Prima o poi tutti ci troviamo a lavorare con un capo cattivo, qualcuno che non sopportiamo, che ci tratta male, che rovina i nostri sogni e le nostre ambizioni. Quando capita, alcuni mollano, altri sopportano in silenzio e altri ancora affrontano la cosa mettendo il broncio, diventando ossessivi o vendicativi.
Il parere dell'esperto
Nel libro Working for you isn't working for me (Lavorare per te non è lavorare per me), le autrici Katherine Crowley and Kathi Elster esaminano le possibili situazioni da "capo cattivo" e offrono come soluzione un programma per aiutare a migliorare le cose.
Il piano
Il primo passo è analizzare. Capire chi è il tuo capo e dove sta il problema. Poi decidere se distaccarsi o de-personalizzare in modo da neutralizzare la sua personalità negativa e trovare il modo per lavorare al meglio.
Soltanto come extrema ratio, si può pensare di mollare.
Chi è il tuo capo?
Il capo ha più potere di te. Questo vuol dire anche che la sua personalità ha più spazio rispetto al tuo, e un gran numero di difetti possibili.
I più basilari sono mancanza di chiarezza nel comunicare, mancanza di focus, mancanza di comprensione che ci si aspetta dal sottoposto. Questi sono i problemi base, poi la situazione può essere più complessa. Ci sono alcuni tipi di capo che non hanno una personalità che rende facile il lavorarci insieme. Il capo che controlla ogni aspetto del tuo lavoro e ogni tua azione, quello severo di carattere, che ti aggredisce senza motivo, quello il capo che è incapace di stare fermo anche solo per un istante o che non ricorda nulla e infine quello assenteista, che non c'è mai.
Dobbiamo scappare?
Ci sono soltanto due casi in cui è meglio rinunciare a prescindere.
Uno. Se la relazione con il proprio superiore vi causa stress fisico: se vi è venuta l'ulcera o se avete un mal di testa cronico, per esempio.
Due. Se state lavorano per una personalità persecutrice che vi ha preso di mira e rende la vostra vita lavorativa inaccettabile.
Cosa dobbiamo fare?
Potete distaccarvi mettendo in atto delle strategie che vi allontanino emotivamente dal vostro deprimente superiore. Ricaricare le batterie andando a correre, facendo lavoretti all'aria aperta o portando a spasso il cane. Insomma qualcosa che vi liberi dell'energia negativa cosicché riusciate a vedere le cose più chiaramente. Inoltre potete de-personalizzare la faccenda comprendendo che il problema è il suo comportamento non il vostro. Questa persona ha detto di no a ogni idea ben prima che voi entraste in scena e continuerà a farlo anche dopo.
Una volta che avete fatto tutto ciò potete arrivare a trattare. Potete parlare con il vostro capo e cercare di capire se c'è un progetto in cui lui vi vede bene e in cui apprezzerebbe il vostro apporto, oppure potete guardarvi intorno e vedere se ci sono altri luoghi al di fuori del vostro lavoro in cui le vostre idee vengono apprezzate.
Da chi possiamo andare?
Lamentarsi, chiedere aiuto all'ufficio del personale è l'ultima possibilità. Prima, è meglio provare a sistemare la situazione.
Mentre cercate di aggiustare il vostro comportamento, continuate a documentare le specifiche interazioni tra voi e lui cosicché avrete esempi concreti quando vi troverete a fare un reclamo ufficiale.
L'ideale è darsi una scadenza: dopo almeno 30 giorni potete incominciare a osservare se ci sono miglioramenti. I migliori risultati ad ogni modo si ottengono in un periodo di 90 giorni circa.
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