Metti mi piace

14 dic 2010

Appesi a 3 voti, si rischia il pareggio

In questo caso il governo supererebbe l'ostacolo.

Scilipoti, Calearo e Guzzanti aghi della bilancia


ROMA
Indecisi fino all'ultimo istante. Un po' per calcolo, un po' per sentimento, il Parlamento è appeso agli umori di un pugno di deputati. Di colpo, i vari Scilipoti, Calearo e Guzzanti sono divenuti l'ago della bilancia politica. A essi va aggiunto il mal di pancia delle «colombe» del Fli, il gruppetto guidato da Silvano Moffa. C'è apertissimo il caso di Maria Grazia Siliquini che fino all'ultimo sta soppesando il da farsi. E l'indecisione è tale che davvero nessuno sa più come andrà a finire. I pallottolieri sono impazziti a destra come a sinistra, nelle stanze del governo come in quelle dei giornali. Secondo gli ultimissimi calcoli, il voto di oggi a Montecitorio potrebbe finire 313 pari, ma c'è da considerare che un paio di deputate in dolce attesa potrebbero proprio non farcela. E se verranno a mancare i voti contrari di Giulia Bongiorno e Giulia Cosenza, entrambe del Fli, ecco che la conta potrebbe sorridere per un paio di voti al governo. 

Le questioni politiche, innanzitutto. Il neonato Movimento per la responsabilità nazionale del trio Cesario-Scilipoti-Calearo si è riunito nella notte per decidere in extremis una linea comune. Che fossero orientati a favore del governo, però, Calearo non lo nascondeva più: «Io voterò solo alla seconda chiamata - racconta - perché sarei stato più orientato ad astenermi, ma se il mio voto fosse determinante per la sopravvivenza del governo allora non mi tirerò indietro». Già, in fondo che razza di «responsabilità nazionale» sarebbe, quella di Calearo e Scilipoti, se con il loro voto poi facessero cadere una legislatura? Diverso l'atteggiamento di Paolo Guzzanti, che dice a tutti di avere deciso, ma non rivela come. «Non l'ho detto a Fini né a Berlusconi, lo dico ai giornalisti?», dice beffardo. 

Che ce l'abbia a morte con Berlusconi e con il Pdl, però, è noto. Così come è esplicito il suo «comune sentire» con il repubblicano Giorgio La Malfa, che è un altro antiberlusconiano convinto. Insieme sono andati a trovare Fini nel suo studio, insieme si aggiravano per il Palazzo ieri. Diverso il caso delle signore con gravidanza a rischio. Sono in tre: la democrat Federica Mogherini, che però salvo imprevisti dell'ultima ora ci sarà («La gravidanza di Federica è a scadenza») e le futuriste Bongiorno e Cosenza. Mogherini ha lanciato un appello alle donne dell'altra sponda: «Anche nel calcio quando c'è un giocatore a terra l'altra squadra tira la palla fuori. Se una donna di uno schieramento è in sala parto, una dell'altro gruppo si tenga fuori». 

C'è anche un precedente: nel 1997 Maurizio Pieroni, dei Verdi, non partecipò a una seduta della Bicamerale per permettere proprio a Berlusconi di essere allo stadio di Milano dove si festeggiava l'addio al calcio di Franco Baresi, una colonna del Milan. E' però già arrivata la risposta negativa di Barbara Saltamartini, Pdl: «Faccio i migliori auguri alla Mogherini in questo momento importante, ma il regolamento vuole che io voti». Infine le questioni giudiziarie. Antonio Di Pietro si è ripresentato ieri alla procura di Roma con un secondo esposto, e un terzo ne annuncia per i prossimi giorni. «In un Paese democratico il solo fatto che il presidente del Consiglio in carica si metta a comprare il voto di esponenti del Parlamento dovrebbe costituire attentato alla Costituzione». Nel suo esposto ha presentato una serie di fatti e atti parlamentari che secondo lui sono «prove» della compravendita in atto.

Conferma che si tratta di una denuncia nominativa, il che significa che la procura è tenuta in tempi brevi a iscrivere i nomi delle persone citate al registro degli indagati. Chi abbia materialmente denunciato, non si sa. Ma la sua insistenza sul «grande corruttore» la dice lunga: Di Pietro ha indicato Berlusconi come mandante della manovra e perciò è sul Cavaliere che s'incentra l'esposto. Nel dossier ci sono però molti altri nomi: quelli che sono passati dall'altra parte come Scilipoti, Razzi, Cesario e Calearo: ma anche altri che sono stati semplicemente contattati, come i suoi deputati Monai e Zazzera; più i nomi di chi li avrebbe avvicinati con profferte. 
«In ogni caso - dice Di Pietro - la mia iniziativa giudiziaria un risultato l'ha raggiunto: s'è fermata l'emorragia, pochi qui dentro hanno voglia di passare le feste con la Guardia di finanza alla porta».

Nessun commento: