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23 nov 2010

L'immondezza travolge il Popolo della Libertà Sulla pelle di Napoli


Frattini che strapazza gli uomini di Cosentino, La Russa che ammette che sì, «il problema Cosentino esiste». E poi Maurizio Lupi, e persino il fedelissimo Bondi che si spinge fino ad auspicare il «dibattito democratico» nel Pdl. Cose da matti.

SLAVINA NEL PDL
La slavina Carfagna sta producendo effetti inattesi nella caserma delle libertà. E non si può certo dire che si tratti di traditori, come si diceva ai tempi dei rilievi dei finiani, prima del clamoroso divorzio. Il problema è che quasi nessuno si aspettava che l’ex soubrette osasse mettere il naso negli affari da uomini, addirittura nella gestione dei termovalorizzatori, che Berlusconi, dopo le promesse e i lustrini dell’era Bertolaso, voleva affidare agli uomini di Cosentino, i due presidenti delle Province di Napoli e Salerno, Cesaro e Cirielli. Cosentino, l’ex potente sottosegretario all’Economia accusato di rapporti coi Casalesi che, dopo lo scandalo P3, era stato sacrificato sull’altare di una temibile mozione di sfiducia che i finiani avrebbero potuto votare. Ma che sulla gestione dei rifiuti ha fissato la sua linea Maginot. E invece no. La Carfagna, ex pupilla del Cavaliere, ha lanciato quello che Frattini ha chiamato «grido di dolore», e si è messa di traverso. Stupendo persino il mite governatore Caldoro, che pure sul tema rifiuti è d’accordo con lei. «Adesso non sono più sola», sussurra la ministra, ancora incerta se ricucire o no.

IL DECRETO FANTASMA
E i rifiuti, che erano stati il fiore all’occhiello del Cavaliere tornato a palazzo Chigi, ora diventano il simbolo del suo tramonto. Della sua incapacità di scegliere tra Cosentino e la Carfagna. Tanto è vero che il decreto, varato giovedì scorso dal Consiglio dei ministri, è rimasto appeso. Le voci parlavano di una soluzione di compromesso, la gestione affidata a Caldoro sentiti gli enti locali. Ma subito dopo il premier si era affrettato a rassicurare Cosentino: restano confermati gli impegni già assunti dalle Province. Un rebus. Ieri il Quirinale ha fatto sapere ufficialmente di non averlo mai ricevuto, per la necessaria controfirma. «Decreto fantasma di un governo fantasma», lo definisce Rosy Bindi. «Credo proprio che non esista», le fa eco il sindaco di Napoli Jervolino. E Frattini non fa sconti: «La richiesta di rinnovamento in Campania deve trovare una risposta». Per poi aggiungere che «non è il momento di convocare l’assemblea degli eletti Pdl in Campania», che sicuramente rieleggerebbe Cosentino coordinatore: «Una questione di opportunità». E se poi fosse vero che parlamentari vicini a Cosentino avrebbero minacciato di non votare la Finanziaria se Berlusconi non avesse dato ragione a Nick O’ Mericano, «sarebbe gravissimo», dice Frattini. «Mara pone una questione importante nella costruzione del futuro del Pdl. Queste cose vanno discusse», rincara Maurizio Lupi. Sussurri che, nella caserma della libertà sembrano grida. Che dimostrano l’insostenibilità della situazione campana, anche agli occhi di parte dei berluscones. E così, mentre sullo “spazio azzurro” del sito Pdl spuntano commenti tipo «Fuori dal Pdl Cosentino e la sua banda», Cirielli spara sulla Carfagna: «Si trova lì grazie a Berlusconi, per gratitudine dovrebbe tacere». Nel Pd osservano la faida con soddisfazione. Prima della mossa della Carfagna, infatti, era stato Bersani, con un gesto inusuale, a precipitarsi a palazzo Chigi durante il Consiglio dei ministri, giovedì scorso, per scongiurare Maroni: «Non date i termovalorizzatori agli uomini di Cosentino». L’obiettivo era chiaro: evitare che Cesaro e Cirielli fossero nominati commissari “ad acta”. Sul fronte della destra scalpita la Mussolini, definita una «vajassa» (donna dei bassi napoletani) dalla Carfagna: «Se non si scusa non voto la fiducia». E Bocchino avverte: «In Parlamento sui rifiuti non faremo sconti».

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