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2 dic 2010

Berlusconi come Mattei o come Schroeder?


Silvio Berlusconi come Enrico Mattei, che attraverso un'abilissima tela di relazioni medio orientali riusci a intaccare il dominio sui mercati energetici delle 'sette sorelle'?

O Berlusconi come Gerhard Schröder, l'ex premier tedesco che una volta perso il posto da cancelliere è entrato in affari, guarda caso, con i russi per il gas?

L'interrogativo nasce spontaneo dopo la lettura degli ultimi documenti pubblicati da Wikileaks, il sito web di Julian Assange. In particolare, un carteggio tra il Dipartimento di stato e  l'allora ambasciatore Usa in Italia Ronald Spogli. Sotto la lente ancora i rapporti tra Italia e Russia. Soprattutto i legami d'affari Eni-Gazprom.

I sospetti georgiani
"L'ambasciatore della Georgia a Roma - scrive Spogli - ci ha riferito che il suo governo ritiene che Putin abbia promesso a Berlusconi una percentuale su ogni pipeline sviluppata da Gazprom in coordinamento con l'Eni".

Nel gennaio del 2009, si legge in uno dei documenti diffusi da Wikileaks e pubblicati dal Corriere, l'allora ambasciatore americano Spogli è "severo nei giudizi e sottolinea come il presidente del Consiglio italiano apprezzi 'lo stile macho e autoritario' del leader russo".

Berlusconi: curo solo gli interessi dell'Italia
"Gli Stati uniti hanno chiarissimo che non ho assolutamente nessun interesse con nessun altro paese, che non ci sono assolutamente interessi personali ma che io curo soltanto l'interesse degli italiani e del mio paese", replica oggi Silvio Berlusconi a margine del vertice Osce.

Percentuali a Berlusconi per il gas
Ma vediamo più da vicino cosa si strova nei files di Wikileaks.
''Esponenti della maggioranza di centrodestra e dell'opposizione del Pd credono che Berlusconi e i suoi amici stiano approfittando personalmente e in modo generoso dei tanti accordi intercorsi tra L'Italia e la Russia. L'ambasciatore georgiano a Roma ci ha detto che il suo governo crede che Putin abbia promesso a Berlusconi una percentuale dei profitti che vengono da ogni gasdotto costruito da Gazprom, in collaborazione con l'Eni", si legge in un documento classificato "segreto", dal titolo "Relazioni tra Italia e Russia: il punto di vista di Roma", datato 26 gennaio 2009, redatto dall'ambasciatore americano dell'epoca, Ronald Spogli.

Berlusconi sempre piu' megafono di Putin
A preoccupare Washington è la saldatura Roma-Mosca sul terreno diplomatico e economico: "Abbiamo un Primo Ministro (Silvio Berlusconi), che appare sempre di piu' essere il megafono, il portavoce, di Putin", scrive allarmato Ronald Spogli, il 26 gennaio 2009.


L'offensiva di Spogli
Nel suo rapporto, Spogli scrive che l'ambasciata americana a Roma mise in campo un "robusto sforzo diplomatico" nei confronti di figure chiave interne e esterne al governo italiano, per raggiungere due obbiettivi: il primo era illustrare in modo approfondito le attività russe e gli interessi americani; l'altro era bilanciare, soprattutto nel partito di Berlusconi, la visione della Russia, incentivando i dissensi nei confronti di Mosca. "Soprattutto all'inizio dell'estate - scrive l'ex ambasciatore - con il ritorno al governo di Berlusconi e la crisi georgiana, abbiamo contattato in modo aggressivo i leader del governo italiano a ogni livello".

La Russia non è quella di Berlusconi
Spogli descrive di pressioni sul piano politico, economico e perfino sulla stampa "pur di fornire una visione alternativa all'insistenza con cui Berlusconi parlava della Russia come un paese democratico e stabile, che è stato provocato dall'Occidente". E questi sforzi "sembra che abbiano sortito effetto".

I dubbi degli uomini vicini al premier
"L'opposizione ha cominciato ad attaccare Berlusconi, raffigurandolo come qualcuno che ha scelto di appoggiare la parte sbagliata. Anche qualcuno del Pdl ha cominciato ad avvicinarci privatamente per dirci che preferirebbe avere un dialogo maggiore con noi che con la Russia. E ci hanno anche detto di essere interessati a sfidare lo stordimento di Berlusconi rispetto a Putin. Ma mentre noi, purtroppo, ci rendevamo conto di avere molta strada da fare per far cambiare questa visione - conclude Spogli - ci venne in aiuto proprio il primo ministro Berlusconi, che appare sempre di piu' il megafono di Putin".

L'amico Putin
"Berlusconi considera Putin un amico personale e continua ad avere con lui piu' contatti che con qualsiasi altro leader mondiale. Durante la crisi della Georgia i due si parlarono ogni giorno". E' quanto si legge nel documento americano scritto dall'allora ambasciatore Usa in Italia, Ronald Spogli. "La basi di questa amicizia sono difficili da determinare. Berlusconi ammira lo stile macho, deciso ed autoritario di governo di Putin, che per Berlusconi e' simile al suo stile. Putin ha dedicato molta energia nel conquistare la fiducia di Berlusconi", si legge nel documento pubblicato oggi dal New York Times. Spogli afferma di aver saputo che durante i frequenti incontri tra i due "vengono scambiati regali costosi".

La posta in gioco
"La visione dell'Eni sulla situazione energetica europea era in modo preoccupante simile a quella di Gazprom e del Cremlino", afferma l'ex ambasciatore americano a Roma Ronald Spogli. "La visione dell'Eni sulla situazione energetica europea era in modo preoccupante simile a quella di Gazprom e del Cremlino e in alcuni casi allacciata con una retorica che platealmente ricorda l'era Sovietica: secondo l'Eni, la vera minaccia per la sicurezza energetica europea non è la Russia ma l'Ucraina. E la soluzione, secondo l'Eni, è quella di fare" affidamento su più connessioni più dirette con i giacimenti di gas russo e la necessità di gasdotti che non transitino per l'Ucraina". Un bel problema per Washington, che appoggia la rinascita dell'Ucraina come stato indipendente alle porte della Russia e che non fa salti di gioia alla prospettiva che Eni possa costruire un solido business internazionale con Gazprom.

Berlusconi e Putin

Perché Scaroni piace ai russi
Gazprom, protagonista dei faraonici progetti delle pipeline che attraverserebbero l'Europa orientale per portare in Occidente il ags russo, è interessata alla partnership con Eni perché Saipem in materia di gasdotti ha un Knowhow riconosciuto a livello internazionale. 

La mappa dei tubi
Il progetto South Stream prevede un percorso di circa 900 km con partenza da Beregovaya (Russia, Mar Nero) e arrivo in Italia passando da Grecia e Albania o da Romania Ungheria e Austria con arrivo a Tarvisio.

Poi c'è il Nord Stream per portare il gas russo nell'Europa del Nord, che si aggiunge al Blue Stream già funzionante e ad raddoppio della pipeline Yamal-Europe. 

Questo reticolato di tubi consegna a Mosca più rubinetti del gas europeo scavalcando gli ex alleati dell'Ucraina, che infatti scatenano a più riprese la 'guerra del gas'. 

Frattini: quello che conta è quanto detto da Hillary Clinton
Quello che conta sono le dichiarazioni pubbliche del segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, che ieri ha fatto, sia per quanto riguarda l'importanza del lavoro italiano per riportare la Russia verso la Nato, sia per l'effetto di stabilizzazione che l'Italia ha giocato a favore della situazione geOrgiana durante la grande crisi dell'agosto del 2008". Cosi' il ministro degli Esteri, Franco Frattini, sulle ultime rivelazioni di Wikileaks sui rapporti tra Italia e Russia. "Non commentando ancora una volta queste notizie uscite da Wikileaks - ha sottolineato il ministro - dico semplicemente grazie all'America per aver riconosciuto i meriti dell'Italia".


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