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22 nov 2010

«Mai solo», con Saviano in 93mila Lo scrittore: «Grazie a tutti»

Il Giornale fa partire una campagna contro l'autore di Gomorra "che dà del mafioso al Nord". Noi non ci stiamo. Difendiamo tutti insieme lo scrittore. Dopo le critiche del ministro Maroni, puntuale è partito il battage di Vittorio Feltri contro "il predicatore star", ovvero un uomo che vive sotto scorta ed è stato condAnnato a morte dalla camorra. Non lasciamolo solo.
FIRMA ANCHE TU: io sto con Saviano. Superate le 93mila firme.


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Saviano ai lettori de l'Unità: grazie a tutti

«Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere». È una frase bellissima e tragica di un uomo bellissimo e tragico di questo Paese, Giovanni Falcone. Il magistrato si sentì solo, e morì. È un ricordo importante, enorme, ma di questo si parla: coraggio e isolamento. Roberto Saviano è una persona sola, costretta alla solitudine dalla passione per il proprio lavoro, e dalla bravura nel farlo: questo è il paradosso che accomuna un bravo magistrato e un bravo scrittore. La tragedia incombe quando c’è un salto di qualità in questa condizione, e non dipende dai protagonisti, ma dagli altri: quando la solitudine diventa isolamento.

Ci è venuto in mente leggendo il Giornale di ieri, edito dai Berlusconi. Una prima pagina vergognosa, inaccettabile: «Una firma contro Saviano». La prima firma di questa campagna è sotto il titolo, quella di Vittorio Feltri, appena sospeso per tre mesi dall’ordine dei giornalisti, al quale è iscritto da 43 anni: non potrebbe scrivere, e lo fa perché se ne infischia. Da quelle parti, le regole valgono solo per gli altri.

Martedì l’attacco a Saviano fu mosso dal ministro dell’Interno, il responsabile dell’ordine pubblico del Paese, e dunque anche dell’incolumità di uno scrittore condannato a morte dalla camorra, e per questo protetto da una scorta. Ieri la guerra aperta dal quotidiano di Berlusconi. Dopo il ministro, ecco il premier, con i suoi «killer», come li ebbe a definire il presidente della Camera, oggetto delle attenzioni del Giornale negli ultimi mesi. Il quotidiano fa di più: chiama a combattere il popolo del nord, sperando di gonfiare l’odio verso Saviano. Questo significa «isolare» le persone. Il potere al suo livello massimo identifica in lui un avversario, quando invece dovrebbe essere al suo fianco perché la legalità che rivendica Saviano (nei suoi libri, in televisione) è un pre-valore, un patrimonio comune.

Ecco queste firme: venticinquemila, iersera, una cosa bella. E cresceranno. Saviano ha i suoi lettori, dei suoi libri, del giornale dove scrive. E i telespettatori che lo seguono. E ha i lettori dell’Unità, che ringrazia con le parole che leggete qui a fianco. E noi ringraziamo lui, testimone presso il pubblico di ciò che i magistrati fanno quotidianamente: combattere il radicamento al nord delle mafie, con i capibastone della ‘ndrangheta più intraprendente degli altri. Ci sono inchieste che lo confermano, rapporti della Dia (l’antimafia) che inquietano e indicano negli appalti, nel prossimo Expo a Milano, negli affari più vari i nuovi appetiti espansivi dei criminali. Chi ha soldi da investire, va dove possono rendere: è perfino ovvio che nemmeno Maroni può negarlo: «Il rapporto sull’attività semestrale della Dia l’ho firmato io», ha detto ieri il ministro. Quel rapporto è la polpa delle parole di Saviano.

Non si possono usare questi argomenti per fare propaganda. Per contrapporre nord e sud, per rimarcare un territorio elettorale (commerciale, anche, nel caso del Giornale). Non si può macinare la vita di un uomo di trent’anni nel tritacarne della polemica a effetto. Ecco questo appello: «Giù le mani da Roberto Saviano», c’è scritto sul sito unita.it. Ecco le firme. Ci sono nomi conosciuti e gente comune: li elenchiamo, qua e là. C’è un pezzo d’Italia che capisce la differenza - drammatica - fra essere soli ed essere isolati.

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