel corso della recessione (pari a quasi 7 punti percentuali)".

Crescita debole, trainata solo dalle esportazioni. La crescita italiana resta trainata quasi esclusivamente dalle vendite all'estero. Secondo Bankitalia, Le nostre esportazioni crescerebbero del 6% cento quest'anno e del 5,3% il prossimo. L'espansione delle vendite all'estero sarebbe tuttavia "meno robusta di quella del commercio mondiale, scontando perdite di competitività di prezzo delle imprese italiane". Ancora deboli invece i consumi delle famiglie che continuerebbero a crescere a un ritmo appena inferiore a quello del prodotto, pari allo 0,8% sia nel 2011 sia nel 2012 frenati, oltre che da un graduale aumento dei costi di finanziamento, "dalla perdurante incertezza circa le prospettive occupazionali e dai minori trasferimenti dal settore pubblico".

Occupazione in calo, prevale il precariato. L'occupazione, si legge nel Bollettino, ha infatti continuato "a ridursi nel terzo trimestre, pur lievemente". Confermate le tendenze in atto dagli inizi della crisi con una "riduzione più marcata tra i giovani". In un quadro caratterizzato da "attese di un ritorno lento verso i livelli di prodotto precedenti la crisi", dice la Banca d'Italia, le "imprese privilegiano forme contrattuali più flessibili rispetto a impieghi permanenti a tempo pieno".

"Tasso di disoccupazione quasi all'11%". Tenendo conto dei lavoratori in Cassa Integrazione e degli 'scoraggiati' (cioè coloro che non cercano più lavoro perché non pensano che riusciranno a trovarne uno), insiste la Banca d'Italia, riproponendo una stima 'alternativa' rispetto a quella ufficiale dell'Istat, il tasso di disoccupazione è circa all'11% . "Secondo stime preliminari - si legge nel bollettino - una misura del grado di sottoutilizzo dell'offerta di lavoro che includa l'equivalente delle ore di Cig e i lavoratori che, scoraggiati, cercano un impiego con minore intensità si collocherebbe almeno due punti percentuali al di sopra del tasso di disoccupazione (a novembre all'8,7% per l'Istat, ndr 1)".

Entrate in calo nel 2010. La scarsa crescita si riflette anche nella diminuzione delle entrate: le entrate tributarie nel 2010 sono diminuite dell'1%, lasciando sul terreno ben 3,9 miliardi di euro. La Banca d'Italia sottolinea che la "diminuzione dipende dalla riduzione delle entrate per lo scudo fiscale e delle imposte sostitutive introdotte con il decreto anticrisi del 2008".

Debito al 119% nel 2010 (per il governo 118,5%). Le stime di via Nazionale per il disavanzo sono migliori di quelle del governo: "Sulla base delle informazioni disponibili l'indebitamento netto si sarebbe portato al di sotto dell'obiettivo del 5% del prodotto", si legge nel Bollettino. Il miglioramento, prosegue Bankitalia, "rifletterebbe principalmente una contrazione delle spese in conto capitale". Per quanto riguarda, invece, il rapporto debito/Pil, via Nazionale stima per il 2010 un aumento al 119% circa dal 116% del 2009 (118,5% la stima del governo). "Parte di tale aumento - si legge nel bollettino - che è inferiore a quello stimato per il complesso dei paesi dell'area euro dalla commissione Ue, ha peraltro avuto in contropartita l'incremento (pari 0,7 punti percentuali di Pil) delle disponibilità liquide che il tesoro detiene presso la Banca d'Italia".

Cresce anche il debito delle famiglie, al 65% del reddito. Non cresce solo il debito pubblico, ma anche quello delle famiglie, a causa della crisi. "Il debito delle famiglie è ulteriormente cresciuto, attestandosi alla fine di settembre sul 65% del reddito disponibile. L'incidenza resta comunque largamente inferiore a quella registrata nel complesso dell'area dell'euro, che era pari al 98% in giugno. Anche gli oneri sostenuti dalle famiglie italiane per il servizio del debito (pagamento di interessi e restituzione del capitale) hanno registrato un lieve aumento, portandosi al 9,6% del reddito disponibile. Il tasso sui prestiti per l'acquisto di abitazioni è rimasto sostanzialmente stabile", si legge nel bollettino.

Inflazione al 2,1% nel 2010. Balzo dell'inflazione oltre il 2% quest'anno, mentre il prossimo calerà leggermente restando però su questa soglia. Secondo Bankitalia l'inflazione - misurata sulla base dell'indice armonizzato dei prezzi al consumo, quello che cioè viene utilizzato da Eurostat per l'elaborazione degli indici Ue e dell'eurozona - salirebbe al 2,1% nella media di quest'anno (dall'1,6% nel 2010), per rallentare al 2% nel successivo. "Le recenti forti spinte provenienti dai costi degli input di origine estera - spiega via Nazionale - si attenuerebbero nell'anno in corso. Le componenti interne, pur tornando a esercitare una pressione al rialzo sui prezzi, resterebbero moderate".

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