L’esempio di Azim Premji stenta a decollare in India. Il miliardario di Wipro, attivo nel settore delle alte tecnologie, si è impegnato a dare 2 miliardi di dollari ai bisognosi. La sua iniziativa può spingere altri connazionali ad aprire il portafoglio, ma al momento i segnali sono deboli e non si registrano molti gesti dello stesso tipo fra gli altri paperoni del paese dei Maharaja.
Ricordiamo che i 100 indiani più ricchi hanno un patrimonio netto pari al 25 per cento del PIL. La donazione di Premji è stata vista come un esempio, anche se stenta a far decollare una tendenza. Mentre la cultura filantropica è molto diffusa in paesi come gli Stati Uniti, risulta meno sentita nelle nazioni in forte sviluppo come India e Cina.
Il potenziale caritativo è però enorme, per il ritmo imperioso della crescita. Nel solo 2010 il boom economico ha coniato 17 nuovi miliardari, portando la cifa nazionale a 69. Due indiani, Lakshmi Mittal e Mukesh Ambani, figurano tra i primi cinque nella lista Forbes sugli individui più ricchi del mondo, ma le donazioni non tengono il passo, anche perché il ciclo di accumulo è relativamente recente, quindi occorre che la cultura del donarsi guadagni il suo spazio.
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