Sequestro di 700mila euro a Luigi Crimaco, ex direttore degli Scavi, ritenuto l'artefice della truffa allo Stato
Il ministro Bondi: fiducia nella magistratura
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Indagini suo corsi di formazione-truffa
NAPOLI - Dopo i muri delle domus, a Pompei crolla anche un'impalcatura illegale di falsi corsi di formazione. I dipendenti delle aree archeologiche seguivano lezioni fantasma per ottenere indennità non dovute. La Guardia di Finanza ha eseguito un sequestro di beni nei confronti di Luigi Crimaco, ex direttore amministrativo degli Scavi di Pompei, la cui iscrizione nel registro degli indagati era già nota da tempo.
CONGELATI 700MILA EURO - Il Tribunale del Riesame, infatti, ha accolto il ricorso della procura di Torre Annunziata contro la decisione del gip, che in un primo momento aveva rigettato la richiesta di sequestro. A Crimaco, ritenuto dall'accusa l'artefice principale dell'imponente truffa ai danni dello Stato, sono stati «congelati» beni per 700.000 euro.
LO STRAORDINARIO MATURATO TRA 1988 E 1996 - Le Fiamme Gialle hanno accertato che i fondi stanziati dalla Soprintendenza di Pompei per la realizzazione del corso sarebbero stati utilizzati per retribuire un debito, tra l'altro prescritto, maturato per il mancato pagamento di ore di straordinario dei dipendenti tra il 1988 ed il 1996.
250 ADDETTI SEGUIVANO FALSI CORSI - I falsi corsi di formazione riguardano 250 addetti alla vigilanza delle aree archeologiche di Pompei, Stabia, Ercolano, Torre Annunziata e Boscoreale. Dalle indagini è emerso che, in seguito a minacce di sciopero da parte di rappresentanti sindacali, nel 2006 Crimaco organizzò lo svolgimento dei corsi quale espediente per distribuire indebite indennità di straordinario ormai prescritte.
IL MINISTRO BONDI: FIDUCIA NELLA MAGISTRATURA - Il ministro ai Beni culturali Sandro Bondi interviene sul caso: «In relazione alla nuova inchiesta della Procura di Torre Annunziata, desidero rinnovare la fiducia nell'operato della magistratura e, fino alla conclusione delle indagini, salvaguardare l'innocenza dei funzionari e delle persone coinvolte», lo dice in una nota. «Tuttavia - aggiunge -, non posso non rilevare, anche sulla base di queste nuove rivelazioni, risalenti al 1996, come la gestione della sovrintendenza di Napoli e Pompei fosse difficile e come il tentativo da parte del Pd e del partito di Di Pietro di addossare al sottoscritto ogni responsabilità sia immotivato e politicamente disonesto».
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