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4 dic 2010

Berlusconi: andiamo avanti, irresponsabile aprire crisi Terzo polo vuole un governo con la sinistra

NAPOLI - Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, si dice "deciso ad andare avanti" e si dice anche "convinto di avere la maggioranza il 14 dicembre". "E' irresponsabile aprire una crisi di governo - ha detto in collegamento telefonico ad un convegno del Pid a Napoli - siamo convinti di avere con noi la maggioranza degli italiani, quegli italiani che vogliono restare liberi".
"La volontà del terzo polo è oggi quella di provare a fare un governo con la sinistra per accontentare le ambizioni personali dei leader delle tre piccole formazioni politiche che lo compongono". Lo ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in collegamento telefonico con un convegno del Pid in corso a Napoli. "Il terzo polo ha l'ambizione di cercare di cambiare la legge elettorale per innalzare al 45% il tetto di consensi che si deve avere per far scattare il premio di maggioranza - ha aggiunto - quindi l'intenzione è chiarissima, è quella di non far scattare il premio di maggioranza e di consegnare al cosiddetto terzo polo la situazione di essere arbitro e di decidere di allearsi o con il centrodestra o con la sinistra per rendere possibile la formazione di un Governo".

VERDINI, IL COLLE E IL 'ME NE FREGO',SCOPPIA BUFERA
di Giuliana Palieri
"Le prerogative del Colle che potrebbe mandare a casa chi ha vinto le elezioni? Ce ne freghiamo politicamente", perché "anche i partiti hanno le loro prerogative". Apriti cielo. Le parole pronunciate in serata da Denis Verdini hanno generato una violenta bufera politica con il coordinatore preso d'assalto dalle opposizioni nel silenzio imbarazzato del suo partito. E non è bastata la puntualizzazione di Verdini che ha spiegato come il suo fosse un 'me ne frego politico', perché le minoranze hanno continuato a martellarlo sostenendo che la pezza era peggio del buco. Il fatto è che la sortita del coordinatore è stata rilanciata dalle agenzie poco dopo una nota del Quirinale che rimetteva in riga quanti tentano di oscurare le prerogative del Colle. E' parso quindi quasi un botta e risposta negato invece da Verdini che ha escluso categoricamente qualsiasi volontà di mancare di rispetto a Napolitano. E anche l'ufficio stampa del Pdl si è precipitato a spiegare che le affermazioni del coordinatore non erano affatto una replica alla nota del Colle, oltretutto fatte prima dell'intervento del Quirinale. Ma la frittata era fatta. E così è partita, e non si è mai arrestata, la contraerea delle opposizioni capitanata dal partito di Fini che ha messo in campo l'artiglieria pesante: Verdini "volgare, irrispettoso, privo di senso delle istituzioni, disprezza le regole", e avanti con toni sempre più forti ('metodo Boffo contro Napolitanò, ha tuonato Carmelo Briguglio) e con la richiesta di scuse per il capo dello Stato. La dichiarazione di Verdini - ha attaccato Italo Bocchino - "conferma l'assoluto disprezzo del Pdl per ogni regola, ed è ancor più grave perché è relativa alle prerogative che la Costituzione attribuisce al Presidente della Repubblica". Pollice verso anche da Farefuturo che in un editoriale al vetriolo parla di "ennesimo segnale di una deriva che va fermata. Una deriva arrogante e strafottente, che non ha il minimo rispetto dei pesi e contrappesi che sono alla base del nostro sistema politico e istituzionale". Anche il Pd è andato giù duro. "Le parole di Verdini - ha detto il segretario Pier Luigi Bersani - sono vergognose e di una gravità inaudita. La smentita è peggio delle affermazioni precedenti. La squadra di Berlusconi sta perdendo la testa. L'Italia deve uscire al più presto da questa situazione". "Volgare e intollerabile" il coordinatore del Pdl anche per Dario Franceschini secondo cui quelli del Popolo della libertà"hanno capito che la sfiducia è inesorabile e iniziano ad attaccate a testa bassa. Ma la democrazia italiana - ha ammonito - è più forte della loro arroganza". "Le parole di Denis Verdini non sono eversive o pericolose, sono squallide", si è inserito il partito di Di Pietro che con il capogruppo alla Camera Massimo Donadi gli ha mandato a dire: "Al posto di minacciare Napolitano con un linguaggio fascista, racconti ai magistrati tutto quello che sa sulle cricche che hanno predato il Paese in questi anni. Si vergogni e faccia ammenda, si scusi con il Quirinale e con il Parlamento".

TERZO POLO, NO BUFALE. CASINI,PREMIER HA GIA'PERSO
di Serenella Mattera.
Era attesa per il 9 dicembre. E invece la mozione di sfiducia al governo Berlusconi targata 'Terzo Polo' e' stata presentata oggi alla Camera. Il segnale e' dato: non solo l'iniziativa si concretizza in quel giudizio di ''inadeguatezza'' affibbiato all'esecutivo, ma anche nelle 85 firme dei deputati Fli Udc Api Mpa e Lib-Dem in calce al documento. ''Non e' una bufala'', esulta Italo Bocchino, in risposta al premier. ''E' la realta' dei numeri'', sostiene il capogruppo Fli, perche' se si sommano gli 85 terzopolisti ai parlamentari dell'opposizione, e' ''evidente che ci sono 317 voti per chiudere questa esperienza di governo''. Ma dal Pdl replica stizzito Fabrizio Cicchitto: ''Il 14 dicembre possono trovarsi di fronte a una sorpresa''. Ad ogni modo, all'indomani del vertice con Gianfranco Fini che ha aperto la strada alla mozione di sfiducia, Pier Ferdinando Casini tiene il punto dell'iniziativa congiunta con Rutelli, Lombardo e i Lib-Dem. Le ''dimissioni'' e il via libera a un ''governo di responsabilita' nazionale'', restano le richieste a Berlusconi. Il Cavaliere, dice Casini, prenda atto che ''ha gia' perso, perche' se lui prendesse la fiducia anche per un voto in piu', tutti sanno che non riuscirebbe a governare''. Invece, se il premier ''e' disposto a parlare con l'area moderata'', avverte Bocchino, ''lo spazio per trovare una soluzione e' enorme''. Ma ''dipende tutto da Berlusconi''. ''Lo indichi Berlusconi chi vuole come presidente del Consiglio'', invita Casini, battendo sul tasto del governo di responsabilita'. La soluzione Gianni Letta? ''Andrebbe non bene, benissimo'', dice chiaro e tondo il leader centrista. Ad ogni modo, una volta che sara' votata l'eventuale sfiducia al governo, ''devono essere i parlamentari del Pdl e della Lega che dicono di no'' all'esecutivo auspicato dai terzopolisti, ''ma se dicono di no - avverte Casini - poi nessuno ha il diritto di veto''. Intanto sul fronte dei numeri si ostenta grande ottimismo. ''Saremo come Davide con Golia'', dice il finiano Nino Lo Presti. E non solo Bocchino continua a far di conto, proclamando come gia' raggiunta la quota di 317 voti per la sfiducia. Ma anche il capogruppo del Pd, Dario Franceschini, manda un chiaro messaggio al premier: terzopolisti e centrosinistra marciano compatti sul no a questo governo. ''La mozione di sfiducia di Fli, Udc, Api, Mpa e Lib dem e' stata depositata con 85 firme. La nostra con 225 (Pd e Idv e Giulietti del gruppo misto). La somma fa 310 cui vanno aggiunti i 6 deputati radicali e il deputato eletto in Val d'Aosta Nicco, che hanno sempre votato contro la fiducia al governo Berlusconi''. Di piu', ai 317, avverte Franceschini, ''qualcun altro si aggiungera' nei prossimi giorni''. Dall'altro lato, pero', il Pdl risponde a muso duro. Il capogruppo Fabrizio Cicchitto stigmatizza quello che definisce ''un autentico ribaltone''. E archivia ogni possibilita' di governo tecnico senza Pdl e Lega, cosi': ''Non ci sono i presupposti politici'', perche' ''il terzo polo dovrebbe fare un'alleanza di ferro con la sinistra''. E anche sui numeri ''i terzopolisti il 14 dicembre possono trovarsi di fronte ad una sorpresa''. Intanto la Camera da oggi sospende i lavori, fino al 14. Una scelta che il segretario del Pd Pier Luigi Bersani e il capogruppo Franceschini in una lettera ai loro parlamentari tornano a criticare duramente: ''e' molto grave e assolutamente indicativa di come questa maggioranza di destra consideri il ruolo del Parlamento''.
VERDINI, COLLE HA PREROGATIVE? CE NE FREGHIAMO - ''Noi sappiamo che'' il Capo dello Stato ha le sue prerogative ''ma ce ne freghiamo, cioe' politicamente riteniamo che non possa accadere questo. Anche i partiti hanno le loro prerogative''. Lo ha detto il coordinatore del Pdl Denis Verdini riferendosi all'ipotesi che, in caso di caduta del Governo, ''il Capo dello Stato, nelle sue prerogative, possa pensare che per risolvere i problemi di questo Paese si mandi a casa chi ha vinto le elezioni, Berlusconi e Bossi, e si mandi al Governo chi le ha perse, Casini e Bersani''.
dell'inviato Federico Garimberti
SOCI (RUSSIA) - Solitamente restio a parlare di vicende italiane all'estero, stavolta e' stato Silvio Berlusconi a chiedere al ''collega'' Dmitri Medvedev di concedergli qualche minuto durante la bilaterale italo-russa di Soci per parlare con i giornalisti italiani. Segno che il presidente del Consiglio non ha intenzione di tenersi ancora i tanti sassolini che si ritrova nelle scarpe: a cominciare dalle illazioni su presunti dissapori con Gianni Letta a seguito delle rivelazioni di Wikileaks. Ma e' soprattutto contro il 'terzo polo' che il Cavaliere concentra i sui colpi: bollando come una ''bufala'' l'ipotesi di maggioranze alternative a Montecitorio e definendo ''piccoli imprenditori di piccoli partitini'' gli altri protagonisti della politica. Un attacco veemente che conferma come, almeno nei toni, il premier si senta gia' in campagna elettorale. Poco prima, a fianco del presidente russo, aveva ribadito che dietro il suo rapporto con la Russia ''non c'e' alcun interesse personale'' e che ai giudizi di alcuni diplomatici Usa, pur se ''fastidiosi'', non deve essere data troppa importanza. Anche quando resta 'solo' con la stampa italiana per una ''dichiarazione'' senza domande, appare rilassato ma molto determinato. ''Il gossip di questi giorni rende inevitabili alcune mie considerazioni'', premette Berlusconi, preannunciando che la prima sara' appunto sul sottosegretario alla presidenza del Consiglio. ''La persona piu' limpida e leale che si possa immaginare'', sottolinea. ''Scrivere di un comportamento ambiguo o sleale nei miei confronti e' calunniare'', aggiunge sgombrando il campo dalle illazioni: ''Per lui provo affetto, amicizia, stima e riconoscenza piu' totale''. Stesse parole che il premier usa per descrivere il suo rapporto con Gianpiero Cantoni, l'altra 'gola profonda' dell'ex ambasciatore Usa secondo i cable di Wikileaks: ''Lo conosco da mezzo secolo e anche lui ha amicizia e mia stima''. Ma per gossip il premier non intende solo i file di Julian Assange: ''Qualcuno ha affermato che ci sarebbe una maggioranza di 317 deputati contro il governo: si tratta di una bufala'', attacca il Cavaliere che lancia il suo guanto di sfida a Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini: ''Do appuntamento a tutti per il 14 dicembre''. Si arriva cosi' al suo vero bersaglio: quel ''terzo polo esile nei numeri, ma certamente smisurato nelle ambizioni''. Il programma di Udc, Fli e Api - rimarca - e' chiaro: cambiare la legge elettorale, eliminare il premio di maggioranza e diventare cosi' ''arbitri'' della situazione, pronti ad allearsi ''con la sinistra'' per far ripiombare l'Italia in quel passato in cui gli elettori non sceglievano ne' l'alleanza di governo ne' il premier. Un esito, sottolinea, che ''nessuno delle persone di buon senso e degli italiani che hanno a cuore gli interessi del Paese'' puo' auspicare. Cosi' come gli italiani non vogliono ''un cambiamento di governo''. Anche perche', ammonisce, ''stiamo uscendo da una crisi che esiste ancora'' e la tripla 'A' assegnata dalle agenzie di rating internazionali potra' essere confermata solo se ci sara' ''stabilita''' politica. Insomma, per lui e' da ''irresponsabili volere una crisi''. Berlusconi torna poi sui report dell'ambasciata statunitense: ''Secondo il gossip circolato sui giornali avrei problemi di salute e sarei in depressione''. Per smentire tale tesi snocciola l'agenda degli ultimi giorni: Tripoli, Astana e infine Soci. Un tour de force che si concludera' a Napoli dove il premier e' convinto che la questione dei rifiuti possa essere ''risolta concretamente''. Insomma, aggiunge, ''sono assolutamente determinato a continuare nell'interesse del Paese''. Poi, con quello che lui stesso definisce un ''colpo eccessivo di sovrastima'', lancia l'ultimo affondo al terzo polo: ''In questo momento non vedo nessuno fra i protagonisti della politica, piccoli imprenditori di piccoli partitini politici, che possa lavorare per il bene del Paese e rappresentarlo negli incontri internazionali come faccio io''.

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