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29 nov 2010

Wikileaks, re saudita esortò Usa ad attaccare Iran


WASHINGTON (Reuters) - Il re dell'Arabia Saudita Abdullah ha ripetutamente chiesto agli Stati Uniti di attaccare il programma nucleare iraniano, mentre la Cina ha organizzato attacchi informatici contro gli Usa. E' quanto è emerso dalle migliaia di documenti riservati americani diffusi ieri, che contengono rivelazioni imbarazzanti per la diplomazia statunitense.

I documenti, più di 250.000, sono stati consegnati dal sito Wikileaks a cinque quotidiani e offrono visioni critiche, da parte di diplomatici Usa, dei leader stranieri, ma anche informazioni riservate su terrorismo e proliferazione nucleare, stando a quanto riporta il New York Times.

La Casa Bianca ha condannato la diffusione da parte di Wikileaks, sottolineando come tali rivelazioni possano danneggiare gli informatori statunitensi all'estero.

Wikileaks, invece, ha fatto sapere che il suo sito è stato oggetto di alcuni attacchi informatici e che nessuno dei documenti in questione è stato visibile sul sito nella giornata di ieri, sebbene alcuni file siano stati diffusi da alcuni giornali.

Tra le rivelazioni comparse sul britannico Guardian, che rientra tra i giornali che hanno ricevuto alcune anticipazioni insieme al francese le Monde, al tedesco Der Spiegel e allo spagnolo El Pais, si fa riferimento alle "continue richieste" del Re Abdullah affinché "gli Stati Uniti attaccassero l'Iran e ponessero fine al suo programma nucleare".

"Tagliate la testa del serpente", ha detto il re, secondo quanto riferito dall'ambasciatore saudita a Washington, Adel al-Jubeir, durante un meeting con il generale statunitense David Petraeus nell'aprile del 2008.

Tra i documenti riservati diffusi, la maggior parte dei quali risale al 2007 o a periodi più recenti, ci sono anche quelli in cui gli Stati Uniti fanno riferimento alle direttive del Politburo cinese, che avrebbe ordinato gli attacchi ai sistemi dei computer di Google, parte di una campagna di sabotaggio di più ampia portata condotta dal governo cinese, da esperti di sicurezza privata e da hacker, riporta il Times.

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