Seul mostra ancora i muscoli.
Pyongyang: pronti alla guerra
Il presidente sudcoreano Lee Myung-bak promette «un contrattacco spietato» se la Corea del Nord lancerà nuove provocazioni. Da Pyongyang, il ministro delle forze armate Kim Yong-chun risponde che il Nord è pronto alla «guerra santa» e a usare il suo «deterrente nucleare», suscitando lo spettro di una apocalisse atomica nella Penisola coreana.
Il governatore del New Mexico Bill Richardson, reduce da un missione in Corea del Nord per cercare di placare la tensione, ha affermato oggi di avere delle «speranze» ma ha ammonito che la penisola rimane «una polveriera». Ad innescare il nuovo scambio di minacce sono state le massicce manovre militari condotte oggi dalle Forze Armate del Sud a pochi chilometri dalla frontiera tra i due Paesi che, a dispetto del nome di «zona smilitarizzata», è una delle aree più militarizzate del mondo, dove i due eserciti si fronteggiano dai loro bunker blindati.
Indossando una tuta mimetica militare, Lee si è recato oggi in visita ai soldati che presidiano la frontiera, poco lontano dalla collina di Pocheon, dove 800 uomini delle forze corazzate, dell’ artiglieria e dell’ aviazione di Seul hanno dato vita alle manovre «con munizioni vive» più impegnative degli ultimi anni. Il presidente ha detto di aver erroneamente creduto, in passato, che «la pazienza» verso i vicini del Nord avrebbe portato alla pace. «Non è così», ha sottolineato, aggiungendo che l’ esercito deve essere pronto alle prossime «provocazioni» di Pyongyang, che ha dato per scontate. Dopo qualche giorno di relativa calma, la Corea del Nord è tornata oggi a rispolverare i toni minacciosi, tirando in ballo il proprio «deterrente nucleare», la decina di bombe atomiche al plutonio che si ritiene siano in possesso di Pyongyang.
Lee è stato costretto a indurire le posizione dopo che l’opinione pubblica sudcoreana si è radicalizzata in seguito all’attacco nordcoreano del 23 novembre contro l’isola di Pyeonyeong che ha causato la morte di due militari e due civili. L’attacco è arrivato dopo che Pyongyang aveva rivelato di avere in funzione un moderno laboratorio per la produzione di uranio arricchito. Prima ancora, in marzo, in Corea del Sud aveva suscitato forti emozioni l’affondamento della nave Cheonan, nel quale hanno perso la vita 46 marinai. L’affondamento è stato attribuito da Seul alla Corea del Nord, che ha negato ogni responsabilità. I nordcoreani hanno promesso a Richardson che accetteranno il ritorno nel Paese degli ispettori dell’ Agenzia Internazionale per l’energia atomica (Aiea) e, sostenuti dalla Cina e dalla Russia, hanno dichiarato di essere anche disponibili a tornare al tavolo delle trattative.
La situazione diplomatica rimane però bloccata perchè Seul e i suoi alleati americani e giapponesi chiedono garanzie sull’impegno di Pyongyang per il disarmo nucleare.
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