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4 dic 2010

La saga bianca e nera degli Agnelli, famiglia da “tragedia americana” (alla Kennedy) di cui sappiamo poco

Ginni ed Edoardo Agnelli (Web)a

Curzio Maltese non scrive spesso su Repubblica, ma quando lo fa lo fa di solito assai bene. Prendiamo quello che ha appena scritto sul documentario presentato al “Torino Film Festival” intitolato “Il pezzo mancante” ad opera di Giovanni Piperno e dedicato alla Fiat, alla saga della Fiat, ai chiaroscuri della dinastia che ha fatto o sfatto l’Italia forse più dei Savoia nel XX sec. Raccontando il documentario parla del fratello Giorgio, morto suicida in manicomio negli anni ’60, di cui simpaticamente l’Avvocato diceva “ho un solo fratello maschio”, riferendosi ovviamente ad Umberto…Oppure del di lui figlio Edoardo, “suicida” ufficialmente da un viadotto autostradale nel 2000, a 46 anni, dopo una vita che definire infelice è un eufemismo.
Ci sono tante altre cose, in questo documentario, ma mi fermo qui, sperando che se ne continui a parlare perché parlare degli Agnelli significa parlare di noi, di una famiglia da “tragedia americana”, alla Kennedy, se si pensa anche al male fulminante che si rapì il nipote Giovannino, ma anche del potere nelle sue forme più varie dicibili e indicibili. Nel senso che mentre nella farsa berlusconiana (attenzione, l’aggettivo come “kafkiano” o “pasoliniano” non riguarda più soltanto il patronimico iniziale ma l’Italia tutta…) sappiamo ogni dettaglio fino all’ultimo “pelo” o pensiamo di saperlo, sugli Agnelli e il loro secolo regnante sappiamo pochissimo. Tre episodi per dare l’idea.
Il primo è quello della famosa “evasione fiscale” in coda alle polemiche su “l’eredità Agnelli”. Roba del settembre scorso, non di millenni fa. Chi si ricorda che gli eredi hanno “fatto pace con il fisco” versando 100 milioni di euro di multa per comporre l’evasione fiscale? Su un Berlusconi in situazioni simili o anche assai meno evidenti, giustamente avremmo avuto tonnellate di piombo, come si diceva in gergo una volta…Qui poco: fate un test. Chi l’ha letto (è uscito, sul Giornale visibilmente, altrove nascosto, altrove ancora con inchiostro simpatico…), chi se ne ricorda ? E si possono immaginare risvolti,sviluppi, conseguenze di questa “saga fiscale”?
Il secondo riguarda sempre il settembre scorso. Giovanni Minoli in “La storia siamo noi” verso mezzanotte manda in onda un servizio su molti aspetti contraddittori circa il “suicidio” di Edoardo Agnelli, immediatamente rimosso. Uno per tutti: l’orario della morte, che secondo la testimonianza inedita di un pastore andrebbe spostata indietro, facendo crollare la ricostruzione ufficiale in base agli orari di entrata in autostrada rilevati dalla polizia. Ma non basta. C’è chi, come Giuseppe Puppo, autore nel 2009 del libro “Ottanta metri di mistero”, Koiné edizioni, aveva già scritto molto, e molto di più, su questa vicenda. Né sul libro né sul servizio mandato in onda da Minoli che io sappia si è aperto un minimo di curiosità, di dibattito, di voglia di sapere, indispensabili giacché evidentemente oltre la tragedia personale si stagliano con oscura chiarezza gli “arcana imperii” di un secolo e di un popolo. Nota Puppo dopo aver visto il filmato minolesco che per esempio non si diceva che sul certificato di morte di Edoardo è stato scritto che era alto m.1,75 e pesava 75 kg, quando invece era alto quasi 2 metri e pesava al momento del “tuffo” quasi un quintale. Né che le lesioni riscontrate sul suo cadavere erano incompatibili con un volo simile. Non torna nulla, insomma. Ma vi ricordate che su questo qualcuno abbia posto delle domande?
Terzo e ultimo episodio, un’autocitazione di cui mi scuso in anticipo ma purtroppo tremendamente intonata al discorso qui fatto. Nel mio ultimo saggio, “Dopo di Lui il diluvio”, ed. Chiarelettere, nel capitolo “Il borghesismo dal volto inumano”, racconto due episodi assolutamente inediti ma significativi su Gianni Agnelli e Silvio Berlusconi.Entrambi non degnati di attenzione da nessuno, ripeto “nessuno” nella stampa italiana di “destra” o di “sinistra”, di “sopra” o di “sotto”, cartacea, radiotelevisiva o via web. Ecco poche righe su Agnelli. “…Neppure dettaglio qui l’epopea dell’Avvocato cui Cuccia tira o allenta il filo, secondo il momento storico,le relazioni internazionali, la stagione industriale e sociale della Fiat, i rapporti di forza con il Pci,la fiducia nel Dandy oppure la necessità di metterlo nelle mani di Cesare Romiti quando capisce che sta dirazzando in altri settori della vita italiana non di sua stretta competenza, mentre all’orizzonte compare la P2 e Sindona batte gli ultimi colpi.Il concetto di “sovranità limitata” va declinato dunque in varie forme.
Mi basta ricordare che l’ennesimo svarione in un campo delicato come l’energia (siamo già in epoca ultraberlusconiana), alla ricerca di un’autonomia dalla Mediobanca di Maranghi nel dopo-Cuccia non tollerata dai poteri più forti di lui, gli costa una “cazziata” dalla finanza americana, di cui gli eredi Meyer della Banque Lazard reggono le fila.E’ una sorta di defenestrazione, di sgusciamento ulteriore di potere cui il decadente e decaduto viveur per mezzo secolo sovrano d’Italia,quasi un Savoia rivitalizzato e deistituzionalizzato, risponde seccamente con un cinismo ultraterreno:’Ho un cancro,durerò poco,vedetevela come volete con la mia famiglia, ma dopo…’. Quello che è accaduto poi per gli eredi e l’eredità contesa e il patrimonio oltre confine forse rende l’idea...”. Su questo, silenzio assolutro, ermetico. Tutto si tiene dunque, in questa saga, in quest’Italia, più nera che bianca. Parlarne però, guai….

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