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26 nov 2010

Party aziendali in tempo di crisi. Chi fa festa (ed esagera) e chi la rimanda (ancora). E voi?

I sacrifici chiesti alla popolazione dopo i pesanti tagli al bilancio del governo inglesehanno avuto come primo effetto la cancellazione del tradizionale party di Natale previsto per il 13 dicembre a Buckingham Palace. La regina Elisabetta per la prima volta ha rinunciato al ricevimento al quale dovevano partecipare i 1200 dipendenti dei palazzi reali, risparmiando in questo modo i 57 mila euro stanziati per la festa.

Ma «the Queen» non sarà l'unica ad abolire i "Christmas parties". Un' indagine pubblicata dal Daily Telegraph rivela che solo il 4% delle piccole e medie imprese non intende rinunciare all'appuntamento mentre quattro grandi aziende su dieci hanno deciso di rimandare a tempi migliori la festa di fine anno.Segnali contrastanti invece arrivano dagli Stati Uniti dove le piccole realtà economiche puntano al risparmio, offrendo allo staff festicciole in tono minore, con un budget risicato all'osso - addio all'open bar, birra al posto dello champagne e mini-menù- mentre i signori di Wall Street sono pronti a scatenarsi in party esagerati. Alcuni esempi, raccontati dal New York Times, lo dimostrano. Josh Koplewicz, analista di Goldman Sachs, ha invitato ad Halloween 1000 persone in un club di Manhattan, offrendo free wodka e allietandole con la performance esclusiva della star dell'hip-hop Lil 'Kim.

Un altro manager, Brian Brille, capo della Bank of America Asia e Pacific per i suoi cinquant'anni ha organizzato a Hong Kong una mega festa in stile Playboy attorniato dalle rituali conigliette. I proprietari dei migliori ristoranti di New York, le agenzie immobiliari di lusso e le cliniche estetiche confermano il trend pre-crisi con un tutto esaurito. Un centinaio di cabrio Chevrolet Camaro, da 75.000 dollari, proposte sul sito del lusso Neiman Marcus sono andate vendute in pochi minuti. Gekko e fratellisono dunque tornati, non solo al cinema, e hanno voglia di spendere al meglio il bonus di fine anno che, per alcuni, sarà superiore del 15% a quello del 2009.

In Italia è stata invece molto contestata l'iniziativa presa da un noto gruppo editoriale che ha deciso di confiscare i regali a giornalisti e manager per ridistribuirli più equamente tra tutti i dipendenti in occasione della "Festa degli Auguri".

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